Un impianto per “cuocere” l’amianto 

Progetto sperimentale della Regione, con Res.Gea (Università di Chieti), Veram ed Ecolan per smaltire le lastre di eternit

PESCARA . Un progetto sperimentale per il recupero e il trattamento di materiali contenenti amianto, attraverso un processo di “decomposizione” che, alla fine del ciclo, consentirà non solo di liberarsi dalle fibre di asbesto, ma anche di recuperare altri minerali e avviarli verso il recupero.
È quello che la Regione intende realizzare grazie alla collaborazione con Res.Gea, spin off dell’Università D’Annunzio di Chieti, la Veram srl e la Ecolan spa. Nei giorni scorsi la Giunta ha approvato lo schema dell’accordo di programma, che nasce con l’obiettivo di dare concreta attuazione alle politiche nazionali e comunitarie di salvaguardia ambientale e tutela della salute dei cittadini e dei lavoratori esposti all’amianto.
Nel programma è prevista la realizzazione di un impianto in grado di trattare dalle 18mila alle 20mila tonnellate all’anno di manufatti in cemento amianto, attraverso due fasi: la prima prevede l’utilizzo di scarti alimentari a Ph acido, per decomporre a temperatura ambiente la “matrice” cementizia, costituita principalmente da carbonato di calcio e che rappresenta circa l’85% del composto. La seconda consiste invece nel denaturare il restante 15%, vale a dire le fibre di amianto, attraverso un processo “idro-termico” a 170 gradi. Il processo, ideato dal Laboratorio di strutturistica chimica dell’Alma Mater Studiorum di Bologna (coperto da brevetto internazionale), è in grado di distruggere completamente la struttura cristallina dell’asbesto, fino a liberare una soluzione ricca di ioni Magnesio, Nichel, Manganese, dalla quale i minerali possono essere estratti per essere recuperati. La frammentazione e la disgregazione del cemento-amianto avviene in “depressione” e successivamente in immersione a cisterna chiusa, evitando così ogni possibile emissione di fibre di amianto nell’ambiente.
Non è casuale la scelta dei partner che affiancheranno la Regine nella realizzazione del progetto. La Res.Gea ha sviluppato una metodologia innovativa di mappatura e censimento delle coperture in eternit, con tecniche di telerilevamento sull’intero territorio regionale; la Veram, invece, dovrà integrare i rilievi a terra per la caratterizzazione dei materiali individuati. La Ecolan, infine, società a capitale pubblico costituita da 53 Comuni «che soddisfa le esigenze legate allo smaltimento e recupero dei rifiuti urbani di una popolazione di circa 160mila abitanti residenti nel territorio Frentano, Sangro-Aventino, Ortonese-Marrucino», dovrà coordinare le attività della Res.Gea e proporre il progetto per la realizzazione dell’impianto, da assoggettare alla valutazione di impatto ambientale. Dovrà anche farsi carico di proporre un nuovo soggetto giuridico in compartecipazione, sempre con la Res.Gea,che dovrà realizzare e gestire l’impianto. Infine, dovrà mettere a disposizione un terreno con destinazione industriale, da ricomprendere nel piano finanziario dell’investimento. Per ora la delibera, pubblicata il 2 febbraio, non prevede impegno finanziario.