Riviera affollata di bagnanti: sono 105 i titolari di stabilimenti che attendono la proroga delle concessioni

PESCARA

Stabilimenti, attese 105 proroghe 

Il Comune in ritardo per il rinnovo delle assegnazioni. La scadenza al 2033 soddisfa gli imprenditori

PESCARA. Centocinque concessioni da assegnare sul litorale di Pescara. Ma i balneatori attendono notizie dal Comune sui rinnovi delle concessioni demaniali con scadenza rimandata all’anno 2033, dopo la proroga degli ultimi cinque anni, concessa dal legislatore fino al 2020.
Un traguardo fondamentale, il rinnovo dei prossimi quindici anni, che consentirà agli imprenditori del mare di rilanciare gli investimenti, in parte fermi da tempo, a causa dallo stop causato dalla scure della direttiva Bolkestein che per anni ha bloccato idee e progetti.
Secondo i dati della Sib Confcommercio, presieduta da Riccardo Padovano, sono 105 le assegnazioni sul litorale pescarese, 250 complessive, se si considerano anche i territori rivieraschi di Montesilvano e Francavilla.
Le domande per il rilascio delle autorizzazioni, superata la scure della contestata direttiva europea e sulla base delle nuove disposizioni regionali conseguenti all’ultima legge di bilancio 2018-2019, sono state inoltrate all’ufficio Demanio marittimo. Ma i titolari dei lidi non hanno ancora ricevuto dagli uffici preposti del Comune, il via libera ai rinnovi. Almeno fino a ieri, la situazione era ancora in stallo a Pescara. Anche se è comunque l’Abruzzo a detenere il primato, a livello nazionale, delle concessioni già rilasciate nei Comuni di Montesilvano, Francavilla e Torino di Sangro, quest’ultimo comune teatino.
Questo provvedimento di deroga concederà ai balneari una boccata di ossigeno lunga 15 anni durante i quali ci sarà più tempo per programmare investimenti per ristrutturazioni e per finalità turistico-ricreative, sportive e quanto altro.
«Perché è questo che gli imprenditori devono fare, investire sul futuro» commenta soddisfatto Stefano Cardelli,titolare dello stabilimento Nettuno e presidente dell’associazione di categoria Ciba-Confartigianato, «avevamo quasi finito l’ossigeno con la scadenza delle concessioni al 2020. Ora è possibile ripartire, anche se molti di noi hanno continuato a farlo malgrado la spada di Damocle della Bolkestein, chi ha realizzato piscine, chi ha ristrutturato i lidi e chi ha programmato attività specifiche per attrarre turismo, ancora troppo locale dalle nostre parti, il 95% dei turisti è residenziale». Per Cardelli ora sarà possibile pensare a diventare grandi «facendo rete» e trovare la strada per catturare «i turisti del nord Europa, ad esempio» per allargare gli orizzonti ricettivi. Ma Pescara deve ripartire dai suoi problemi, per affrontare il futuro. «Pescara», spiega il balneatore e rappresentante di categoria, «ha bisogno del mare pulito per puntare su quella che è la nostra identità culturale: il turismo». E quindi via libera «al dragaggio, alla pulizia del fiume, a nuovi depuratori. È’ necessario abbattere le tasse per B&B, alberghi, ostelli, che ospitano turisti, ma anche abbattere quei mostri ecologici che invadono la nostra riviera da anni» conclude Cardelli.