«Senza i soldi occuperemo l’Asse»

Ultimatum dei proprietari dei terreni in attesa da 45 anni: vogliamo gli indennizzi oppure protestiamo

PESCARA. Sono 45 anni che i proprietari dei terreni espropriati per realizzare l’Asse attrezzato attendono i risarcimenti. L’anno scorso, l’amministrazione regionale aveva annunciato l’avvio dei pagamenti, ma finora le 40 famiglie interessate non hanno visto nemmeno un euro. Adesso, la loro pazienza è giunta al termine e si dicono pronte a dare il via a proteste eclatanti, come ad esempio l’occupazione dell’Asse attrezzato. L’annosa questione è tornata alla ribalta delle cronache ieri, quando il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Domenico Pettinari ha organizzato una conferenza stampa alla quale hanno preso parte alcune delle famiglie espropriate. «Abbiamo ricevuto una chiamata da questi cittadini che ci hanno raccontato la loro incredibile vicenda», spiega Pettinari, «si tratta di 40 famiglie che hanno subìto un esproprio e sono ancora in attesa di ricevere un risarcimento pari a 12.305.000 euro».

La loro storia, ricostruita in un’interpellanza presentata da Pettinari nel giugno scorso, comincia addirittura nel 1970, quando il Consorzio per lo sviluppo industriale Pescara-Chieti vara il progetto dell’Asse attrezzato. L’allora prefetto di Chieti, con decreto di esproprio, ordina ai proprietari di mettere a disposizione i loro terreni che ricadono sul percorso dove verrà costruito poi l’Asse attrezzato, fissando gli indennizzi a cura del Consorzio e disponendo il deposito degli stessi presso la Cassa depositi e prestiti.

Il valore delle aree stabilito dall’Ufficio tecnico erariale risulta però troppo basso rispetto a quello di altri espropri. Per questo, alcuni proprietari decidono di ricorrere all’autorità giudiziaria per contestare il prezzo. Nel 1983, il Consorzio Asi Val Pescara consegna provvisoriamente un tratto dell’Asse all’Anas. Nel frattempo, i giudici del tribunale di Chieti, dopo ben 18 anni dall’inizio della causa civile, fissano il prezzo degli espropri che è quasi dieci volte quello dell’Ute. Nel 2007, il Tar investe l’allora presidente della Regione ad occuparsi del pagamento degli espropri, in quanto il consorzio è un ente controllato dalla Regione. La Regione nomina un commissario ad acta, il quale tenta invano di mettere in moto il risarcimento. Nel 2009, viene sancita l’impossibilità del pagamento a causa del dissesto finanziario del Consorzio. L’anno scorso la Regione, guidata da D’Alfonso, preannuncia il pagamento dei risarcimenti da parte dell’Anas, ma i soldi non arrivano. Così, nel giugno scorso Pettinari presenta un’interpellanza alla quale risponde il vice presidente Lolli. «Lolli promette l’impegno da parte della Regione ad intervenire affinché gli organi preposti saldino il conto», dice. Ora, i proprietari non vogliono più attendere. «La Regione deve assumersi le proprie responsabilità», afferma Silvio D’Ilio portavoce degli espropriati, «sono due anni che attendiamo che D’Alfonso ci riceva. Ora basta: o ci restituiscono le aree, o ci danno i soldi».

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