Scontro sulla legge del commercio

Acerbo (Rc): «Consentiti nuovi iper». Anche Menna (Udc) chiede lo stop

PESCARA. «In Abruzzo si rischia di andare a lavorare anche il 25 aprile e il primo maggio»: è polemico Maurizio Acerbo, consigliere regionale di Rifondazione comunista, nei confronti della nuova legge sul commercio. «Dopo l’approvazione di una serie di emendamenti, la legge è diventata peggiore di quella in vigore e anche la moratoria sulle aperture di nuovi insediamenti della grande distribuzione, rimane sulla carta», aggiunge Acerbo.

Si tratta di una serie di modifiche al testo originario che «ne stravolgono gli aspetti positivi». All’articolo 30, quello che prevede la moratoria per 24 mesi, si aggiunge un comma in cui «sono fatte salve le richieste di autorizzazione presentate prima dell’entrata in vigore della presente legge»: quindi nessuno stop agli insediamenti in itinere; si acclude, poi, un ulteriore comma che prevede che la giunta, con assoluta discrezionalità, possa individuare «centri interessati da fenomeni di marginalità economica e di rarefazione del sistema distributivo e dei servizi» per i quali comunque non varrà la moratoria; all’articolo 21 viene eliminato il limite di 4 domeniche o festività per le deroghe degli orari di apertura e chiusura dei centri commerciali, che i sindaci potranno estendere a piacere; viene prevista inoltre la possibilità di trasformare in superfici commerciali le aree industriali e artigianali.

«E’ stato fortunatamente bloccato», continua Acerbo, «un emendamento bipartisan dei consiglieri Di Luca del Pd e Di Matteo del Pdl, che consente l’apertura degli esercizi commerciali anche in occasione del 25 aprile e del primo maggio, ma i presentatori, dopo la mia accesa polemica, si sono riservati di ripresentarlo in aula». Da questa iniziativa «l’unico del centrodestra ad essersi dissociato personalmente è stato Lorenzo Sospiri».
Immediata la replica di Di Luca: «Lo abbiamo fatto per andare incontro alle esigenze dei comuni ad alta vocazione turistica, ai cui operatori commerciali si offre la possibilità di rimanere aperti due giorni in cui sono attivi anche cinema e ristoranti».

Invece di recepire la richiesta dell’organizzazioni di categoria di ridurre il numero delle aperture domenicali e festive - 32 oltre alle festività natalizie, di fronte delle 17 in Lombardia e alle 8 in Piemonte - la Regione inserisce ulteriori norme pro-grande distribuzione. Anche Antonio Menna, capogruppo Udc, che durante la seduta consiliare si è astenuto, ora chiede all’assessore Castiglione di bloccare le nuove autorizzazioni e nei 24 mesi di moratoria «di procedere ad una programmazione per le aree svantaggiate».