Prete accusato di abusi a Pescara: la procura vuole ascoltare il ragazzino

Il prete indagato per violenza sessuale, chiesto l’incidente probatorio. Si cerca nel computer e in due telefonini sequestrati

PESCARA. Insieme all’avviso di garanzia per il reato di violenza sessuale, gli agenti della squadra mobile di Pescara hanno consegnato a don Vito Cantò, prete di 42 anni accusato di abusi sessuali su un ragazzo di 15 anni, anche una richiesta di incidente probatorio. Il pm Salvatore Campochiaro ha presentato la richiesta di ascoltare, in un’aula del tribunale di Pescara, proprio il ragazzo che, tra il 2011 e il 2012, avrebbe avuto incontri sessuali con il prete, all’epoca parroco della chiesa di San Camillo de Lellis a Villa Raspa di Spoltore. Ora, la richiesta sarà passata al vaglio di un gip, che non è stato ancora designato. Un atto di garanzia per raccogliere la versione della presunta vittima degli atti sessuali. All’incidente probatorio, potrà partecipare anche la difesa di don Vito: finora, il prete è assistito da un avvocato d’ufficio, Maurizio Russi, anche se si è riservato di sceglierne un altro di fiducia.

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L’indagine, condotta dagli investigatori guidati da Pierfrancesco Muriana, si sposta sull’analisi di un computer e di due telefoni cellulari sequestrati a don Vito durante la perquisizione nella casa dei genitori, a Cepagatti, compiuta la mattina di venerdì scorso: i poliziotti hanno già accertato che il profilo Facebook di don Vito, sospeso “ad cautelam” con un provvedimento dell’arcivescovo Tommaso Valentinetti da 16 mesi in seguito alle segnalazioni di possibili comportanti scorretti, è stato disattivato. Adesso, sarà un consulente della procura a passare al setaccio computer e cellulari per scavare e cercare nelle memorie e soprattutto nelle conversazioni, dalle mail alle chat fino agli sms.

Si è appreso anche che tra gli incarichi affidati a don Vito c’è stato anche quello di cerimoniere della curia: un ruolo apicale e fiduciario venuto meno con la sospensione che gli ha lasciato solo la possibilità di concelebrare la messa all’interno del convento delle suore di clausura di Pescara Colli. La sospensione, arrivata improvvisamente e inspiegabile con il prete sparito dalla parrocchia di via Parigi da un giorno all’altro, è stata decisa nel luglio del 2013 ma tenuta riservata fino sabato pomeriggio scorso quando ne ha parlato lo stesso Valentinetti: «Dopo le segnalazioni avute riguardo don Vito lo abbiamo allontanato dalla comunità parrocchiale con una sospensione dalle mansioni proprie dell’ufficio sacerdotale “ad cautelam”. Inoltre, secondo quanto richiesto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, in ottemperanza al Motu Proprio “Sacramentorum Sanctitatis tutela”, abbiamo avviato il procedimento canonico che attualmente si trova nella fase di processo penale canonico».

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Un processo della Chiesa che è parallelo rispetto all’indagine penale in corso. Secondo il capo di imputazione, tra il 2011 e il 2012, don Vito avrebbe commesso presunti abusi sessuali su un ragazzino di 15 anni che frequentava, insieme agli amici, la parrocchia di Villa Raspa. In base agli atti dell’indagine, non ci sarebbero state né costrizione né violenza fisica: è lo stato di presunta «subordinazione psicologica», a cui sarebbe stato sottoposto il minorenne, a far scattare l’accusa di violenza sessuale. In base alla versione fornita dalla famiglia e affidata a una denuncia, il prete avrebbe avuto incontri sessuali con il loro figlio all’interno dell’alloggio canonico. Sarebbero stati gesti consenzienti ma che, a distanza di mesi, avrebbero provocato una crisi di identità sessuale al ragazzino.

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