Balsorio: buoni numeri, ma i problemi restano 

La presidente regionale della Fidal: «Stiamo lavorando sui giovani»

PESCARA. Il 2018 per l’atletica abruzzese va virtualmente in archivio. Sono state molte le soddisfazioni agonistiche, legate alle imprese dei vari atleti.
Confortante anche la crescita numerica del movimento, che può registrare un incremento costante di atleti tesserati negli ultimi sei anni: passati dai 2.700 del 2012 ai 3.862 del 2018, con aumento anche del settore agonistico.
Allo scadere del primo biennio del suo secondo mandato consecutivo da presidente del Comitato regionale Fidal, Concetta Balsorio traccia un bilancio stagionale, toccando vari temi.
Quali sono i migliori ricordi di questa stagione, di cui si sente gratificata come presidente?
«Sono molti gli obiettivi conseguiti. Posso accennare alla convenzione con l'università di Teramo, alla realizzazione dei progetti di stimolo all’attività, a sostegno degli atleti, dei tecnici, del settore podistico e all’aumento dei giudici di gara. Inoltre, sono aumentati del 18% le società di nuova affiliazione, il numero di tesserati, e penso anche agli attestati di apprezzamento venuto da vari settori federali per il lavoro svolto con professionalità e competenza e alle diverse manifestazioni di altissimo livello svoltesi sul territorio regionale. Posso serenamente affermare di aver contribuito a tutto questo».
L’Abruzzo dispone di ben quattro piste omologate per ospitare eventi nazionali: Pescara, L’Aquila, Sulmona e Chieti. Eppure, quasi tutte le gare regionali si sono concentrate a Sulmona, a causa di problemi organizzativi nelle altre tre sedi.
«Le cause principali sono due: i costi e la disponibilità delle società. Senza nessuna polemica, posso affermare che la società Amatori Serafini Sulmona risponde correttamente a tutte le richieste attraverso una forma di convenzione che consente al comitato regionale di non avere costi aggiuntivi a quelli obbligatori. Il problema si potrebbe risolvere attraverso una maggiore disponibilità delle amministrazioni comunali, che sia equa per tutti gli sport senza privilegiare quelli sport considerati maggiori».
Nelle gare podistiche si registrano numeri importanti di partecipazione di ragazzi sotto i 16 anni. Ma il mezzofondo giovanile della fascia tra i 14 e i 17 anni, soprattutto quello femminile, sta vivendo una crisi di risultati e, soprattutto, di vocazioni. Cosa si può fare per veicolare le risorse umane giovanili, dalla strada alla pista?
«Credo che questo sia un problema sociologico. La mia chiave di lettura è in relazione alle aspettative dei giovani, che sposano la moda del consumismo. Il lavoro su pista prevede costruzione, impegno, sacrificio e non sempre grandi soddisfazioni. Le gare su strada premiano, può farle chiunque e sono socialmente di moda. Hanno una rispondenza immediata. Formule magiche non esistono, ma sono convinta che si capirà che l’esclusiva partecipazione dei giovani alle gare podistiche non è la strada per una corretta crescita fisica e psichica. I genitori torneranno a fare altre considerazioni».
Rimane il neo che l’Abruzzo quest’anno non ha potuto assegnare i titoli regionali di maratona e mezza maratona, a causa dell’assenza dal calendario di gare omologate. L’unica che lo era, la Mezza Maratona del Fucino, è stata annullata per motivi economici e organizzativi. Un problema da attribuire alle stringenti norme regolamentari della federazione, con tutti i costi che ne conseguono, o il mondo podistico abruzzese non riesce ad adeguarsi a tale esigenza?
«Questo punto è in stretta relazione al precedente. La domanda, semmai, è perché sono aumentate in maniera esponenziale le gare podistiche in Abruzzo. La federazione, per regolamentare questo fenomeno e anche per tutelare le gare storiche, ha cercato di calendarizzare gli eventi. Le tasse, è vero, sono elevate e schiacciano le piccole manifestazioni. Ma se il quesito posto è sbagliato, devo prendere atto che c’è un grandissimo numero di organizzatori mecenati, preoccupati solo delle finalità sociali degli eventi podistici, non di quelli tecnici».
Quest’anno è stata siglata una convenzione con l’università di Teramo per il sostegno, sotto forma di agevolazioni varie, agli atleti universitari. L’obiettivo è arginare l’abbandono precoce dell’atletica per motivi di studio. In considerazione della progressiva diminuzione degli arruolamenti nel gruppi sportivi militari, che riducono le prospettive per i giovani più validi, il percorso di assistenza universitaria potrebbe essere una delle alternative per allungare le loro carriere?
«Assolutamente, sì. Questo è stato il presupposto che ha spinto il comitato regionale a investire un anno di lavoro in questa direzione».
Dall’università alla scuola, un tempo fucina di talenti per l’atletica, ma ora punto dolente per la federazione, anche a livello nazionale.
«La Fidal ha programmato seminari di aggiornamento per i docenti di scienze motorie che possono utilizzare i bonus del Miur. Il progetto sta riscuotendo interesse. Può essere sicuramente una strada, ma non si può negare che abbiamo perso di vista per troppi anni l'importanza di far conoscere l'atletica agli studenti».
Roberto Ragonese
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