Scrutatori scelti dai politici, così si lottizzano i seggi a Pescara

Scrutatori nominati dal Comune su chiamata diretta, e non più per sorteggio come si è fatto fino al 2006. Lo prevede la legge ma una esclusa grida allo scandalo: "La figlia del vice sindaco al posto mio"

PESCARA. Un gran pasticcio. Scrutatori nominati dal Comune su chiamata diretta, e non più per sorteggio come si è fatto fino al 2006. Lo prevede la legge. Ma se poi, com’è successo stavolta, qualcuno rimane scontento perché dopo vent’anni non è stato chiamato dal politico che solitamente aveva segnalato il suo nome all’ufficio elettorale per l’elenco finale dei prescelti, allora grida allo scandalo e succede il patatrac.

MADRE E FIGLIO Succede, com’è avvenuto domenica, che l’esclusa va a leggere nome per nome l’elenco dei 518 scrutatori scelti a Pescara (tra gli 8.800 iscritti all’albo) per il referendum del 4 dicembre. E scopre che lei e il figlio non ci sono. Non solo. Scopre anche che il “suo” politico di riferimento a cui negli anni si è rivolta anche per problemi di bollette, di casa e di lavoro, non ci ha messo lei e il figlio ma ci ha messo la sua, di figlia. E come un ossesso, dopo averlo chiamato al telefono, la signora residente nel faticoso rione di Rancitelli, protesta con uno dei tre consiglieri della commissione elettorale e poi anche con il presidente della Regione Luciano D’Alfonso. Fino a piombare in Comune, ieri mattina quando, nel bel mezzo della commissione Grandi infrastrutture, ha manifestato tutta la sua rabbia: «Ho fatto la scrutatrice per vent’anni e mi hanno fatto fuori per metterci la figlia di Del Vecchio». Ed è calato il gelo.

leggi anche: Scrutatori scelti dai politici a Pescara, Pellegrino: "È il risultato di una norma criminogena" L’avvocato esperto di questioni elettorali spiega la norma che ha consentito al Comune di Pescara di nominare gli scrutatori con la chiamata diretta: "È una legge di dubbia costituzionalità che codifica di fatto la spartizione politica e rischia di istituzionalizzare un meccanismo clientelare"

IN NOME DELLA LEGGE Già, perché il caso della cittadina scontentata dopo vent’anni, ha messo in imbarazzo tutti, a destra e a sinistra. E hai voglia a dire “lo prevede la legge”, come ripetono a Palazzo di Città. Perché lo prevederà pure la legge, come spiega per filo e per segno l’assessore ai Servizi demografici Laura Di Pietro, ma è una legge che di fatto presta il fianco a facili clientelismi sia pure, in questo caso, a prezzi popolari: 104 euro a scrutatore. Con il vantaggio, per la politica, di avere occhi fidati ai seggi quando si voterà. Ognuno con i suoi, scrutatori di destra e scrutatori di sinistra.

ALBO TRAGICO Non la pensano così i tre componenti della commissione elettorale designata dal Consiglio a inizio legislatura, Riccardo Padovano (socialista) e Francesco Pagnanelli (Pd) per la maggioranza e Massimo Pastore (Pescara in Testa) per l’opposizione. «Noi vediamo le persone sul territorio», dice Padovano, «quelli che hanno bisogno. Ci sono delle richieste, prendiamo i nomi e li mettiamo in lista. È un sistema che funziona, anche perché il sorteggio a Pescara non c’è mai stato». E se poi gli si chiede con quale criterio avviene la scelta, Padovano, figlio della Marina, peraltro molto ben rappresentata nei seggi di via Buozzi (cugino compreso) a Borgo Marino Nord, risponde candido: «Non esiste nessun criterio. E basta con la Marina, i pescatori lasciateli stare, andate a vedere piuttosto tra i nomi dei Colli, di Santa Filomena, di Porta Nuova».

Della zona dei Colli risponde l’altro componente la commissione, Pagnanelli, ex consigliere di quartiere: «Il criterio c’è ed è quello di accogliere tutte le domande. Viene preso chiunque è iscritto all’albo degli scrutatori e offre la propria disponibilità. Siamo stati bombardati di richieste è vero, ma tutti quelli che ce lo chiedono li inseriamo».

Quanto poi al controllo dei nomi che la legge affida alla commissione elettorale, Pagnanelli dice: «La commissione elettorale certifica la correttezza del lavoro svolto dall’ufficio elettorale, ne accertiamo la regolarità nella più grande trasparenza. Finora si è fatto con le nomine perché le richieste sono sempre state inferiori al numero dei posti disponibili, altrimenti si ricorrerebbe al sorteggio. Anche a me sono arrivate richieste, qualcuno l’ho indirizzato all’ufficio elettorale altri li ho segnalati direttamente io, ma il politico è solo la scorciatoia per non fare la fila all’ufficio elettorale. Discorso di opportunità è se poi ci si mette un parente».

IL BUON PASTORE «Come commissione ratifichiamo l’elenco che compone l’ufficio elettorale», spiega invece Pastore, «ma non possiamo leggere tutti i nomi. Si presume che ogni consigliere che propone dei nomi lo fa sulla base del bisogno delle persone, ben conoscendo il territorio, contrariamente agli elenchi dell’ufficio elettorale che non vengono mai aggiornati. Anche perché», conclude Pastore, «sarebbe un lavoraccio farlo per quasi diecimila persone. Resta il fatto che tra i politici e i consiglieri c’è chi ne abusa e chi no».

PIANGE IL TELEFONO Ma stando a quello che dicono i consiglieri, e che il vice sindaco e lo stesso assessore Di Pietro confermano, c’è un regolamento non scritto sul numero delle segnalazioni concesse a ogni consigliere o assessore. In pratica una spartizione, una vera e propria lottizzazione. «Diciamo che ogni assessore ne segnala 8-9», dice l’assessore Di Pietro mentre Giuseppe Bruno, consigliere di opposizione nella lista civica dei Liberali rincara: «Ogni consigliere ne indica dieci all’ufficio elettorale, ma già un mese prima delle elezioni ti iniziano a tartassare di telefonate».

«A me non ha mai chiamato nessuno», sostiene Carlo Masci, consigliere di opposizione di Pescara Futura, «ma è pur vero che la nomina degli scrutatori su indicazione dei consiglieri serve per tener conto della pluralità dei partiti, per garantire la pluralità di controllo nei seggi».

STATO CONFUSIONALE Molto candore nell’esporre le ragioni di questa lottizzazione,dunque. Nessuna remora. Qualcuno pensa comunque a modificare il sistema. Come l’assessore Di Pietro: «Il nostro principio è non dire di no a nessuno fino a quando ci sono i posti perché, non possiamo avere contezza di chi, tra tutti gli 8.800 iscritti all’albo ha bisogno o è disoccupato, perché l’unico aggiornamento che si fa sugli albi degli scrutatori, a gennaio, è di cancellare i deceduti o i cambi di residenza. L’idea invece è di istituire le autodichiarazioni sullo stato occupazionale, come ha fatto il Comune di Vasto dove i nomi degli iscritti all’albo degli scrutatori vengono incrociati con i nomi dei Centri per l’Impiego».

©RIPRODUZIONE RISERVATA