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Pescara, reparti sovraffollati e polmoniti in aumento

In Pediatria picco di consulenze e ricoveri, personale richiamato dalle ferie. Il primario degli Infettivi: «In arrivo altri ceppi, vaccinarsi è importante»

PESCARA. È arrivato prima del previsto e ha fatto una strage. È il virus dell’influenza di tipo A che, a dispetto delle previsioni, è esploso almeno con un mese di anticipo trasformando queste festività ancora in corso, in un’ecatombe per centinaia di famiglie, con un milione di persone a letto in tutta Italia.

In città l’emergenza è confermata dai medici di base, dai numeri del pronto soccorso e dai ricoveri nei reparti di Pediatria e Infettivi dell’ospedale civile. Perché il virus è molto aggressivo, oltre che di veloce diffusione, resistente agli antipiretici e può presentare complicanze respiratorie che in diversi casi si stanno trasformando in polmoniti virali. E il picco, che si è avuto proprio a cavallo tra Natale e Capodanno, sta scemando a fatica.

«Abbiamo dovuto richiamare i medici in servizio», riferisce Giuliano Lombardi, primario di Pediatria che a fronte di 22 posti letto disponibili, in questi giorni ha avuto in reparto una media di 25-30 ricoveri. «Abbiamo dovuto chiedere la collaborazione anche di altri ospedali, così come abbiamo dato la nostra disponibilità a ricevere da fuori casi particolarmente severi».

Ma oltre ai ricoveri in reparto, c’è stato un boom di consulenze anche al pronto soccorso pediatrico dove è stato triplicato, da uno a tre, il numero dei medici per ogni turno e, in alcune giornate, è stato necessario spostarvi anche i medici del reparto. «Abbiamo avuto fino a 25 consulenze per turno», riprende Lombardi, «per casi di febbre alta che non scendeva e disturbi respiratori per cui, soprattutto per i lattanti, alla fine occorre comunque il ricovero, per monitorare i sintomi e individuare la terapia adeguata. Fermo restando», rimarca lo specialista, «che laddove è possibile, con il filtro dei medici di base, possono essere gestite a casa anche eventuali complicanze».

Cosa che è avvenuta e sta avvenendo, come testimonia la pediatra di base Rossana Di Florio: «Ho visto intere famiglie decimate da questa influenza perché, arrivata già a fine novembre e dunque in anticipo di almeno un mese rispetto agli altri anni, ha avuto tutto il tempo, anche in coincidenza con gli incontri, le riunioni e le cene prenatalizie, di espandersi e crescere fino al picco di queste vacanze. È stata una febbre violenta, con temperature alte e durata importante, con una scarsa risposta ai farmaci antipiretici e con qualche caso di broncopolmonite. Si tratta di un ceppo nuovo per cui le persone non avevano gli anticorpi di influenze pregresse. E una volta che il virus è entrato in ambito familiare li ha messi a letto tutti. Perché poi», spiega ancora la dottoressa, «pur trattandosi ci un’epidemia influenzale in forma classica, ha dato una risposta ai farmaci decisamente diversa rispetto agli altri anni. Per questo ho invitato i miei pazienti a non prendere farmaci inutilmente, ad aspettare veramente i picchi alti di febbre per intervenire e avere quel po’ di sollievo». Ma per il futuro prossimo la dottoressa è ottimista: «Il peggio dovrebbe essere passato e anche il rientro in classe dopo le vacanze dovrebbe essere nella norma considerando che i più si sono ammalati tra Natale e Capodanno».

Ma non c’è da fidarsi dei virus influenzali, come avverte il primario degli Infettivi, Giustino Parruti: «Dei quattro ceppi attesi quest’anno sta circolando solo quello dell’H3N2, il virus dell’influenza A, ma arriverà anche il ceppo dell’H1N1 e, tra marzo e aprile è atteso anche il virus di tipo B. Per cui», ammonisce il primario, «conviene vaccinarsi comunque, anche a chi crede di aver perso il treno, perché almeno si protegge da quello che deve ancora arrivare». E proprio sull’importanza dei vaccini antinfluenzali si sofferma il medico: «In reparto abbiamo avuto un piccolo aumento di ricoveri per complicanze pneumoniche, con un paio di casi di polmoniti virali che hanno colpito soggetti che non si erano vaccinati, a dimostrazione di quanto importante sia la prevenzione». Riguardo proprio alle polmoniti virali, che sembrano essere la conseguenza più importante di questa influenza, Parruti spiega che, a differenza di quelle batteriche, possono avere un decorso più lungo perché il virus gioca un ruolo diretto, più difficile da debellare. «Ma anche in questi casi», conclude Parruti, «non bisogna mai saltare il medico di base. La diagnosi di complicanza e di difficoltà respiratoria è una diagnosi clinica, e il filtro del medico di base, soprattutto per il primo trattamento, è quello più utile».

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