Un Montepulciano con i vecchi compagni di scuola

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Non avevo mai ascoltato una messa con applauso finale. Dovevo capitare a Bominaco per avere quella esperienza, precisamente all’Oratorio di San Pellegrino. Una rentrée coi miei vecchi compagni di scuola, visita al vecchio monastero e poi dritti a Fagnano Castello: il piccolo ristorante era stato ricavato da una costruzione rigorosamente in pietra che conservava, anche se restaurata in parte, il fascino basso medioevale di quella zona. Un panorama antico all’esterno, tutta la via dei tratturi a perdita d’occhio laggiù nella piana; dentro un localino modesto, diviso in due settori da una grata in legno a forma d’ arco, arredato con mobili d’epoca dove facevano bella mostra di sé alcune bottiglie di vino nobile, come il Montepulciano di Filomusi Guelfi. Ci sedemmo attorno alla tavolata ad assaggiare l’antipasto di coppa di maiale, salamino di fegato al miele, tenera pancetta cruda tagliata a fettine sottili, mozzarella al tartufo nero, tutto annaffiato con gustoso vino novello. Eravamo tredici, Vincenzo a capotavola con la sua reflex poggiata vicino al piatto, a fianco la bella moglie, Antonella meravigliosa organizzatrice , Tonino col suo carisma, il vero collante della compagnia, Aldo col suo eterno umorismo e Gianna dagli occhi sognanti, io e la mia giovane moglie, Sergio con la sua silohuette da cowboy ed Emilia dagli occhi verdi, quando si toglieva gli occhiali scuri, e i capelli d’ebano tagliati corti e alla moda come l’eroina di un fumetto, la bionda Alida e il suo giovane Antonio, l’enigmatica Daniela col suo immancabile iPad. Quando arrivò la polenta sulle scifette di legno di faggio Tonino disse che era il caso di annaffiarla con un vino importante: ordinò un rosso Cataldi Madonna, era di un bel rubino trasparente, in bocca ti lasciava un sapore piacevole di prugna e di amarene. Era il più antico Montepulciano d’Abruzzo disse. Sulla polenta coperta di sugo rosso grossi tocchi di salsiccia spuntavano invitanti.

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