PESCARA

Scoperti i furbetti del cartellino. E si facevano anche pagare di più... / VIDEO

Le indagini dei carabinieri sulla società pubblica "Provincia e ambiente": indagati in 17 su 21 impiegati, e in 7 vengono sospesi per 6 mesi dal lavoro

PESCARA. I "furbetti del cartellino" si assentavano dal lavoro per fare gli affari loro, prendevano l'auto di servizio e avevano trovato anche il modo di farsi pagare di più di quanto avrebbero preso se fossero stati regolarmente presenti in ufficio. Una truffa a cui hanno messo la parola fine i carabinieri della Compagnia di Pescara che hanno notificato 17 avvisi di garanzia su 21 dipendenti della società pubblica “Provincia e Ambiente” spa . Per 7 di essi, la cui posizione è ritenuta più grave, è scattata la misura cautelare interdittiva di sospensione di 6 mesi dal lavoro, emessa dal Giudice delle indagini preliminari (Gip) del Tribunale su richiesta della Procura.

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I furbetti del cartellino in azione
La videocamera di sorveglianza riprende le false annotazioni sulle presenze al lavoro

Le accuse vanno dal peculato alla falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica , truffa aggravata e violazioni sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche in concorso. L’indagine è stata condotta dalla Stazione carabinieri di Pescara Scalo a partire dal maggio 2017. Pescara e ambiente è una società che opera in regime di “in house providing” e si occupa del controllo, manutenzione e certificazione degli impianti termici per conto della Provincia di Pescara. I dipendenti “assenteisti”, durante le ore di lavoro, per ragioni private, si allontanavano dall’ufficio senza alcuna autorizzazione e senza passare il badge nell’apposito orologio marca tempo. Telecamere interne ed esterne hanno per più di sei mesi ripreso gli impiegati della società che, dopo aver passato il badge nel marcatempo all’ingresso in ufficio, uscivano iarbitrariamente e senza autorizzazione per svolgere commissioni private. I dipendenti, secondo quanto emerso, utilizzavano anche lo stratagemma del “doppio passaggio” consecutivo in entrata (entrata/entrata) o in uscita (uscita/uscita); in questo modo l’orologio marcatempo annullava la precedente operazione di uscita o entrata, contabilizzando le ore di servizio previste (8 ore per i lavoratori a tempo pieno) al fine di percepire, a fine mese, la retribuzione di ore lavorative maggiori di quelle realmente effettuate. Dalle immagini delle telecamere i carabinieri hanno notato come, alcuni dipendenti procedevano a passare il badge di altri colleghi arrivati in ufficio in ritardo e/o anch’essi assenti arbitrariamente. L’indagine ha interessato anche le autovetture di servizio utilizzate per gli spostamenti dai dipendenti addetti alle verifiche esterne degli impianti di riscaldamento; si è così scoperto che i veicoli venivano utilizzati abusivamente per esigenze private. Secondo l'accusa il direttore tecnico, responsabile dell’ufficio, pur essendo in condizioni di poter controllare le condotte dei dipendenti, avrebbe omesso l’attività di verifica consentendo loro di percepire a fine mese la retribuzione di ore di lavoro mai prestate. Nel corso delle indagini, è stata acquisita tutta la documentazione contabile della società procedendo al raffronto tra i dati registrati dall’orologio marcatempo e quelli riportati nelle buste paga con le immagini delle telecamere. L’intera attività di indagine ha coinvolto 17 dipendenti su 21, ma solo per 7 di loro, è scattata l’applicazione della misura cautelare interdittiva della sospensione di 6 mesi dal lavoro e di impiego in amministrazioni o enti pubblici o a prevalente partecipazione pubblica. Questo perché il comportamento dei 7 impiegati è stato considerato abituale, senza soluzione di continuità, arrivando a percepire ingiusti compensi in danno di un ente pubblico territoriale per attività lavorative mai svolte.