L'INCHIESTA

Rigopiano, violazioni e negligenza. "La Regione determinò l'isolamento dell'hotel"

Sono 14 gli indagati per la mancata adozione della carta valanghe. Interrogatori dal 19: il giorno successivo tocca  a Del Turco, il 21 a Chiodi e il 26 a D'Alfonso

 

 

PESCARA. Furono negligenza, imperizia, imprudenza, e violazioni di norme, leggi e regolamenti, a causare la morte di 29 persone, il 18 gennaio 2017, quando l'Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara) fu travolto da una valanga. È l'ipotesi accusatoria formulata dalla Procura e contenuta negli avvisi di garanzia notificati oggi ai presidenti delle ultime tre giunte regionali, agli assessori regionali con delega alla Protezione civile e a vari funzionari regionali che si sono susseguiti dal 2006 al 2017. Il riferimento è al filone dell'inchiesta riguardante la mancata realizzazione della Carta di localizzazione dei pericoli da valanga prevista dalla legge regionale 47/1992 in tema di "Norme per la previsione e la prevenzione dei rischi da valanghe".

A giudizio della Procura, la carta valanghe «laddove emanata, avrebbe di necessità individuato nella località di Rigopiano un sito esposto a tale pericolo (sia per obiettive evidenti ragioni morfologiche e ambientali sia per documentate vicende storiche)».

La Regione «determinò le condizioni per il totale isolamento dell'Hotel Rigopiano» e gli indagati «attivavano tardivamente» il Comitato Emergenze. È uno dei principali passaggi delle accuse formulate dalla Procura di Pescara, a carico del presidente della giunta regionale Luciano D'Alfonso, del sottosegretario alla Protezione civile, Mario Mazzocca, del responsabile della sala operativa dei Protezione civile, Silvio Liberatore, e del dirigente del servizio programmazione attività Protezione civile, Antonio Iovino.

Le condizioni dell'Hotel Rigopiano, quel 18 gennaio del 2017 quando la valanga travolse la struttura provocando 29 morti, erano «comunque tali - scrivono i magistrati - da impedire che la strada provinciale dall'hotel al bivio Mirri, lunga 9,3 chilometri, fosse impercorribile per ingombro neve, di fatto rendendo impossibile a tutti i presenti nell'albergo di allontanarsi dallo stesso, tanto più in quanto allarmati dalle scosse di terremoto del 18 gennaio».

Inoltre la Procura pescarese - come si legge negli avvisi di garanzia - imputa alla Regione, «nelle persone del presidente della giunta regionale, dell'assessore con delega alla Protezione civile e dei funzionari sopra indicati», di avere attivato «tardivamente il Comitato operativo regionale per le Emergenze», peraltro in assenza di piani di emergenza regionali, in località diversa da quella della Sala operativa». I magistrati infine evidenziano come gli indagati fossero «consapevoli dell'emergenza neve riguardante l'Abruzzo».