Castori: ritmo e velocità, Zeman è un maestro 

Il tecnico dei bianconeri: «Condivido la sua cultura del lavoro e so che ci aspetta una gara durissima»

Toh, chi si rivede! C’è Fabrizio Castori sulla strada del Pescara. Il tecnico marchigiano domani sera (ore 18) guiderà il Cesena all’assalto dei biancazzurri al Manuzzi. E’ tornato in pista da un paio di mesi, da quando Rino Foschi, il ds bianconero, lo ha chiamato in Romagna al posto di Andrea Camplone dopo una partenza deludente. Poco più di mille panchine in carriera per il 63enne allenatore conosciuto in Abruzzo per i suoi trascorsi a Lanciano, più una parentesi a Castel di Sangro. E’ partito dalla Seconda categoria, è arrivato in serie A (con il Carpi) e ora ha come obiettivo la salvezza del Cesena che nel 2004 ha portato dalla C1 alla serie B.
Castori, come sta il Cesena?
«Abbastanza bene. E’ reduce da un buon pari a Frosinone che poteva anche essere una vittoria (il riferimento ad alcune decisioni arbitrali, ndr) per tutta una serie di episodi».
Quattordici punti in dieci gare, nono posto in classifica con Castori in panchina. Il processo di “castorizzazione” è stato abbastanza veloce.
«Ho cambiato modo di lavorare, adeguandolo a quello che è il mio calcio. E devo dire che la squadra sta rispondendo bene. Detto ciò, guardo al traguardo della salvezza e dico che c’è ancora molto da pedalare».
La sorprende non vedere il Pescara in zona play off dopo 17 giornate?
«In serie B non mi sorprende niente. E’ un campionato lungo ed equilibrato in cui c’è spazio per tutti. E conoscendolo aggiungo che è sempre difficile azzeccare le previsioni e, soprattutto, che tutto può cambiare da un mese all’altro».
Com’è questa serie B rispetto al passato?
«Solito campionato, bellissimo ed equilibrato. Ogni gara viene giocata a ritmi alti e ci sono molti risultati a sorpresa. Nulla è scontato».
A Cesena è stato dal 2003 al 2008 con tanto di promozione in B. Per lei è stato un ritorno a casa.
«Sì, ma ho accettato perché, al di là del discorso affettivo e sentimentale, ero consapevole delle possibilità della squadra e di poter invertire la rotta. Non ho detto sì al buio».
Del Pescara chi conosce?
«Non credo di aver allenato nessuno di questo Pescara, però conosco Zeman e basta e avanza per sapere che sarà una partita dura. Noi giochiamo con ritmo e velocità, che poi sono anche le caratteristiche delle squadre di Zeman».
Dai tempi di Lanciano a oggi come è cambiato Castori?
«L’esperienza porta a migliorare, accade in tutti i campo della vita. Non a caso, faccio uso della tecnologia anche nel lavoro di campo».
Dalla Seconda metà degli anni Ottanta a oggi in panchina, il momento più bello?
«Io ricordo con affetto tutte le tappe della carriera, perché ho cominciato dalla gavetta. Sono partito prendendo una squadra, il Belforte, ultima in classifica in Seconda categoria e sono arrivato in serie A (con il Carpi, ndr)».
A Lanciano 1.000 spettatori per la squadra in Prima categoria.
«E’ la testimonianza della passione della città per il calcio. Grande passione e fame di calcio. E’ un peccato che sia finita così. Il ricordo umano e professionale di Lanciano è sempre vivo ed eccezionale nel mio cuore».
Proprio a Lanciano ha sfidato per la prima volta Zeman.
«Per me è un onore incontrare quello che io considero un monumento del calcio. Ricordo ancora l’emozione della prima volta, nel 2002, quando allenavo il Lanciano e in coppa Italia battemmo la Salernitana di Zeman 2-1 con doppietta di Ferreira Pinto. Zeman e Sacchi sono stati dei maestri per quelli della mia generazione. Anche se poi io tatticamente mi sento più vicino a Sacchi nell’interpretazione tattica. Ma per quanto riguarda il lavoro condivido la filosofia del boemo. Anch’io faccio lavorare molto le mie squadre. D’altronde, se vuoi andare forte in partita lo devi fare anche in allenamento. La parola chiave è intensità».
@roccocoletti1. ©RIPRODUZIONE RISERVATA