Una vita da pastore, sui monti della Maiella con gregge, internet e Tex Willer

La storia di Adriano, 41 anni, sposato e padre di due figlie che ha ripreso le pecore del nonno di ritorno da Melbourne

SANT’EUFEMIA A MAIELLA. Possiede un gregge di 480 pecore e 20 capre, parla tre lingue ( inglese, spagnolo e romeno), legge Tex Willer e riviste scientifiche, smanetta su internet e aggiorna il profilo social, persino ad alta quota, e ascolta musica in cuffietta mentre conduce l’armento.

Adriano Iacobucci, 41 anni, nato a Melbourne e residente a Sant'Eufemia a Maiella, è un «pastore professionista», come egli stesso si definisce, molto hi-tech e tanto amante della lettura. Ieri sera, a Scafa, durante la presentazione del libro "I pastori in terra d'Abruzzo" ha portato la sua testimonianza di imprenditore formato in una famiglia dedita alla pastorizia da tre generazioni. Ha vissuto otto anni in Australia dove i genitori si erano trasferiti, a cercar fortuna, tra gli anni Sessanta e Settanta. Sposato con Angelina Del Tondo, di origini venezuelane (Maracay) e padre di Lara Pia e Adriana, 11 e 7 anni, dagli inizi dell'attività, nel 1990, la sua quotidianità è scandita dai ritmi lenti che gli impongono le pecore (nel gregge convivono anche arieti e capre).

Sveglia alle cinque e mezzo, riempie lo zaino con panini al formaggio, l'immancabile radiolina, batterie, uno dei 250 fumetti di Tex Willer della sua collezione, settimane enigmistiche, riviste scientifiche («dal 1991 non ho perso un numero di Focus»), Gazzetta dello sport, cellulare per aggiornare il profilo e comunicare con il mondo, compresi gli amici spagnoli e romeni, attraverso whatsapp.

Poi parte. A seconda del tempo, neve, sole o pioggia, accompagnato dai suoi fedelissimi cani, Pippo, un pastore belga e Lupetta, un border collie, sceglie il mezzo: moto, trattore Landini o automobile, con cui salire, a tre chilometri da casa e mille metri di altitudine, in località Fonte Carbone, dove il gregge trascorre gran parte dell'anno nei mesi invernali, su un terreno recintato, di proprietà, prima di affrontare le stagioni della transumanza, a maggio e a novembre tra Scafa e Torre de' Passeri.

Il suo sogno è quello di «riuscire a costruire una grande stalla a Sant'Eufemia per evitare gli spostamenti della transumanza che oggi si fa sulle strade asfaltate, perché non ci sono più i tratturi di una volta». Arrivato sui monti, «comincio a mungere le pecore per un paio d'ore», racconta, «le conosco bene una per una. So quale fa il latte ogni giorno. Verso le sette e mezza torno a casa e faccio colazione con le mie figlie prima che vadano a scuola, poi ritorno al gregge su in montagna, in uno stazzo dove ho posizionato un camper attrezzato di tutto ciò che mi occorre per affrontare intere giornate sui monti. Se il freddo è intenso, resto in roulotte ma subisco comunque le intemperie insieme agli animali, perché se accade qualcosa, se il gregge fa i capricci, devo uscire e intervenire anche con un metro di neve o se piove a dirotto. Faccio una vita sacrificata, ma è la mia vita. Come quella di mio nonno Elio e papà Enio, che mi dà una mano insieme a mia sorella Annetta, a preparare le "pezze" di formaggio, che non vendo ma mangio in compagnia degli amici». Adriano Iacobucci è nato il 1° marzo 1975 . A Melbourne era emigrata la famiglia della madre Vittoria, nel 1962. Otto anni dopo, nel 1970, anche suo padre va nella terra dei canguri a cercare lavoro nelle costruzioni fognarie e gli acquedotti. «Mamma e papà, che a Sant'Eufemia andavano a scuola elementare insieme, si ritrovano al di là dell'oceano e si innamorano».

Il matrimonio, la nascita dei figli, poi il ritorno in Abruzzo nel 1983. Col lavoro si ricomincia daccapo, dal gregge di nonno Elio, padre di 11 figli. «Al ritorno a Sant'Eufemia, abbiamo riacquistato gli ovini dal nonno e fondato l'azienda con 1100 pecore. Fino a sei anni fa si viveva bene con questo mestiere, mi sono fatto la casa e ho messo su famiglia. Poi la crisi si è fatta sentire. Le leggi dovrebbero tutelare di più la nostra categoria, non siamo competitivi ma tiriamo avanti. Vendiamo molto tra Pasqua e Natale, agnelli vivi, a macellerie e ai privati. Alle mie pecore non dò mangime, si nutrono di mais, orzo, grano, e brucano tanta erba. E se arriva la neve, ho una buona riserva di fieno». Al tramonto si torna a casa, cena in famiglia e tv. Alle otto è già ora di andare a letto.

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