Selfie a sfondo sessuale con minori protagonisti

Polizia postale: nel 2014 cento attacchi informatici con furto di dati alle aziende

PESCARA. Selfie a sfondo sessuale, con minori protagonisti, pronti a far circolare le immagini osè via social tra i compagni di classe per goliardia. Il bilancio 2014 della polizia postale disvela un uso sempre più distorto di pc e telefonini, dove i minorenni sono protagonisti attivi e, più spesso, vittime di un fenomeno, la pedopornografia on line, sempre più diffuso e allarmante.

L’ufficio diretto da Elisabetta Narciso ha diretto molte indagini, una delle quali culminata nel novembre scorso nell'arresto di un uomo di 46 anni che custodiva nei suoi smartphone un ingente quantitativo di materiale pedopornografico, stimato in circa duemila tra immagini e video.

Numerosi sono stati gli interventi per contrastare, in particolare, il fenomeno degli adescamenti on line di minori, i quali avvengono secondo un copione ormai ricorrente.

Chi tenta di abusarne è spesso maggiorenne, assume la fittizia identità di un coetaneo della vittima e instaura con lei, sui social network, un’intensa relazione con fitto scambio di comunicazioni.

Una volta conquistata la sua fiducia, riesce a farsi inviare delle foto intime che servono poi come arma di ricatto per ottenere altre immagini sempre più forti, raramente per ottenere incontri di persona.

Nel corso delle indagini, sono state identificate e denunciate 11 persone dedite a queste attività criminali. Dice la Polpost: «Si è assistito ad un incremento degli interventi causati dall'uso distorto del materiale sessuale autoprodotto (selfie) da minori, il quale a volte è stato usato per fini estorsivi o per far circolare le immagini sessuali tra i compagni di classe anche mediante i social network, il tutto per scherzo, prepotenza o goliardia».

Nel campo specifico del contrasto alla pedopornografia sono stati monitorati quasi 200 siti italiani ed esteri e diversi di essi sono stati inseriti nella cosiddetta "Black list", che comporta l'inibizione dell'accesso ai siti esteri dall'Italia.

Attacchi informatici. Indagini approfondite sono state dedicate a oltre 100 attacchi informatici o accessi abusivi a sistemi informatici privati, aziendali e pubblici, con l'identificazione e denuncia di molte persone.

La polpost si riferisce sia a semplici violazioni e impossessamento di caselle di posta elettronica o account su social network sia ai più complessi fenomeni dei "defacement" e degli attacchi a mezzo "ransomware".

Un "defacement", che colpisce generalmente siti web di soggetti istituzionali come i Comuni, è un attacco informatico consistente nella violazione del web server dell'Ente e nell’arbitraria sostituzione di una o più pagine del sito con una realizzata dai criminali informatici con rivendicazioni di tipo sociopolitico.

Di più ampia portata, e in crescita, è l'ultimo di questi fenomeni. Infatti, nel 2014 la polizia postale ha ricevuto diverse denunce, prevalentemente da parte di titolari o sistemisti di piccole aziende, e in minima parte anche da utenti privati, relative all’”infezione estorsiva” dei sistemi aziendali da parte di ransomware di tipo cryptolocker (“virus informatici”, per semplificare), con conseguente perdita di dati aziendali.

Il cryptolocker, generalmente diffuso tramite un allegato di posta elettronica, ha la capacità di infettare qualsiasi sistema windows criptando quasi immediatamente dopo tutti i dati presenti sul disco rigido del pc locale o del server e dei relativi supporti esterni e percorsi di rete (file, cartelle e altri pc a esso collegati).

Fatto ciò, viene richiesto all'utente il pagamento di un “riscatto” per ottenere una chiave di decriptazione. In questi casi, dicono gli investigatori, pagare è sconsigliato e spesso non serve a nulla. L'unica vera soluzione all'attacco è di tipo preventivo: nelle aziende vanno assolutamente implementate politiche di sicurezza adeguate anche rispetto ai backup dei dati.

In altre parole, il continuo salvataggio dei dati e il successivo recupero consente di evitare danni irreversibili in quanto, se le indagini proseguono alla ricerca dei criminali, l'esperienza maturata ha finora dimostrato che i dati criptati quasi mai vengono recuperati. ©RIPRODUZIONE RISERVATA