Trave chiede al Comune 2,3 milioni per l’ex Capitol

La società di costruzioni cita in giudizio l’ente con richiesta di risarcimento danni per aver bloccato il progetto di un nuovo edificio in viale Regina Margherita

PESCARA. Un nuovo palazzo di lusso con appartamenti e negozi: questo doveva sorgere in viale Regina Margherita al posto dello storico cinema Capitol, chiuso definitivamente nel lontano settembre del 2000. Ma quel progetto che prevedeva una volumetria tra i 5.300 e i 6.100 metri cubi di cemento non è stato mai realizzato. È stato costruito, al suo posto, un immobile di dimensioni ridotte, addirittura con cubatura dimezzata rispetto al progetto iniziale. Questo perché gli uffici comunali non hanno più consentito di realizzare quell’intervento, dopo una sentenza del Tar che aveva annullato la prima concessione edilizia. E ora la società che presentò quella proposta nel 2002 e che poi ha costruito l’immobile ridotto, la Trave costruzioni, ha citato in giudizio il Comune per ottenere un risarcimento danni non inferiore a 2.394.386 euro, «nonché», si legge nell’atto, «un risarcimento imputabile alla dedotta perdita di chance e alla lesione dell’immagine aziendale, da liquidare secondo equità, salvo maggiore quantificazione che potrà emergere in corso di giudizio, il tutto oltre agli interessi e alla rivalutazione monetaria». Insomma, un pasticcio che ora rischia di mettere in gravi difficoltà il Comune già in predissesto finanziario. La giunta comunale ha dato mandato all’avvocato Lorena Petaccia di difendere l’ente in giudizio.

La vicenda comincia nel settembre del 2000, quando i titolari dello storico cinema Carla e Aida Costantini decidono di lasciare l’attività chiudendo la struttura di viale Regina Margherita. Il 24 luglio del 2001, viene stipulato un contratto di compravendita avente per oggetto la promessa di trasferimento di una frazione del complesso edilizio di proprietà delle sorelle Costantini alla società Trave 2. L’obiettivo dell’impresa è quello di demolire l’immobile per realizzare una nuova struttura con appartamenti e negozi, di altezza non inferiore a 19,78 metri, e volumetria tra i 5.300 e i 6.100 metri cubi. Il tutto con un dettagliato progetto dell’architetto Paola Forcucci. Il 13 giugno del 2002, il Comune rilascia la concessione edilizia, che poi viene assegnata a Trave tramite voltura, autorizzando la realizzazione di un edificio di nuova costruzione con una volumetria di 5.300 metri cubi. Dopo il rilascio del permesso, le titolari dell’ex cinema e la società stipulano l’atto di compravendita e così Trave può precedere all’insediamento del cantiere e alla demolizione dell’edificio adibito a cinema.

Ma, nel settembre del 2002, alcuni proprietari degli immobili adiacenti al cantiere, ipotizzando delle anomalie nel permesso edilizio, presentano un ricorso al Tar impugnando il provvedimento concessorio e il nulla osta dei Beni ambientali rilasciati dal Comune e richiedendone l’annullamento. Il 20 dicembre del 2002, il Tar accoglie il ricorso e annulla tutti gli atti amministrativi rilasciati dal Comune.

Il 16 ottobre del 2003, la società Trave ottiene un nuovo permesso di costruire che le consente di realizzare un edificio avente cubatura massima di 2.658 metri cubi, cioè di dimensioni dimezzate rispetto a quelle autorizzate in precedenza. L’impresa, tuttavia, lamenta una perdita economica causata da margini di guadagno ridotti, rispetto a quelli che avrebbe potuto ottenere con una cubatura più elevata. Per questo Trave 2 costruzioni avanza al Comune una richiesta di risarcimento reclamando «la violazione di legittimo affidamento negli atti amministrativi approvati». Il 14 dicembre del 2007 la società, tramite raccomandata, intima al Comune il pagamento di una somma pari a 820.000 euro, oltre agli interessi e rivalutazione, per i danni patiti a seguito dell’annullamento della concessione. Ora la società è ricorsa al tribunale e la richiesta di danni è triplicata.

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