Pescara, scoperta falsa infermiera: scatta la denuncia dei Nas 

La donna è dipendente di una cooperativa convenzionata con il sistema sanitario. È accusata di aver esercitato abusivamente la professione senza il diploma  

PESCARA. Esercizio abusivo della professione di infermiera. Di questo deve rispondere la dipendente di una cooperativa convenzionata con il Servizio Sanitario Regionale, accusata di essersi occupata di assistenza infermieristica e cure domiciliari pur non avendo mai conseguito il diploma di laurea che abilita alla professione. La denuncia all’autorità giudiziaria nei suoi confronti è stata presentata dai carabinieri del Nucleo antisofisticazioni e sanità (Nas) dopo le segnalazioni arrivate dal collegio degli infermieri, l’Ipasvi, che nel giro di due mesi ha chiesto di far luce su due casi diversi.
Dopo aver registrato i dubbi dei rappresentanti dell’Ipasvi, e in particolare di un collega infermiere che si era accorto che la donna non era neanche capace di fare i prelievi di sangue, gli uomini del Nas, coordinati dal maggiore Domenico Candelli, hanno avviato gli accertamenti nella cooperativa convenzionata con la Asl per raccogliere elementi utili alle indagini. E hanno accertato che la falsa infermiera non aveva mai conseguito il titolo necessario allo svolgimento della professione. Niente diploma di laurea, per lei. Eppure, grazie ad una autocertificazione, ha potuto dichiarare il falso, riuscendo ad ottenere il posto e a farsi assumere. Il fatto che la donna non avesse mai conseguito la laurea è stato appurato anche grazie a controlli incrociati con i dati del Collegio provinciale Ipasvi. Avrebbe lavorato solo per alcune settimane, dopodiché, quando è stata scoperta, è stata costretta ad interrompere l’attività.
Non si tratta del primo caso del genere e proprio per questo, alla luce di un altro episodio avvenuto di recente, il collegio Ipasvi ha già sollecitato «un aumento dei controlli e maggiore rigore nelle fasi di reclutamento del personale infermieristico, sia da parte delle cooperative e sia da parte della Asl che si avvale delle cooperative per svolgere il servizio di assistenza domiciliare sul territorio». Prima ancora che le indagini dei carabinieri del Nas arrivassero a conclusione su questo caso l’Ipasvi ha lanciato l’allarme e la presidente del collegio di Pescara, Irene Rosini, ha denunciato «i mancati controlli e la superficialità evidente nel reclutare infermieri, chiamati ad assicurare cure e assistenza sul territorio e a domicilio dei pazienti».
Nel segnalare alla stampa il caso della falsa infermiera, la rappresentante del collegio aveva anche fatto notare che situazioni del genere rappresentano un grave danno «sia nei confronti dei cittadini, che dovrebbero essere assistiti da professionisti qualificati, sia nei confronti di quegli stessi infermieri, specializzati e competenti, che lavorano» in questa zona. «Evitare episodi del genere e mantenere la fiducia dei cittadini sono obiettivi primari per chiunque abbia a cuore la qualità delle cure e dell’assistenza», aveva detto.
Il caso della falsa infermiera è stato reso noto a livello nazionale dal ministero della Salute insieme ad altri «comportamenti illeciti di medici e operatori sanitari volti a truffare il Servizio sanitario nazionale».
A Torino, un medico-ricercatore dell’Università, convenzionata con l’ospedale oftalmico, avrebbe agevolato i propri pazienti, inserendoli in modo privilegiato nella lista di attesa, scavalcando i pazienti prenotati tramite Cup mentre a Cagliari è stato individuato un medico che erogava prestazioni di stretta competenza del medico del lavoro per le quali chiedeva indebiti rimborsi alla Regione Sardegna, pari a circa 15 mila euro.
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