Il rapporto di Uif (Banca d’Italia) 

Resiste il contante, per abitudine o per evitare controlli

PESCARA. Il contante continua ad essere utilizzato da una fetta rilevante della popolazione italiana. Secondo un rapporto dello Studio Ambrosetti (riporta un’inchiesta dell’ultimo numero dell’Espresso...

PESCARA. Il contante continua ad essere utilizzato da una fetta rilevante della popolazione italiana. Secondo un rapporto dello Studio Ambrosetti (riporta un’inchiesta dell’ultimo numero dell’Espresso) basato su dati della Banca Centrale Europea, il peso del contante sul totale del Pil italiano è del 10 per cento, contro una media della zona euro che non supera l’8,6 per cento, con la Svezia che scende fin o al 2 per cento.
Una quota interessante di questo contante è costituito dai pagamenti in contanti per somme superiori ai 15 mila euro, analizzati con grande attenzione dall’Uif, l’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, nata dieci anni fa in funzione antiriciclaggio. Secondo l’istituto, la minor percentuale di transazioni di questo tipo (dallo 0,3 all’1,2 per cento) si registra nelle province di Cuneo, Torino, Milano, Reggio Emilia e altre; mentre per le province abruzzesi arriviamo a livelli di media alta classifica, con Pescara e Chieti che registrano pagamenti in contanti dal 2,6 al 3,4 per cento per somme superiori ai 15 mila euro, e Teramo e L’Aquila tra il 3,5 al 5,6 per cento. L’Uif registra in generale una tendenza decrescente del 4 per cento rispetto all’anno precedente, con un forte divario, sottolinea l’istituto, «tra gli importi in contanti complessivamente versati (164 miliardi) e quelli prelevati (7 miliardi)». Un divario che dipende dalla circostanza che «le operazioni di prelievo, tipicamente più frammentate di quelle di versamento, tendono a collocarsi al di sotto della soglia di registrazione di 15 mila euro». L’Uif rileva inoltre «l’elevata eterogeneità territoriale nell’intensità dell’impiego di contante», con un’incidenza rispetto all’operatività totale che si colloca in molte province del Centro-nord su percentuali inferiori al 4 per cento, ma sale nel Meridione e nelle Isole fino a sfiorare il 13 per cento. Queste operazioni non vanno collocate necessariamente nel novero dei comportamenti illeciti. L’Uif tiene a precisare che il ricorso al contante «è influenzato da fattori strutturali (quali le caratteristiche del contesto socio-economico, l’accessibilità e funzionalità dei servizi finanziari e le preferenze nell’utilizzo degli strumenti di pagamento), ma può potenzialmente riflettere anche la presenza di condotte illecite».
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