Foto per gentile concessione di @casoli.org

Primo testamento biologico in Abruzzo: «Voglio morire con dignità» 

Malato dal 1995, Severino Mingroni di Casoli firma la "dichiarazione di volontà anticipata per i trattamenti sanitari" dal notaio con Mina Welby

CASOLI. «Il sottoscritto Severino Mingroni, nel pieno delle mie facoltà mentali, in totale libertà di scelta, dispongo quanto segue in merito alle decisioni da assumere nel caso necessiti di cure mediche», inizia così il testamento biologico di Severino che, dal 1995, lotta contro una terribile malattia, la Locked-in Syndrome –Lis causata da una trombosi all’arteria basilare, che lo costringe all’immobilità completa.
Il testamento biologico, tecnicamente si chiama “dichiarazione di volontà anticipata per i trattamenti sanitari”, è stato stilato davanti a un notaio, alla presenza di Mina Welby, moglie di Piergiorgio Welby, presidente dell’associazione Luca Coscioni. Associazione che, riconducendosi alla battaglia di Piergiorgio Welby per il riconoscimento dell'autodeterminazione del malato, si impegna per la promozione di una legislazione in tema di testamento biologico e della legalizzazione dell'eutanasia.

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Severino è un guerriero racchiuso nel bozzolo del suo corpo. Ha una paralisi totale della muscolatura dei quattro arti (quadriplegia), un’anartria (incapacità d’esprimersi verbalmente). Una paralisi di gran parte dei nervi cranici, ma uno stato di coscienza conservato: vede, ascolta, prova emozioni, ricorda, ma non può muoversi né parlare.
Scrive con gli occhi (suo è il blog http://severinomingroni.blogspot.it) perché il suo corpo è completamente paralizzato, sente e vede male e ha solo un difficoltoso movimento volontario della testa grazie al quale però riesce a far scorrere un puntatore sullo schermo del computer per comunicare con il mondo esterno.
Da Casoli, Severino ha intrapreso le sue battaglie tra le quali il riconoscimento di assistenti sessuali anche per i disabili gravi. Con la firma del testamento biologico, Severino, lancia un nuovo sasso nello stagno dell’immobilismo del parlamento.
«Anche il Papa ha parlato benissimo del fine vita! Spero che il ministro Alfano e gli altri parlamentari clericali intendano! Se no, vuol dire che ci sono e no che ci fanno» scrive Severino. Per persone come lui, le parole sono dure come pietre: «L'eutanasia è facoltativa, non obbligatoria: chi è contro di essa, è un ipocrita illiberale, anche se dice di essere liberale». Oggi non vuole morire Severino. Ma non vuole essere salvato in caso di un peggioramento delle sue condizioni fisiche. In assenza di una legge si è costretti allora ad affidarsi a degli amministratori di sostegno che per Severino sono la sorella e il cognato, i quali fungeranno da esecutori di quelle volontà.
Cosa ha disposto Severino nel suo testamento biologico? Che i trattamenti non siano iniziati e continuati se il loro risultato fosse il mantenimento in uno stato di incoscienza permanente e senza possibilità di recupero; se il loro risultato fosse il mantenimento in uno stato di demenza avanzata senza possibilità di recupero; se il loro risultato fosse il mantenimento in uno stato di paralisi con incapacità totale di comunicare verbalmente, per iscritto o grazie all’ausilio di mezzi tecnologici.
«Qualora io avessi una malattia allo stadio terminale, o una lesione cerebrale invalidante e irreversibile, o una malattia che necessiti l’utilizzo permanente di macchine o se fossi in uno stato di permanente incoscienza (coma o persistente stato vegetativo) che, secondo i medici, sia irreversibile, dispongo che siano intrapresi tutti i provvedimenti volti ad alleviare le mie sofferenze (come l’uso di farmaci oppiacei) anche se il ricorso a essi rischiasse di anticipare la fine della mia vita» ha rogato, aggiungendo che: «In caso di arresto cardio-respiratorio (nelle situazioni sopra descritte) non sia praticata su di me la rianimazione cardiopolmonare se ritenuta possibile dai curanti. Non voglio che mi siano praticate forme di respirazione meccanica; non voglio essere idratato o nutrito artificialmente; non voglio essere dializzato; non voglio che mi siano praticate trasfusioni di sangue; non voglio che mi siano somministrate terapie antibiotiche. Desidero l’assistenza religiosa della Chiesa Cattolica».
«Sono molto felice perché ho potuto fare il mio testamento biologico» ha scritto Severino con il suo puntatore laser aggiungendo: «Chiedo, insieme all’associazione Luca Coscioni, che sia approvata la legge sul testamento biologico».

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