TRE CITTÀ un comune

PESCARA. Uno solo Comune per tre città. Un solo sindaco chiamato a governare, da un’unica cabina di regìa, Pescara, Montesilvano e Spoltore. I cittadini lo vogliono, dopo aver risposto sì, a grande...

PESCARA. Uno solo Comune per tre città. Un solo sindaco chiamato a governare, da un’unica cabina di regìa, Pescara, Montesilvano e Spoltore. I cittadini lo vogliono, dopo aver risposto sì, a grande maggioranza, nel referendum consultivo del 2014. Ma da tre anni, la Regione, chiamata a legiferare su questa chiara espressione della volontà popolare, non ha ancora maturato una decisione. Ed è uno stallo amministrativo non più giustificabile, a detta di Nuova Pescara, l’associazione nata in seno al Forum dell’Economia e dello sviluppo della Camera di commercio, alla quale aderiscono diversi soggetti promotori. «Lunedì scorso, abbiamo avuto un primo incontro con la Regione» riassume il presidente del comitato promotore, Marco Camplone, «che ci ha ascoltato, impegnandosi a mettere in agenda il disegno regionale per l’approvazione in Consiglio. Questo è un piccolo grande traguardo, perché sul tavolo ci sono ben tre disegni di legge, due della maggioranza e uno dell’opposizione (M5s ndr) che aspettano di essere realizzati».
Perché nasce il gruppo della Nuova Pescara? Il rilancio della “città metropolitana”, sia pur di molto ridimensionato rispetto ai progetti di cui si parla da almeno un trentennio, si spiega non solo per la volontà popolare espressa con un referendum, ma soprattutto per la necessità, a detta dei proponenti, di concretizzare i risparmi derivanti dalla costituzione di un solo Comune. A cominciare dai servizi, per proseguire con i costi reali della politica. Torna così il tema dell’efficienza, e della semplificazione delle burocrazie, per meglio amministrare territori affini e, di fatto, uniti da decenni. «È un traguardo», rimarca Camplone, «che non può più eludere la definizione dei tempi di realizzazione. Chiediamo di essere rappresentati nella commissione regionale che discuterà il disegno di legge, perché abbiamo l’obiettivo di incalzare la politica e di costituire, entro il 2019, un’unica città. Più grande».
Secondo i promotori della Nuova Pescara, i ritardi accumulati negli ultimi tre anni hanno provocato «una perdita di 44 milioni 651 mila euro di finanziamenti disponibili per le aree metropolitane», posto che la legge di stabilità 2017 aumenta il contributo statale per i Comuni istituiti tramite fusione. Sul tema dell’efficienza amministrativa insiste Enrico Marramiero, per conto di Confindustria Chieti-Pescara: «Il Comune della Nuova Pescara», osserva, «deve essere il mezzo per ridurre i costi e migliorare le prestazioni ai cittadini, mettendo a fattor comune i servizi rivolti al pubblico: dalla sicurezza alla pulizia delle strade, dai trasporti alla viabilità. Per poter ottenere questo risultato, con una conseguente ottimizzazione dei costi, è necessario e imprescindibile agire da un punto di vista amministrativo, costituendo un solo Comune, con un solo sindaco e una sola giunta».
Ma può una costruzione così complessa partire dal risultato finale? Non sarebbe più logico realizzare prima i servizi, a cominciare dai trasporti – da programmare su scala regionale – che sono il vero tessuto connettivo di un’area che ambisce a una più semplificata rappresentanza amministrativa? Com’è possibile immaginare una fusione a tre, escludendo Comuni come San Giovanni Teatino – che con l’aeroporto d’Abruzzo è un quartiere di Pescara – o Francavilla al mare che, da sud a nord, fino a Silvi, costuiscono da decenni una sola grande realtà urbana? A queste domande, i sostenitori della Nuova Pescara ribattono che sarebbe molto più difficile allargare il progetto ad altre province, perché ben lungi dall’essere state abolite continuano a costituire un ostacolo. Che quindi meglio è partire subito da un nucleo di tre Comuni, per poi crescere con gradualità. «Dobbiamo puntare al risultato finale», commenta Carmine Salce (Cna), «perché da 7 anni le nostre associazioni non vengono ascoltate. Ciò che adesso ci interessa è la velocità dei tempi e la certezza dei risultati: abbiamo chiesto che si partisse con l’omogeneizzazione dei procedimenti amministrativi, che sono tanti e ingarbugliati. Bisogna pensare con la logica di un unico Comune, con un unico regolamento. Solo così tutto diventerebbe più semplice».
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