Tre quintali di botti in casa: due arresti

Il sequestro in un appartamento di via Sauro. La polizia: poteva esplodere l'intero edificio

PESCARA. La soffiata alla squadra mobile diceva «cocaina ed eroina». Così l'ispettore capo della sezione Antidroga Nicolino Sciolé ha cominciato ad appostarsi sotto il palazzo di via Nazario Sauro, alle porte di Pescara vecchia, e ha scoperto un viavai di rom, quasi tutti con precedenti per spaccio di droga. Ma durante il blitz nell'appartamento al secondo piano del palazzo, scattato sabato sera con la scusa di una perdita d'acqua, sono spuntati più di tre quintali di botti fuorilegge, tutti made in Cina e stipati su scaffali e negli armadi, lasciati dentro scatoloni sul pavimento e su un divano vicino ai termosifoni.

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Una santabarbara, commenta il capo della squadra mobile Pierfrancesco Muriana, che avrebbe potuto far saltare in aria tutto il palazzo soltanto con una scintilla: cento chili di polvere nera. Due gli arrestati: Riccardo La Sorda, pescarese di 36 anni, e un portoghese residente a Montesilvano, Manuel Antonio Almeida, 53 anni. Ora, con un provvedimento del pm Giuseppe Bellelli, i due si trovano in carcere con l'accusa di detenzione di materie esplodenti: è stata applicata la stessa normativa che disciplina le armi da guerra. E la squadra mobile è pronta a procedere anche per il reato di strage ma deve aspettare un'analisi tecnica degli artificieri sui botti sequestrati.  È il primo sequestro di botti quest'anno. Ma come sono arrivati più di tre quintali di bombe - «Ordigni esplosivi a tutti gli effetti», secondo Muriana - in un condominio elegante, con due pub e un negozio al piano terra e una famiglia con due bambini nell'appartamento accanto al deposito illegale? Per la squadra mobile, i botti sono frutto di un furto messo a segno in uno degli stabilimenti della provincia e sarebbero stati messi presto in vendita sulle bancarelle abusive: si tratta di artifici pirotecnici pericolosi, di quarta e quinta categoria, che non si possono vendere né detenere se non con una un'autorizzazione delle forze dell'ordine.  «Ombre rosse», «Wild Billy», «Fontana fiori splendidi», questi i nomi stampati sulle confezioni colorate e, all'apparenza, innocue: «Questi botti sono più pericolosi del plastico», avverte Muriana, «e la deflagrazione può avvenire anche solo per sfregamento».  A raccontare il retroscena del blitz è proprio Sciolè: «Abbiamo fatto una telefonata sul cellulare di uno dei due affittuari dell'appartamento», spiega, «e, quando abbiamo capito che era in casa, ci siamo finti i titolari del negozio cinese del piano terra e abbiamo accampato la scusa di una perdita d'acqua. Quando si è aperta la porta, abbiamo trovato i botti nascosti ovunque». E custoditi, senza paura, vicino ai termosifoni e accanto a un albero di Natale con le luci accese di fabbricazione cinese: nell'appartamento, la polizia ha trovato anche siringhe sporche e residui del confezionamento di droga. «Abbiamo sventato un pericolo», spiega Marina Parisio, dirigente della polizia amministrativa che sta coordinando i servizi di prevenzione e controllo sul territorio per prevenire la detenzione e la vendita dei botti illegali.

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