Rigopiano, «Mio fratello mi scrisse: ditemi la verità, qui ci sono i bambini» 

La sorella dell'albergatore Rossella si sfoga a un anno dalla tragedia in cui ha perso la vita Roberto: «Tutti sapevano, gli elicotteri militari dovevano evacuare l’albergo la mattina»

PESCARA. La mattina del 18 gennaio, e per tutto il primo pomeriggio di quel giorno maledetto, è stata in contatto diretto con il fratello Roberto Del Rosso che dall’albergo, dov’era prigioniero della strada bloccata con altre 39 persone tra ospiti e lavoratori, aveva iniziato a chiedere aiuto dall’alba. Finché ha potuto, Rossella Del Rosso, di dieci anni più grande dell’ideatore dell’hotel Rigopiano morto con altre 28 persone sotto la valanga il 18 gennaio di un anno fa, ha cercato in tutti i modi di dare voce alle ripetute sollecitazioni che arrivavano da Rigopiano, andando anche personalmente, e per due volte, direttamente in Provincia.
Ma non è bastato, non è servito, «nonostante chi doveva sapere», dice oggi l’insegnante in pensione, «fosse stato ampiamente messo al corrente della drammaticità di quella situazione». E se a quasi un anno da quel tragico epilogo Rossella Del Rosso sceglie di rompere il silenzio è proprio per testimoniare che chi doveva sapere, era ben consapevole della situazione tremenda che si stava vivendo a Rigopiano.

«Sentire dall’inchiesta mandata in onda dal TgR Abruzzo questa mattina (ieri ndr) che a un’ora di distanza da Rigopiano c’erano gli elicotteri militari equipaggiati per intervenire in condizioni meteo estreme, e sentire poi che il loro utilizzo avrebbe potuto anticipare i soccorsi, mi provoca ancora più dolore. Perché se c’erano, quegli stessi elicotteri sarebbero potuti intervenire ancora prima della tragedia, per evacuare l’albergo già dalla mattina, come chiedevano le persone intrappolate, quando si sono verificate le scosse di terremoto più forti». Quel giorno, secondo i dati del sito Ingv terremoti, nel centro Italia se ne verificarono 126, dalle 2 della notte precedente alle 16,43, poco prima della valanga di Rigopiano. 126 scosse di cui quattro dai 5.1 ai 5.5 dalle 10,25 alle 14,33 con epicentro in provincia dell’Aquila, al di là della montagna di Rigopiano. «C’era il terremoto, le persone chiedevano di potersene andare. Perché», chiede Del Rosso, «nonostante tutte le sollecitazioni, quegli elicotteri non sono stati inviati sin dalla mattina del 18, prima ancora della valanga?».

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Signora Del Rosso, parla di richieste di aiuto. Lei da che ora si è attivata per conto di suo fratello?
«Tutto il personale dell’albergo era in uno stato di allerta e chiedeva di intervenire dall’alba del 18. Roberto mi ha contattato direttamente poco prima di mezzogiorno, chiedendomi di recarmi in Provincia. Alle 12,37 quando glielo scrivo via whatsapp, sono già lì».
E che situazione trova?
«Di grande concitazione. Il presidente Di Marco non mi riceve. Vengo intrattenuta da due impiegate che mi dicono che il presidente è in contatto con il sindaco di Farindola per reperire un mezzo. L’addetta stampa di Di Marco prende il mio numero di cellulare, però poco prima di congedarmi mi dice che dalla mattina la situazione è gestita dal presidente della Regione D’Alfonso. Io torno a casa e alle 13,47 scrivo a mio fratello, dicendogli che in Provincia hanno il mio numero di cellulare e che resteranno aperti, dunque posso ritornarci. E allora non solo mi dice di tornarci, ma mi invia anche un lungo messaggio (vedi riquadro in alto ndr) in cui chiede “la verità”, la possibilità reale che una turbina vada a pulire la strada, per poter spiegare come stanno le cose ai clienti e ai lavoratori che fanno domande e che non possono essere presi in giro. Aggiunge che sono tutti spaventati per il terremoto e che qualcuno ha avuto attacchi di panico; che dalla mattina sono isolati telefonicamente. Minaccia denunce nei confronti delle istituzioni e conclude “aggiungi che ci sono i bambini”. A quel punto gli rispondo alle 14,02 dicendo che torno subito in Provincia».
E questa volta come va?
«Vengo ricevuta dal presidente Di Marco. Nel suo ufficio oltre a lui ci sono una signora, che mi viene presentata come “assessore alla Viabilità”, e la consigliera provinciale Leila Kechoud. Il presidente è al telefono, che sta cercando di avere il numero dell’autista della turbina di Avezzano. Ma è abbastanza contrariato perché non riesce nell’intento e anche perché apprende che la turbina dovrà percorrere la strada normale».
E poi?
«A quel punto, quando finisce la telefonata, leggo ad alta voce, davanti ai tre presenti, il messaggio di mio fratello per rendere la misura della tragicità della situazione. E poi, con il telefonino davanti, chiedo loro di dirmi cosa devo scrivergli. Ma alle 14,34 arriva un’altra scossa di terremoto: le due donne presenti escono di corsa dalla stanza, io e il presidente Di Marco restiamo seduti. E alle 14,39 scrivo a Roberto quello che mi viene detto in quella stanza. E cioè che è stata reperita una turbina ad Avezzano, che due persone stanno andando a prenderla e che salirà direttamente su. Il presidente, scrivo ancora a Roberto, è d’accordo con il sindaco di Farindola e la consigliera Kechoud mi farà sapere. Roberto mi risponde alle 14,45: “partono tutti, stanno tutti in fila con i motori accesi” e mi manda le foto con le macchine in fila e la scritta “dalle 5 stiamo pulendo... i parcheggi”. A quel punto, sempre lì, mi dicono che alle tre e mezza ci sarà una riunione in Provincia presieduta da D’Alfonso. Allora chiedo a Roberto di inviarmi tutte le foto affinché Leila Kechoud le possa mostrare al governatore. Arrivano alle 15,04 e io alle 15,13 le giro alla Kechoud chiedendole se sia il caso che io parli direttamente con D’Alfonso. Ma lei alle 15,23 mi risponde “ti aggiorno come promesso”».
E quando l’aggiorna?
«Alle 18,06 (più di un’ora dopo la valanga ndr), mi dice che la turbina arriverà a Rigopiano non prima delle 21. Ma in serata iniziano a scorrere nei sottopancia dei telegiornali i primi titoli sul crollo dell’hotel Rigopiano e sulle probabili vittime. A quel punto, contatto io immediatamente la Kechoud la quale mi invia il numero di Di Marco. Lo chiamo alle 21,39. Ma il presidente della Provincia di Pescara non mi risponde».
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