TERAMO

Un colpo in testa con la pistola, ancora in gravi condizioni il 18enne teramano

Sottrae l’arma al padre e preme il grilletto mentre è in casa con un altro studente. A chi lo ha soccorso ha fatto in tempo a dire: «Non mi sono sparato», poi è caduto in coma

TERAMO. Il confine tra la vita e la morte è il rumore sordo dello scatto di un grilletto. Forse un gioco, forse un incidente, forse altro con quella pistola semiautomatica sottratta qualche ora prima a papà. Basta un attimo e E.D.B., 18 anni, studente di Nereto, crolla a terra: la cronaca di un verbale racconterà che è partito un colpo tra la tempia e l’orecchio, con lui che nei primi momenti ai soccorritori ripete «Non mi sono sparato». L’epilogo è il coma in una stanza del reparto di rianimazione dopo due complesse operazioni eseguite una dietro l’altra in una notte infinita. Infinita per mamma e papà che appena accortisi dell’arma sparita dall’alloggio di Nereto si sono precipitati a Teramo con l’angoscia che solo chi è genitore può provare, infinita per i tre studenti che con lui condividono la casa in via Tevere diventati improvvisamente molto più grandi dei loro vent’anni. Quando tutto è successo due erano nelle loro stanze e non si sono accorti di niente, un altro era in salone a sentire della musica con le cuffiette. «Non so che cosa sia successo», ha raccontato ai poliziotti, «mi sono girato e l’ho visto con la pistola in mano sulla faccia. Un attimo e l’ho visto a terra». E’ stato il primo a soccorrerlo, a chiamare il 118 mentre tutt’intorno la vita diventava cronaca di in un’inchiesta della Procura.

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IL COLPO NELLA NOTTE. Al numero 9 di via Tevere, nel quartiere San Berardo, c’è l’appartamento in cui vivono quattro ragazzi. Sono studenti, alcuni universitari e altri delle scuole superiori come il 18enne di Nereto che frequenta un istituto privato. «Un ragazzo normale, un giovane come tanti altri della sua età» racconteranno gli amici. La serata trascorre, almeno apparentemente, come tante altre. Anche per E.D.B. che rientra nell’appartamento di via Tevere dopo essere stato nella casa dei genitori dove si appropria di quella semiautomatica calibro 9x21 di marca Bernardelli legalmente detenuta dal padre. Mancano pochi minuti a mezzanotte quando il ragazzo esce dalla sua stanza con la pistola che tiene tra le mani. Il suoi coinquilino sta sentendo la musica con le cuffiette. Si gira e lo vede con l’arma vicino alla tempia. Il tempo di uno sguardo e parte il colpo. Il 18enne cade a terra, il volto devastato da quel proiettile che prima di uscire dalla guancia sinistra danneggia il palato, la mandibola e l’orbita oculare. Poi l’arrivo delle ambulanze del 118, i primi soccorsi, l’intervento della polizia con gli agenti della squadra mobile diretti dal vice questore aggiunto Roberta Cicchetti e del sostituto procuratore di turno Laura Colica.

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LA RICOSTRUZIONE. I primi accertamenti della scientifica escludono sin da subito che ad impugnare la pistola sia stato qualcun altro perchè vengono immediatamente eseguiti gli stub, ovvero il vecchio guanto di paraffina e cioè l’esame che consente di verificare la presenza di polvere da sparo sulle mani. A sparare è stato solo il ragazzo. Esclusa sin dall’inizio l’ipotesi di una roulette russa visto anche il tipo di arma che non è una a tamburo, ora saranno le indagini a dover chiarire il perchè. Una bravata, un incidente, forse un gesto intenzionale? Per tutta la nottata gli agenti hanno raccolto le testimonianze degli amici per capire se nelle ultime ore ci fosse stato qualche atteggiamento particolare, ma sembra che non sia emerso nulla, almeno per il momento. La cosa certa è che nella stanza del giovane e sul suo computer non sono stati trovati messaggi riconducibili al gesto.


IN OSPEDALE. Per il ragazzo, ora ricoverato in coma nel reparto del rianimazione del Mazzini, due interventi chirurgici uno dietro l’altro. Il primo fondamentale per sua salvezza in cui i neurochirurghi Filippo Pineto e Beniamino Nannavecchia dell’equipe di Danilo Lucantoni hanno provveduto all’asportazione parziale del lobo temporale e alla ricostruzione della base cranica e, vista l’esistenza di un vasto edema cerebrale, è stata eseguita una craniotomia . Successivamente è intervenuto il chirurgo maxillo facciale Paolo Di Emidio per un primo intervento di rimozione di tutti i frammenti ossei. Non è escluso che possa essere sottoposto ad un altro intervento perchè rischia di perdere l’occhio destro.


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