L'ospedale di Pescara

PESCARA

Pochi medici al Pronto soccorso, accessi bloccati ai pazienti 

Attese anche di 11 ore e 66 persone in coda: ambulanze dirottate in altri ospedali. E il primario torna a chiedere rinforzi

PESCARA. È passato quasi un mese. E non è accaduto niente. Al pronto soccorso l’organico non è stato potenziato, nonostante le sollecitazioni che arrivano dal reparto, dove l’organico è ridotto all’osso e le difficoltà ad andare avanti sono enormi. I medici sono pochi per fronteggiare la mole di lavoro che si registra quotidianamente (gli accessi sono quasi centomila ogni anno) e due giorni fa è stato raggiunto uno dei «soliti picchi» di ingressi, come lo definisce il primario, Alberto Albani, direttore del dipartimento di Emergenza e urgenza.

Alberto Albani, primario del dipartimento di Emergenza e urgenza

Ed è stato necessario, come è già successo quest’estate, «bloccare gli accessi, dirottando le ambulanze agli ospedali di Penne, Popoli, Chieti e Atri» per tutti i casi trattabili in strutture diverse da Pescara, spiega il responsabile del pronto soccorso. È stata una «giornata pesante» che ha mandato «in crisi» il reparto attorno alle 18. Perché c’erano troppi pazienti e pochi medici per cui la fila è cresciuta a dismisura e si è arrivati al punto che in sala di attesa si sono ritrovate in contemporanea 66 persone: 24 codici gialli e 42 codici verdi, con tempi di attesa di 5 ore e 15 minuti per i gialli e ben 11 ore e 13 minuti per i verdi. Dopo aver consultato la direzione dell’ospedale si è deciso di chiedere al 118 di trasportare i pazienti in altri ospedali, ma solo «per le patologie secondarie». L’emergenza è rientrata «attorno alle 2» e ieri mattina la situazione era tranquilla.
Il problema è uno soltanto, sempre lo stesso, per Albani. «Manca il personale. Siamo 16 medici anziché 23. Non si riesce ad assumere, o meglio i tempi sono troppo lunghi per assumere, perché pur essendo arrivato il via libera della Regione siamo vittima delle pastoie burocratiche e il tempo passa tra lettere e contro-lettere. Serve una accelerata amministrativa», dice sempre Albani che il mese scorso ha ricevuto rassicurazioni direttamente dell’assessorato alla Sanità sulla possibilità di procedere alle assunzioni. Ma le settimane passano e non se ne esce, per questioni prettamente burocratiche. «Le procedure vanno snellite», prosegue Albani che questa estate non è riuscito ad andare in ferie e ha lavorato a fianco al personale, partecipando ai turni, così come ha fatto ieri mattina.
Le lamentele di chi arriva al pronto soccorso non mancano mai, perché i tempi di attesa sono eccessivi. Ma in molti si vedono costretti a passare ore e ore, anche giornate, prima di accedere alle sale del pronto soccorso per un primo controllo.
Una situazione del genere si era già verificata ad agosto e la soluzione adottata era stata la stessa: dirottare altrove i pazienti meno gravi, accogliendo solo chi raggiungeva il pronto soccorso con l’auto propria e i casi più gravi. Ma il rimedio deve essere definitivo, si augurano dal reparto, dove l’estate è trascorsa sotto organico e con turni di lavoro massacranti.
E la soluzione definitiva sta nelle assunzioni di altri medici, «attraverso un concorso». Altre strade non ce ne sono, o meglio si sono rivelate infruttuose. Si è provato a seguire la procedura della chiamata diretta, ma non ha portato a nulla. Ed è stato promosso un avviso per assunzioni a tempo determinato ma «dei quattro che si sono presentati, tre sono assunti a tempo indeterminato altrove. Uno, invece, ha preso servizio e va affiancato. E quindi si attende il concorso ma servono mesi prima che la procedura sia completata. E comunque va avviata. Per questo è necessario che gli uffici della Regione taglino i tempi». Intanto, «mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata», commentano desolati dal pronto soccorso dopo l’ennesima emergenza.

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