CALCIO / MONDIALI

È l’estate di Giorgia Rossi: io, cresciuta a pane e calcio 

Il volto femminile dei programmi su Russia 2018 ha conquistato tutti: «La popolarità? Sono sempre la stessa. Questo lavoro mi piace, non mi pesa»

Spigliata e decisa, bella e brava. È Giorgia Rossi, 31 anni, romana, la regina dei Mondiali di Mediaset, la compagna dei calciofili italiani orfani degli azzurri a Russia 2018. È lei che intrattiene gli amanti del pallone prima e dopo le partite. Domanda, argomenta e dibatte con i commentatori arruolati da Mediaset, da Bernardo Corradi ad Arrigo Sacchi, passando per Alessio Tacchinardi e altri ancora. Ruba un occhio per la bellezza e l’altro per la competenza. È la sua estate, ha conquistato tutti. Anche al telefono sprizza entusiasmo e passione, così come la si percepisce dalla televisione.

Giorgia Rossi, come le è cambiata la vita con la conduzione dei programmi Mediaset sui Mondiali?
«La mia vita quotidiana è identica a prima. In me albergano grande soddisfazione ed entusiasmo per come vengo percepita all’esterno. C’è adrenalina. Sono sempre positiva, anzi sono sempre Giorgia».
Come nasce la passione per il calcio?
«Da piccolina, avevo sette anni la prima volta che sono andata allo stadio. Vengo da una famiglia calciofila. Non amavo i cartoni animati, vedevo le partite in televisione».
Qual è stato il suo modello?
«Non uno in particolare. Ognuno ha il suo modo di porsi. Però, è vero che cerco di cogliere certi aspetti dagli altri e di farli miei».
È stato detto e scritto: Giorgia Rossi è bella e brava.
«È una bella soddisfazione e, tra l’altro, sono appena all’inizio di un percorso durante il quale dovrò mettere a frutto i margini di miglioramento che ho davanti».
Come ci si prepara a un Mondiale?
«In realtà viene semplice per chi fa il giornalista. Si prepara studiando e collaborando con la squadra con cui produci gli eventi live. E poi curiosando molto, storie e personaggi che animano quella che è la manifestazione più bella».
Tifosa?
«No, ho perso questa passione. Ormai vedo il calcio come un qualcosa che appartiene alla mia sfera professionale. E comunque mi piace il bel calcio, chi ha il coraggio di proporre qualcosa di nuovo».
Quali sono i suoi hobby?
«Guardo film e partite di tennis. Mi diletto leggendo libri e autobiografie dei grandi personaggi del passato. Ad esempio, George Best».
Le donne e il calcio, il tabù è caduto definitivamente?
«Spero di sì, giusto che la donna parli di calcio».
L’immagine più bella di questo Mondiale?
«Oscar Washington Tabarez, non ho dubbi. Il ct dell’Uruguay ha dimostrato che si può andare oltre ogni limite se si vuole. Nessuno deve fermare le proprie passioni, anche se la vita ti costringe a sorreggerti con le stampelle».
Come si è sviluppata la sua carriera professionale?
«Ho iniziato a 19 anni con Roma Channel, ma già scrivevo articoli per poter diventare giornalista pubblicista. Poi, sono stata a Sky Sport, dove mi occupavo di calcio internazionale. Una breve parentesi a Rai Sport fino alla chiamata del direttore Brachino che mi ha offerto la possibilità di entrare in Mediaset. Da lì c’è stato un percorso, disegnato insieme al direttore Alberto Brandi, che mi ha portato a fare i Mondiali di calcio, passando per Champions League e serie A».
Lei è fidanzata con il collega Alessio Conti. Come si coniugano sentimento e professione sul posto di lavoro?
«Dividendoli, cercando di scindere. Il lavoro è una cosa, l’amore un’altra».
La prossima stagione che cosa farà?
«Non lo so ancora. Attendo, sono molto serena. Mi sto godendo questa esperienza. Lavorerò anche la settimana successiva alla finale, poi farò le mie vacanze. Ma non mi pesa, perché mi piace il lavoro che faccio, è entusiasmante».
Tra le sue colleghe chi apprezza in maniera particolare?
«Diverse. Da Ilaria D’Amico a Monica Vanali, passando per Lucia Blini e altre ancora. Ce ne sono tante brave».
Chi vincerà il Mondiale?
«Pensavo che il Brasile fosse la squadra più forte, ma ora punto tutto sul Belgio».
Ronaldo alla Juve?
«Avrebbe un impatto incredibile per tutto il movimento calcistico italiano. Come ai tempi di Van Basten o come quando la serie A era la casa dei Palloni d’oro. L’Italia sarebbe vista con occhi diversi all’estero».
Che cosa le piacerebbe fare di diverso sul piano professionale?
«Raccontare storie che possono essere calcistiche o di altra natura. Ma io sono cresciuta a pane e calcio, questo è il mio ambito professionale almeno in questo momento. E comunque non ho mai pensato di fare altro, anche perché nella vita non bisogna mai fare il passo più lungo della gamba».
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