Rigopiano, il giorno del dolore e del ricordo: «Grazie Abruzzo» / VIDEO
Centinaia di persone si stringono al lutto dei familiari dei 29 angeli morti nel resort. A Penne il palazzetto dello sport non riesce a contenerli. Il presidente del Comitato vittime: «Non ci aspettavamo tanto affetto»
PENNE. Niente muri di neve, niente vento gelato a -7 gradi, niente passaggi bloccati da slavine e tronchi. Un anno dopo la tragedia che causò 29 morti Rigopiano sembra irriconoscibile. Riconoscibile è invece il grande dolore che ancora attanaglia le famiglie degli scomparsi, gestori, dipendenti e ospiti dell'Hotel Rigopiano di Farindola, Pescara. A un anno da quella tragedia, i familiari si sono ritrovati prima a Rigopiano - dove le commemorazioni sono state aperte dai volontari del Soccorso alpino che hanno organizzato una fiaccolata all'alba fino ai resti del resort - per la deposizione di una corona all'ingresso del viale dell'albergo e la messa presieduta dall'arcivescovo di Pescara-Penne, monsignor Tommao Valentinetti.
Erano presenti tutti, anche i sopravvissuti come Giancarlo Parete e Giampaolo Matrone: «Mi sento miracolato. Non sappiamo cosa abbiamo fatto noi per meritare questo, cosa dovrei fare per ripagare tutto questo bene che mi è venuto addosso». Parla Giampiero Parete, il cuoco che lanciò l'Sos al cuoco Quintino Marcella, scampato alla tragedia di Rigopiano, quel 18 gennaio di un anno fa, insieme alla moglie e ai due figli. «Ho vissuto l'ultimo giorno dei 29 angeli. È difficile da dimenticare, sto sempre con il pensiero a loro». Parete torna a quei drammatici momenti, quando lui, che era uscito per prendere dei medicinali in macchina, e il tuttofare dell'hotel Fabio Salzetta, che tra le macerie ha perso la sorella e ha aiutato i soccorritori a indirizzare gli interventi di salvataggio, si sono trovati soli nella tormenta con l'hotel alle spalle inghiottito dalla valanga. Parete dice di non ricordare molto di quel drammatico pomeriggio: «In quegli attimi così concitati ero sotto shock, ricordo e non ricordo quella sera. Però abbiamo fatto tantissime telefonate per far sì che ci venissero a salvare». A proposito di come è cambiata la sua vita e quella della sua famiglia, il cuoco ha detto: «Associamo la neve al pericolo e pure i miei figli lo fanno con gli alberghi».
Prima della messa e del corteo il saluto e il pianto sulla bacheca con le foto delle 29 vittime. Poi la manifestazione organizzata al palazzetto dello sport di Penne, dove lo scorso anno le famiglie vennero ospitate nel Centro operativo allestito per i soccorsi. «Il dolore è incancellabile. Si può attenuare un po' in alcuni momenti della giornata, ma in altri torna indietro come un macigno. Ora però ci aspettiamo che qualcuno inizi a dire: forse non ero la persona giusta al posto giusto. Non dico una ammissione di colpevolezza perché sarebbe troppo, però qualcuno che dica: non ho fatto abbastanza. Il mio lavoro l'ho fatto con superficialità. Questo sì». Queste le parole del presidente del Comitato Vittime di Rigopiano Gianluca Tanda, che quel 18 gennaio ha perso il fratello Marco. Gianluca ha voluto ringraziare l'Abruzzo per l'affetto dimostrato oggi, ad un anno dalla tragedia: «Abbiamo visto oggi molto affetto vicino a noi. Questa era la giornata che chiedevamo: tanto amore. É questo che meritavano quelli che non ci sono più e penso che a loro sia arrivato qualcosa su. Oggi sono venuti in tanti. Molti purtroppo sono rimasti fuori dal palasport di Penne (Pescara), ma abbiamo allestito un maxi schermo. La nostra paura oggi era quella di essere solo noi parenti. Di essere stati dimenticati e invece la popolazione ci è oggi vicina e crediamo che ci sarà vicina ancora per tanto tempo».
Centinaia le persone rimaste fuori, un numero inaspettato anche per gli organizzatori. Nessun rappresentante delle istituzioni è stato invitato al palazzetto, ma sono comunque intervenuti i sindaci di Penne, Pescara, Città Sant'Angelo e tutti i rappresentanti delle specialità che hanno partecipato ai soccorsi: vigili del fuoco, soccorso alpino, protezione civile, emergenza 118, guardia di finanza, carabinieri, polizia di stato e polizia provinciale. Prima della manifestazione condotta dagli attori Pino Insegno e Federico Perrotta, monsignor Valentinetti ha benedetto nel corso di una breve cerimonia i 29 lecci piantati vicino al palazzetto dello sport di Penne per commemorare le vittime dell'hotel Rigopiano: un percorso significativo che con lo sguardo abbraccia la scia bianca, ricordo della valanga, per arrivare al verde delle piantine, colore della speranza. L'iniziativa è stata realizzata dalla Pro Loco di Penne in collaborazione con l'amministrazione comunale. «Queste sono piante viventi - ha spiegato don Andrea Di Michele, parroco di San Domenico di Penne - i nostri cari, le persone che hanno perso la vita a Rigopiano oggi vivono, vediamo che continuano a vivere: queste piante vivono, mentre la corona che deponiamo è fatta di fiori recisi, tagliati, le piante sono sempre viventi. L'idea è proprio questa, che i nostri cari continuano a vivere. Il senso è molto semplice: vi invito a passare ogni tanto in questo luogo e ad adottare ogni pianta, segno della persona cara che non c'è più».
Quindi il pomeriggio è continuato nel palazzetto con i concerti e le letture di alcune poesie dedicate agli scomparsi e la proiezione del documentario andato in onda su 9. Tra i musicisti anche Marcello Martella, il padre di Cecilia Martella, scomparsa il 18 gennaio 2107 a Rigopiano. Tra i vari artisti si è esibito anche il tenore abruzzese Piero Mazzocchetti, accompagnato dall'Orchestra giovanile di fiati Claudio Monteverdi di Ripa Teatina. «Io sono molto legato all'area Vestina perché mio padre è nato a Loreto Aprutino. È questo un giorno molto triste per l'Abruzzo anche se tutti quanti avremmo auspicato che esattamente un anno fa ci fosse una giornata assolata come questa e invece tutto era diverso dodici mesi fa con uno scenario apocalittico e con la perdita di 29 anime che invece di far festa e godere di un posto straordinario come l'Abruzzo, sono rimaste vittime», ha detto il tenore Piero Mazzocchetti prima del concerto. «La musica è un linguaggio universale eccellente e oggi proporrò tre brani come "Amara Terra Mia" di Modugno e poi con "Nessun Dorma" e infine "Vincerò", auspicando che all'alba di un nuovo giorno si possa tutti vincere».
Infine l'intervento dei rappresentanti dei comitati delle vittime di Ventimiglia, L'Aquila, San Giuliano di Puglia e Amatrice. "Siamo accomunati tutti dall'oblìo", ha sottolineato il presidente del comitato 3.36 di Amatrice-Accumoli. "Si sono scordati di noi, neanche una telefonata per sapere come stiamo". E infine l'appello di Pino Insegno a ricordare gli scomparsi e a combattere per la verità nella quotidianeità, "anche aiutando la persona che ha bisogno e che ci è vicina. Se ognuno di noi aiutasse una persona che sta male, staremmo tutti meglio. E noi non vi lasceremo mai soli".