pescara, l'inchiesta su D'Alfonso

Pescaraporto, rischio alluvione in arrivo la perizia sull'area

L'immobile della società dell'avvocato Milia in un'area a pericolosità elevata. L'accusa: quella lettera aggira l'ostacolo

PESCARA. Il fulcro dell’inchiesta su Pescaraporto è una mappa geologica. Quella del rischio alluvione. Il colore azzurro più scuro indica la zona con pericolosità molto elevata P4. Lo stesso colore, leggermente attenuato, si riferisce all’area con pericolosità elevata P3. Che diventa media, o moderata, se l’azzurro si avvicina al bianco. Ricade nella seconda categoria l’immobile al centro dell’inchiesta della procura di Pescara per abuso e falso, nei confronti del governatore Luciano D’Alfonso, il suo avvocato Giuliano Milia, i cui figli amministrano la società interessata alla costruzione, Guido Dezio, vicedirettore generale del Comune di Pescara, Claudio Ruffini, ex segretario particolare del presidente della Regione, e Vittorio Di Biase, dirigente del Genio Civile. L’albergo, con annessi uffici, che la società Pescaraporto ha già parzialmente costruito, dopo aver abbattuto il capannone della ex Edison alla foce del fiume Pescara, rientrano quindi nell’area a elevata pericolosità.

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Così mostra la pianta del Psda (piano stralcio difesa alluvioni) che pubblichiamo. Sul sito della Regione è possibile trovare tutte le carte del piano antialluvioni, adottato nel 2015 e poi aggiornato con vincoli molto più severi, di cui D’Alfonso ha rivendicato la paternità. La mappa che pubblichiamo è datata settembre del 2016. E’ la più aggiornata. L’articolo 20 del piano (interventi consentiti in area a pericolosità elevata) non prevede però la possibilità di realizzare alberghi. Permette invece la ricostruzione di immobili con stessa volumetria e soprattutto stessa sagoma delle opere preesistenti, ma con il piano terra rialzato di un metro. L’albergo, in sintesi, dovrebbe avere forma e ampiezza dell’ex capannone della Edison. Secondo il pm, Anna Rita Mantini, e la squadra mobile di Pescara, che indagano su Pescaraporto ci sarebbe stato un aggiramento dell’ostacolo. L’accusa, che si appresta a incaricare un consulente per studiare la mappa che pubblichiamo, poggia su alcuni punti connessi ad altrettante tappe della vicenda. La prima: il Genio civile, il 18 febbraio del 2016, pone il veto. In una lettera inviata al Comune di Pescara, i dirigenti Silvio Iervese e Vittorio Di Biase, scrivono di «accertare la completezza e la validità delle procedure e dei titoli autorizzativi rilasciati, anche in ordine alle effettive condizioni di rischio idraulico». Alla vigilia del 3 marzo, però, D’Alfonso invia un sms a Ruffini per dirgli di recarsi nello studio Milia. Il 3 marzo, quindi, l’ex braccio destro del governatore si reca, insieme a Dezio, nell’ufficio del difensore di fiducia del governatore che, in questo caso, ricopre anche il ruolo di imprenditore interessato alla costruzione di albergo e uffici. Durante l’incontro, Milia dà a Ruffini una lettera da consegnare a Di Biase. Sempre il 3 marzo, il Comune risponde al Genio civile sostenendo che il titolo edilizio principale venne rilasciato a Pescaraporto nel 2012, prima dell’adozione del piano antialluvioni (2015). Lo stesso giorno, Dezio, accelerando i tempi, invia per posta elettronica questa risposta del Comune al dirigente Di Biase. Gli ultimi due atti di una serie di documenti portano la stessa data: 15 marzo 2016. Si tratta della seconda lettera che il Genio civile invia al Comune, sulla base della quale l’ente risponde agli esponenti del Movimento 5 Stelle che avevano sollevato forti sospetti sul caso Pescaraporto. Il primo dei due atti è firmato da Di Biase (Iervese, stavolta, non firma). Il contenuto della missiva, secondo la procura e la polizia, ricalca la lettera consegnata da Milia a Ruffini. E dice che il Genio civile prende atto «degli specifici accertamenti condotti dalle autorità competenti (...) soprattutto in ordine alle effettive condizioni di rischio idraulico». In altre parole: l’albergo e gli uffici di Pescaraporto possono essere completati. Questo per il Comune e il Genio civile. Ma non per la procura. E per l’azzurro di una mappa che significa pericolo elevato.