Si torna in classe, i comitati dei genitori: «Verifichiamo se le scuole sono sicure» 

Parla la presidente dell’associazione delle famiglie abruzzesi: «Non ci bastano gli indici. Ai dirigenti scolastici, ai Comuni e alle Province chiederemo le fatture dei lavori fatti»

PESCARA. La scossa di intensità 3,9 di ieri notte nella Marsica e la decisione del sindaco di Avezzano di chiudere per oggi le scuola (vedi gli altri articoli nelle cronache) rafforzano più che mai la necessità di andare avanti con la campagna scuole sicure. Quanti dirigenti scolastici esporranno o comunque renderanno pubblici l’indice di rischio sismico? Il giorno della verifica è arrivato. Ma la campagna del Centro è solo al giro di boa. Quella di oggi è la prima tappa. La presidente dell’Assai (associazione scuole sicure Abruzzo Italia) annuncia nell’intervista rilasciata al quotidiano degli abruzzesi che la richiesta successiva dei genitori sarà quella di rendere pubbliche anche le fatture dei lavori eseguiti nelle scuole. E poi di far visionare le schede di rischio sismico a tecnici terzi scelti dai genitori. Leda Ragas, presidente dell’Associazione, rivela al Centro di aver anche presentato un esposto in procura sulle scuole a rischio.

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Signora Ragas, che cosa farete voi genitori dell'Assai questa mattina?
«Verificheremo se le scuole abruzzesi sono sicure chiedendo a ciascun dirigente le schede di rischio sismico».
Chi siete e quanti siete?
«Siamo tanti, migliaia di genitori che vogliono delle risposte concrete perché ci dicono che non possiamo affidarci solo a un numeretto, quello dell’indice di vulnerabilità. Noi infatti stiamo portando avanti la realizzazione dell'accesso agli atti delle nostre scuole. Vogliamo la documentazione completa ed esaustiva e pensiamo che questa possa passare attraverso la fatturazione dei lavori, eseguiti in somma urgenza nel corso dell’anno dopo ogni sisma, per capire quali siano effettivamente, al di là dei numeretti, le problematiche delle nostre scuole».
Da dove nasce il vostro impegno civico?
«Riteniamo che salvaguardare le persone che amiamo sia la cosa più importante, e i figli sono in assoluto la cosa più grande che abbiamo. Non ragioniamo però solo per il nostro o per i nostri figli, ma per tutti i bambini che frequentano le scuole abruzzesi».
Che uso farete degli indici di rischio sismico?
«Stiamo richiedendo la documentazione completa perché vogliamo avere la possibilità di farla visionare anche da tecnici esterni, per capire se gli indici siano corretti».
Si spieghi meglio.
«Gli indici sismici sono calcolati in base a dei parametri prefissati, ma alcuni ingegneri ci hanno spiegato che questi parametri e gli indici, seppure rigorosi, non sono sufficienti perché non tengono conto di molti elementi che invece rappresentano bene la storia delle scuole. In parole semplici: vogliamo capire tutte».

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Studiando, in questi giorni, i 417 indici di rischio sismico delle scuole abruzzesi, emerge un sospetto: alcuni indici zero non corrisponderebbero alla realtà. Il rischio sarebbe stato aumentato per ottenere la certezza di finanziamenti. Un falso a fin di bene? Che cosa ne pensa?
«Con le nostre verifiche scopriremo anche i falsi a fin di bene che non possono essere accettati perché, facendo questa operazione, si passa avanti a quelle scuole che hanno messo l'indice reale basso e magari non potranno prendere prima i soldi, per costruire, perché qualcuno ha fatto il furbo».
E che cosa dice ai sindaci, ai presidenti di Provincia e ai dirigenti scolastici che, in questi ultimi giorni, si sono impegnati a esporre o comunque a rendere pubblici gli indici di rischio, accogliendo l'appello del Centro e dell’associazione Assai?
«Siamo contenti di questa risposta anche perché nostro fondamento è che per un cambiamento reale e tangibile si debba lavorare in sinergia. E questo è il primo passo per poterlo fare».
Questa mattina andrete a verificare se sono state solo promesse oppure annunci concreti. In che modo?
«Sia sul posto sia attraverso la rete di Facebook, dove troviamo tutti i comitati di genitori con cui l’Assai dialoga. Così verificheremo a tappeto se realmente gli indici di rischio sono stati esposti o comunque sono di facile reperibilità per chi li chiede. Se non dovesse essere così denunceremo la cosa».
Conosce casi-limite, in un senso o nell'altro: positivi e sicuri, negativi e insicuri, sul territorio abruzzese?
«Certamente un caso positivo è Raiano. Poi c’è un Comune teramano, Corropoli, che vanta indici molto alti. Sono virtuosi quel sindaco e quel Comune che non hanno atteso la fine dell'ultima proroga per inviare le schede di rischio alla Regione, ed hanno agito prima».
Esempi negativi sono stati mai segnalati all’Assai?
«Dappertutto in Abruzzo a cominciare da Teramo che per molto tempo, ha fatto poco per partecipare ai bandi di finanziamento ma da quest'anno ha cominciato a muoversi. Noi genitori abbiamo proposto più volte anche in Senato e alla Camera che sia obbligatorio per ogni Comune avere un ufficio che segua bandi e progettazione. Senza questo ufficio la ricostruzione non riparte».
Ha presentato denunce?
«Sì che l’ho fatto. A Teramo l’Assai si è resa conto che hanno speso 16 milioni di euro negli ultimi 12 anni. Ora con 16 milioni le scuole non saranno tutte quante a norma ma almeno le scale di emergenza e gli impianti antincendio ci dovrebbero stare. Così ho fatto un esposto in procura con cui chiedo di sapere se e come i soldi sono stati spesi».