I resti dell'hotel Rigopiano dopo la tragedia del 18 gennaio 2017 che provocò 29 morti

PESCARA

S'indaga sul telefonino di Del Rosso

Al vaglio della procura il cellulare e gli ultimi messaggi del gestore del resort. E la chiusura slitta di qualche settimana 

PESCARA. Vertice in Procura giovedì scorso per mettere a punto le carte in vista della chiusura delle indagini sul disastro dell’hotel Rigopiano dove il 18 gennaio dello scorso anno una valanga travolse il resort di lusso e fece 29 morti. Un paio di passaggi importanti rischiano però di far slittare la prevista conclusione di qualche settimana.

Il procuratore Massimiliano Serpi

Il procuratore Massimiliano Serpi ha disposto infatti un ulteriore accertamento che riguarda il telefono cellulare di Roberto Del Rosso, gestore dell'hotel, deceduto anche lui sotto la valanga. Nel corso della rimozione delle macerie dei resti dell’hotel, i carabinieri del Ris trovarono il cellulare in questione sul quale i magistrati hanno chiesto al Ris di recuperare tutto quello che è possibile quanto a conversazioni e messaggistica. Dai tabulati telefonici poco potrà essere fatto, in quanto già dalla mattina del 18 gennaio, qualche ora prima della tragedia, le linee erano interrotte per cui non si dovrebbe trovare nulla. I messaggi, invece, per la procura potrebbero essere un dato di rilievo, soprattutto in relazione al fatto che Del Rosso si sarebbe attivato per sollecitare interventi istituzionali, evidenziando la criticità in corso. I magistrati vogliono in sostanza verificare la presenza o meno di scambi di messaggi tra Del Rosso e alcuni esponenti politici o dirigenti delle istituzioni che avrebbero dovuto fare qualcosa in quella situazione di emergenza, soprattutto dopo le scosse di terremoto che avevano allarmato molto gli ospiti dell’hotel che volevano lasciare la struttura.

Il pescarese Roberto Del Rosso, una delle 29 vittime

Ma l’albergo era isolato in quanto l’unica strada di accesso era bloccata e aveva tagliato fuori tutti gli ospiti. Nessuno poteva allontanarsi, costretti ad attendere la morte che sarebbe sopraggiunta qualche ora più tardi. All’appello dei magistrati manca anche la relazione conclusiva dei carabinieri forestali del comandante Angelozzi e dei suoi uomini che in questa drammatica vicenda hanno svolto un grosso e prezioso lavoro. Soltanto pochi dettagli: una sorta di informativa finale che non dovrebbe apportare nessuna novità di rilievo, ma riepilogare le varie informative trasmesse nel corso delle indagini e arricchirle con gli ultimi dettagli emersi. Intanto il procuratore e il sostituto Andrea Papalia starebbero lavorando sugli stralci da effettuare. Attualmente gli indagati, fra Prefettura, Regione, Provincia, Comune di Farindola e proprietà della struttura alberghiera, sono 40. Ma molti di questi potrebbero essere stralciati: si parla di almeno una dozzina di persone se non di più, anche esponenti politici che potrebbero essere esclusi dall’avviso di conclusione delle indagini, passaggio obbligato per arrivare alla richiesta di rinvio a giudizio da discutere poi davanti al giudice per l'udienza preliminare.
Le accuse principali a vario titolo contestate sono di concorso in omicidio e lesioni colpose e disastro colposo. Per ogni istituzione i magistrati hanno confezionato contestazioni precise: alla Regione la mancata realizzazione della carta valanghe; alla Provincia le presunte inadempienze relative alla manutenzione e sgombro delle strade di accesso all'hotel; alla Prefettura un inspiegabile e tardivo allestimento del centro di coordinamento dei soccorsi; al Comune di Farindola, forse il più coinvolto nella vicenda giudiziaria, anche il non aver deciso lo sgombero dell'hotel.
Intanto, lunedì ci sarà un altro passaggio importante relativo a un procedimento parallelo che riguarda il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta. Procedimento strettamente legato alla vicenda madre e che riguarda il piano di emergenza comunale sul quale alcuni esponenti dell'opposizione hanno puntato il dito, arrivando a denunciare il sindaco per falso e omissione di atti d'ufficio. Lunedì Lacchetta dovrà essere interrogato dal pm Papalia e fornire chiarimenti sul quel documento che sarebbe stato consegnato con netto ritardo ai consiglieri comunali di opposizione e che risulterebbe diverso da quello ufficiale. Per la procura sarebbe stato voluto da Lacchetta in quanto utile per la sua difesa sulla vicenda Rigopiano. Il sindaco avrà modo di chiarire.

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