Il sindaco Cristina Di Pietro con il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio

«Ponzano sarà ricostruito Costerà venti milioni»

Parla il sindaco Cristina Di Pietro: «La politica non ha abbandonato i cittadini» Il programma: trenta case nuove rinasceranno altrove. Nell’arco di tre anni

CIVITELLA DEL TRONTO. Ponzano, il borgo simbolo dell’Abruzzo che frana, rinascerà. Le case rase al suolo verranno ricostruite in tre anni e altrove. A costo zero per i cittadini e in un luogo sicuro per ciò che riguarda il dissesto idrogeologico. Il costo dell’operazione, la prima del genere in Abruzzo, è a carico dello Stato, ed è stimato in 20 milioni. Così spiega il sindaco di Civitella del Tronto, Cristina Di Pietro, dopo il reportage del Centro nel borgo fantasma. Dove la gente ha perso tutto e c’è chi dice di sentirsi abbandonato dalla politica.

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Sindaco Di Pietro, Ponzano sarà ricostruito?
«Sarà certamente ricostruito perché è un simbolo della buona politica e rappresenterà un simbolo di una corretta ricostruzione. Abbiamo avuto, in tempi brevissimi, una copertura normativa e finanziaria a questo evento, con l’inserimento nella legge 45 dell’articolo 18. Vuol dire che le case distrutte dalle frane nei Comuni inseriti nel cratere sismico, avranno la possibilità di essere ricostruite altrove con la stessa procedura prevista per le case distrutte dal terremoto».
E’ il primo caso in Abruzzo di ricostruzione delocalizzata?
«Sì. Il risultato è eccellente perché la politica è stata capace di creare una norma primaria che ha equiparato il danno da frana al danno da terremoto nei comuni inseriti già nel cratere sismico. Ponzano può costituire un modello. È ovvio che ci dev’essere la concausa. Ma in Abruzzo, e probabilmente in Italia, è la prima volta che si arriva ad una formulazione normativa così completa con la quale si riconosce il 100% del risarcimento per le prime e le seconde case».
A chi si sente abbandonato dalla politica che cosa risponde il sindaco di Civitella?
«Non ho mai avuto sentore che qualcuno di Ponzano si sentisse abbandonato. Noi abbiamo un’interlocuzione costante e quotidiana con il Comitato cittadino composto da tutti gli abitanti che fanno parte di quei nuclei familiari che sono stati evacuati. Loro hanno riconosciuto la capacità di intervento della protezione civile regionale, nazionale, e subito dopo della politica di leggere queste problematiche e di dare una risposta».
Quali sono stati i tempi della politica?
«La frana si è attivata il 13 febbraio e, dopo aver passato un pomeriggio a sistemare le persone e a pensare alla loro incolumità, già il 14 e il 15 erano presenti l’assessore di Ponzano, la protezione civile regionale e nazionale. Nel giro di due-tre giorni abbiamo capito con grande lucidità che bisognava avere una norma di rango primario».
Quindi che cosa avete fatto?
«Abbiamo chiesto, grazie ad una interlocuzione e un’attenzione costante del presidente della Regione, un incontro con il sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri, Maria Elena Boschi, il 7 marzo. Durante quell’incontro abbiamo rappresentato al sottosegretario la complessità della vicenda e la necessità di ottenere questa norma. Siamo stati rassicurati sul fatto che il governo avrebbe sicuramente dato una risposta attraverso un emendamento. Cosa che è avvenuta il 17 marzo quando la Camera ha dato l’ok all’inserimento dell’emendamento. Parliamo di una risposta in circa un mese».
Che accadrà ai cittadini?
«La norma prevede la ricostruzione di un’abitazione equivalente attraverso la delocalizzazione che è necessaria perché la frana, di 60 ettari, quindi non parliamo di una microfrana ma di una delle più complesse che sta gestendo l’Italia, ha irreversibilmente compromesso il terreno.
La delocalizzazione consisterà nella valutazione di aree limitrofe che siano geologicamente stabili, perché la comunità di Ponzano è ferma e concorde nel voler rimanere nel comprensorio. Quindi i cittadini avranno la possibilità di ricostruire una casa equivalente a quella che avevano, di poter coprire i costi per l’acquisto delle aree. E noi possiamo ricostituire la comunità di Ponzano nelle vicinanze».
Ciascun cittadino dovrà fare una perizia sul valore della propria casa?
«La normativa che andremo ad applicare ha una completezza assoluta in termini di valutazione delle inagibilità e di come si faranno le stime del calcolo del danno. Ci tengo a ribadire che la struttura del dipartimento della protezione civile e del commissario per la ricostruzione hanno fatto un lavoro immenso per costruire un impianto normativo assolutamente coerente. Per cui gli strumenti ci sono tutti. Noi dobbiamo essere grati alla capacità del presidente della Regione, di Vasco Errani e di Fabrizio Curcio, di capire di cosa si trattava e di dare una risposta in termini di norma».
Chi sta lavorando per Ponzano e come?
«Per Ponzano stanno lavorando tutte le istituzioni ai vari livelli. Il Comune attraverso un’interlocuzione continua con il territorio e attraverso una rappresentazione delle esigenze specifiche e delle volontà del territorio.
La Regione sta facendo un lavoro eccellente di cerniera tra il territorio e la rappresentazione al dipartimento della protezione civile e alla struttura del commissario Errani».
Come rassicura i cittadini che temono la presenza di sciacalli e chiedono di vigilare sulle loro case distrutte?
«È stata istituita una zona rossa, c’è la presenza costante della protezione civile che non ci ha abbandonato mai dal 13 febbraio. L’antisciacallaggio viene fatto con passaggi nella zona».
Quante sono le case interessate e c’è già una zona individuata per la ricostruzione?
«Le case sono trenta, gli abitanti 114. Le zone più vicine a Ponzano sicure, ma che verranno comunque sottoposte ad una valutazione da parte delle strutture di competenza, sono quelle più limitrofe come Sant’Eurosia».
Quali sono i costi della delocalizzazione e della ricostruzione?
«Abbiamo fatto una valutazione di 20 milioni di euro. Ma se può servire ad essere di esempio a tante altre situazioni e a salvare la vita a più di cento persone, ben vengano questi soldi spesi».
È possibile fissare i tempi della ricostruzione?
«Sui tempi sono molto fiduciosa perché, sempre d’intesa con la popolazione, non abbiamo richiesto le sae (strutture abitative d’emergenza).
Non le abbiamo volute per dare un segno di volontà di reagire e avere una ricostruzione definitiva che si può definire nell’arco di due-tre anni».
Un’ultima domanda, il dramma di Ponzano era prevedibile?
«Si tratta di un caso scientificamente complesso. Alla determinazione dell’evento di Ponzano hanno contribuito diverse cause: una sollecitazione sismica di oltre sei mesi che ha visto poi, nella giornata precedente l’attivazione della frana, diversi epicentri a Civitella. Una quantità di neve caduta nel mese di gennaio inaspettata e tre-quattro giorni di pioggia incessante che hanno determinato lo scioglimento delle nevi. L’acqua si è così infiltrata nelle spaccature che venivano sollecitate dal terremoto. La prevedibilità o l’evitabilità sono valutazioni che devono essere fatte dai centri di competenza. Ma si è trattato di una tempesta perfetta».