Pronto un piano per alzare i palazzi

Presentata una delibera che consente di far salire del 50% gli edifici. Antonelli (Fi): così rilanceremo un settore vitale

PESCARA. L’esempio più banale è quello di un palazzo di sei piani che potrà crescere in altezza e diventare di nove. Questo potrebbe accadere se dovesse passare la proposta di delibera presentata dal capogruppo di Forza Italia Marcello Antonelli. Il provvedimento, in questi giorni all’esame della commissione Gestione del territorio, se venisse approvato dal consiglio, potrebbe trasformare completamente la città.

Le regole contenute al suo interno sono, in realtà, quelle della tanto discussa legge regionale che recepisce il Decreto sviluppo, mai applicato dal Comune di Pescara. Forza Italia, dopo aver tentato invano l’anno scorso di far passare queste norme, ora ci riprova approfittando del patto stipulato nelle settimane scorse con la maggioranza che prevede la convocazione di una serie di sedute del consiglio comunale dedicate all’urbanistica. La proposta di delibera avrà se non altro il pregio di rimettere in moto un settore, quello dell’urbanistica, completamente fermo da mesi.

Palazzi come grattacieli. I punti più importanti di questa proposta di delibera, che andrà all’esame del consiglio entro aprile, cioè dopo l’approvazione del bilancio, sono quelli che riguardano la possibilità di aumentare le cubature degli edifici già esistenti. Quindi, senza ulteriore consumo del territorio. In pratica, costruttori e semplici cittadini potranno utilizzare premi di cubatura fino a un massimo del 50 per cento per gli edifici esistenti e fino ad un massimo del 35 per il terziario, ossia negozi e uffici. Questa aumento di cubatura diventerà possibile con una deroga ai limiti imposti dal Prg sulle distanze tra edifici e le altezze. L’obiettivo è tuttavia quello di far crescere verso l’alto i fabbricati.

Dove si potrà costruire. Il provvedimento indica in proposito un lungo elenco di aree, definite in gergo tecnico sottozone, dove sarà possibile aumentare la cubatura. Si va dalla sottozona B2, definita di conservazione e recupero, a quella B8 di completamento di tipo estensivo; da quella D2 per impianti e attrezzature artigianali e industriali, alla D4, cioè attività commerciali e artigianali esistenti.

Saranno ammesse, inoltre, attrezzature portuali e aeroportuali, servizi privati turistico-ricettivi, zone di verde attrezzato per lo sport, parcheggi privati di uso pubblico, ambiti sottoposti a pianificazione o comparti di attuazione.

Le zone vietate. La delibera mette subito in chiaro un punto fondamentale. «Tutti gli interventi edilizi», si legge, «dovranno tassativamente escludere l’occupazione di aree di cessione». Questo significa che non potrà accadere che vengano utilizzate aree destinate a parcheggi o a verde pubblico per ampliare gli edifici. Le altre esclusioni sono quelle previste nel Decreto sviluppo, ossia edifici senza permessi edilizi, quelli collocati nel centro storico o sottoposti a vincoli di inedificabilità assoluta, sottoposti a vincolo espropriativo o inseriti nel Piano di rischio aeroportuale.

«Così rilanciamo l’economia». Il proponente spiega così la decisione di ripresentare le norme sul Decreto sviluppo, già bocciate un anno fa dal centrosinistra.

«Questa amministrazione», dice Antonelli, «ha buttato via oltre venti mesi nell’assoluto disinteresse per l’urbanistica e l’edilizia. È necessario adottare provvedimenti tesi a restituire slancio ad alcuni settori vitali dell’economia, come l’edilizia e il suo indotto». «Ad aprile, quando il consiglio sarà chiamato a decidere», conclude, «ci auguriamo che una volta tanto prevalga l’interesse collettivo».

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