Il corteo di marzo per Alessandro Neri

OMICIDIO NERI

Un Dna di donna sul giubbotto di Ale 

Le indagini si concentrano sulle frequentazioni femminili di Nerino. Diverse ragazze sono state convocate in caserma

PESCARA. C’è un Dna femminile. Su questo, anche su questo, si stanno concentrando i carabinieri del Nucleo investigativo che dall’8 marzo, da quando è stato ritrovato il corpo di Alessandro Neri, non hanno mai smesso di lavorare per dare un nome e un volto all’assassino del giovane di 29 anni.

Alessandro Neri

Il Dna femminile è stato rilevato sugli abiti di Nerino analizzati dai Ris di Roma e, in particolare, sul giubbotto con il cappuccio di felpa che Alessandro indossava il pomeriggio del 5 marzo, quando ha salutato la madre e non è più tornato a casa, a Villa Raspa.
Un dettaglio importante, ma che potrebbe anche non avere rilevanza ai fini delle indagini, perché il giubbotto potrebbe essere stato toccato da tante persone e anche nei giorni precedenti a quel maledetto 5 marzo, quando il giovane è stato ucciso con due colpi di pistola. Ma è pur sempre una traccia che va verificata e comparata. Gli investigatori agli ordini del maggiore Massimiliano Di Pietro già nelle settimane scorse hanno acquisito una trentina di profili genetici nella cerchia di amici e conoscenti vicini ad Alessandro, ma la risposta dei Ris in merito alla scoperta di un Dna femminile consente di stringere il cerchio delle verifiche. Per questo tra gli amici riascoltati, i carabinieri hanno sentito anche diverse ragazze con cui il giovane ha avuto a che fare.

La stradina che porta al torrente Vallelunga dove è stato trovato il corpo di Alessandro Neri

A questo punto, si tratta infatti di ricostruire anche la sfera sentimentale e dei rapporti più personali di Alessandro Neri, riservato e chiuso su tutto e a maggior ragione sulle sue relazioni private.
Una pista che gli investigatori stanno verificando dall’inizio e che, ipotizzando che quel 5 marzo Alessandro avesse litigato con una donna, li aveva portati anche a controllare se tra le persone medicate al pronto soccorso tra la sera del 5 marzo e il giorno successivo ci fosse il nome di qualche ragazza riconducibile a lui. Una ragazza con cui, prima di essere ucciso, Alessandro aveva discusso, o che comunque era finita nella lite esplosa tra Alessandro e una terza persona proprio per causa sua. Un ulteriore accertamento, uno dei tantissimi svolti dai carabinieri coordinati dal pm Valentina D’Agostino, che racconta le indagini a 360 gradi portate avanti in questi quasi tre mesi.

La pm Valentina D'Agostino
A dar peso alla pista femminile c’è anche il fatto che sul telefonino della vittima non sia stato trovato nulla, tra telefonate o messaggi, relativo all’incontro che intorno alle 18,30 del 5 marzo si è poi consumato in centro. Come se Alessandro sapesse già dove andare e chi incontrare. Come se non ci fosse bisogno di un appuntamento, perché Nerino sapeva già dove trovare la persona che doveva incontrare. Il luogo di lavoro o casa. E così probabilmente è stato.
E poi? Che cosa è successo dopo? Quella persona l’ha incontrata davvero? Quel Dna femminile trovato sul giubbotto di Alessandro potrebbe non dire niente, ma potrebbe essere la firma di chi l’ha abbracciato prima della sua condanna a morte.
Alessandro Neri, così dice dall’inizio chi lo conosceva, aveva successo con le donne, ma sapeva stare al suo posto, rispettoso di ruoli e situazioni. E gestiva in maniera del tutto riservata i contatti con l’altro sesso. Si spiega così il fatto che questo aspetto della sua vita è ancora pieno di ombre per gli investigatori che invece sono riusciti a individuare e ad analizzare gran parte dei suoi affari, dalla compravendita alle aste, fino alle due società a lui riconducibili. E questo sarebbe anche il motivo per cui l’ambiente della malavita non ha dato ancora l’aiuto cercato dai carabinieri che ne hanno sentito le voci, più o meno confidenziali e più o meno vicine ad Alessandro. Eppure sarebbe bastata, come ha più volte chiesto la madre di Alessandro, Laura Lamaletto, una lettera anonima per dare la svolta sperata e al tempo stesso, dal punto di vista della criminalità, per spegnere i riflettori su un ambiente che dal 5 marzo patisce il fastidio di trovarsi perennemente sotto la lente di ingrandimento delle forze dell’ordine. Sapere chi è stato e perché, trovare l’assassino di Alessandro, paradossalmente converrebbe anche a molti dei personaggi della malavita locale. Per questo, chi per amicizia, chi per interesse, in maniera sotterranea e silenziosa più di uno si è attivato. Niente di niente. La svolta non arriva e le informazioni che circolano sono sempre le stesse che si rincorrono amplificate dal passaparola mediatico.
Adesso c’è un Dna femminile.
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