A testa alta

Un punto di (ri)partenza. E la consapevolezza che se c’era una squadra che doveva vincere al Barbera quella era il Pescara. La sterzata c’è stata. L’effetto Pillon ha fruttato un pareggio che ha...

Un punto di (ri)partenza. E la consapevolezza che se c’era una squadra che doveva vincere al Barbera quella era il Pescara. La sterzata c’è stata. L’effetto Pillon ha fruttato un pareggio che ha regalato positività all’ambiente, oltre a muovere la classifica. Una buona prestazione condita da rimpianti, quelli legati al gol fallito in avvio di ripresa da Pettinari sotto porta e dal rigore di Brugman, a 12’ dalla fine, neutralizzato da Pomini. Un altro Pescara - dopo una serie di sei partite con un punto in dote - , coraggioso come lo aveva annunciato Bepi Pillon alla vigilia. Audace senza smarrire il senso della misura. Per certi versi un ritorno all’antico con quel 4-3-3 di zemaniana memoria ripescato dal tecnico trevigiano chiamato al capezzale di un Pescara tramortito dalla paura di finire in serie C. La scossa c’è stata, perché i biancazzurri se la sono giocata alla pari sul campo della terza forza del campionato (seconda dopo il 90’), quel Palermo che aspettava il Pescara per vendicare il passo falso di Parma e agguantare il secondo posto.
Sicuro nelle retrovie, diligente in mezzo al campo e brioso nel tridente d’attacco: un Pescara capace di ribattere colpo su colpo. A tratti anche di prendere in mano le redini della partita nel primo tempo. Più dinamico e fresco sul piano atletico nella ripresa quando ha avuto le occasioni migliori per spezzare quel digiuno di vittorie che dura dal 10 febbraio scorso quando la punizione di Brugman ha condannato la Salernitana alla sconfitta all’Adriatico-Cornacchia. Addirittura un Pescara forte anche sul piano caratteriale, abile a reagire dopo il vantaggio del Palermo, al 24’, giunto grazie a un assolo del brasiliano Coronado che ha messo a nudo le paure difensive di Coulibaly e Fiamozzi.
Non si è lasciato andare, non ha avuto timore di affondare al Barbera e, al 39’, è stato premiato dal quarto gol stagionale di Valzania giunto grazie anche alla deviazione di Chochev. E nel secondo tempo, quando il Palermo ha provato ad alzare il ritmo della partita, ha reagito con personalità con un paio di ripartenze - con Brugman e Mancuso - che hanno seminato lo scompiglio nella difesa rosanero. Al 14’ l’occasione più ghiotta, l’ha fallita il redivivo Pettinari calciando alto da un paio di metri dalla linea di porta. Decisamente più Pescara che Palermo nella ripresa. E al 33’ ecco il fallo su Mancuso in area sotto gli occhi dell’arbitro Piscopo. Ma dal dischetto l’ex Brugman non ha gonfiato la rete, facendosi neutralizzare la conclusione da Pomini. C’è profumo di beffa al Barbera e così al 47’ è stato Crescenzi a spazzare in prossimità della linea di porta dopo un’uscita maldestra di Fiorillo. Che dopo un paio di minuti si è riscattato su una conclusione dalla distanza di Gnahorè.
Buona la prima di Pillon, buona la reazione della squadra che ha sfoderato una prestazione di sostanza nella trasferta più temuta. Due punti di vantaggio sulla zona play out in attesa delle gare che chiuderanno oggi e domani la 34ª giornata. Segnali positivi alla vigilia della partita interna col Bari (ieri 1-1 in casa con la Salernitana), in programma sabato all’Adriatico-Cornacchia. Pillon il “normalizzatore” il primo obiettivo l’ha centrato: rialzare il Pescara. Ora c’è bisogno di un’ulteriore spinta perché la salvezza si raggiunge con le vittorie. Occorre una dimostrazione di forza per compiere uno scatto d’orgoglio anche in classifica. Servirà un salto di qualità, soprattutto, negli ultimi venti metri, dal momento che dal Barbera il Pescara è tornato comunque con un retrogusto amaro che riguarda un attacco che non è riuscito a sfruttare degnamente la mole di gioco espressa.
@roccocoletti1. ©RIPRODUZIONE RISERVATA