CALCIO / SERIE B

Colantuono sale in cattedra: Pescara, tre mosse per la A 

L’allenatore vota il Delfino: «Servono calma, unione e tanta fortuna»

PESCARA. Stefano Colantuono è sinonimo di esperienza e personalità. Si è dimesso tre mesi fa dalla guida della Salernitana, ora si rilassa a San Benedetto del Tronto, dove ha giocato e allenato. Va in bicicletta, sta con gli amici e fa la vita da antipersonaggio. Ama più curare il lavoro in campo che l’immagine. Quando sente parlare di calcio, però, è un fiume in piena e si racconta al Centro, parlando della serie B e del campionato del Pescara.
Colantuono, è vero che nel dicembre 2017 è stato vicino al Pescara?
«Non c’è stato mai un vero contatto con la società. Forse il ds Leone, che è stato mio compagno di squadra, aveva questa idea, ma io non ho mai parlato con la proprietà».
Il suo giudizio sul Pescara?
«A livello societario è gestito molto bene e per quanto riguarda l’aspetto tecnico è in buone mani».
Si riferisce a Pillon?
«Sì, è un tecnico che stimo ed è molto preparato».
Il Delfino sorpresa della B?
«Per me no. Vedendo la rosa e conoscendo Pillon, ho sempre pensato che potesse ambire all’alta classifica».
Quali sono le squadre favorite alla promozione in serie A?
«Quest’anno fare calcoli e previsioni è davvero difficile. La formula del campionato, che prevede le soste, è una novità che può penalizzare quelle squadre che devono osservare il turno di riposo verso la fine del campionato. Questo è un torneo anomalo e chi riposa nel finale è svantaggiato».
La sorpresa del torneo?
«Il Lecce, anche se negli ultimi tempi le neopromosse dalla C non sono più sorprese. L’organizzazione di gioco e la continuità pagano sempre, come è successo al Benevento e alla Spal che negli ultimi anni hanno fatto il doppio salto dalla C alla A».
Il Pescara può giocarsi le carte per la serie A?
«Se l’obiettivo della società era una salvezza tranquilla, allora dico che i biancazzurri stanno facendo un campionato straordinario. Però, vedendo la rosa e l’allenatore in panchina, ho sempre pensato a un Pescara da play off. Pillon ha una squadra esperta. Penso a Del Grosso, per esempio, che ho voluto diversi anni fa all’Atalanta quando eravamo in serie A. Lui è un giocatore importante e ci tiene particolarmente visto che è abruzzese. Ma penso anche ai vari Ciofani, Scognamiglio e Brugman, giusto per fare qualche nome. Parliamo di ottimi giocatori».
Sorpreso dal rendimento di Leo Mancuso?
«No, perché l’avevo visto all’opera con la maglia della Sambenedettese e mi aveva fatto una gran bella impressione. Due anni fa ha fatto cose incredibili e il Pescara è stato bravo ad ingaggiarlo».
Ci dica le due squadre che andranno in A direttamente?
«Il Brescia è una squadra forte e ha l’attaccante più prolifico della B come Antonio Donnarumma. È un centravanti micidiale. L’altra è il Palermo. Nonostante qualche problema societario, ha l’organico più forte del campionato».
Lei è uno degli allenatori più esperti in circolazione e in serie B ha vinto due campionati con l’Atalanta. Che consigli si sente di dare a chi lotta per la serie A?
«Non sono la persona adatta per dare consigli, visto che ci sono allenatori molto esperti che conoscono benissimo la categoria. Sulla scorta della mia esperienza, dico solo che per puntare alla promozione servono calma, compattezza e fortuna».
Il Pescara può farcela?
«Ci sono le componenti giuste per provarci. Club blasonato, allenatore bravo, squadra esperta e un pubblico caloroso che può trascinare la squadra nei momenti delicati».
Il giocatore che ha impressionato di più Colantuono?
«Augello, il terzino dello Spezia, e Mancosu del Lecce. Un gran bel giocatore».
Del Pescara chi le piace?
«Gaston Brugman».
Lei è romano, trapiantato a San Benedetto del Tronto, ma con tanto Abruzzo in famiglia.
«Mia moglie ha i genitori che vivono a Torano, ho diversi parenti lì e nel fine settimana vado spesso a trovarli. Mia cognata, Sofia Pepe, inoltre, produce un gran vino, che poco tempo fa è finito anche sulla tavola della stella del Nba Lebron James».
Lei è stato anche un giocatore di calcio a 5 e ha vinto uno scudetto nel 1992 con la Bnl Roma. I due sport hanno dei punti di convergenza?
«No, perché chi prova a passare dal calcio a 5 a quello tradizionale, e viceversa, trova numerose difficoltà proprio perché la filosofia di gioco è completamente diversa».
L’Abruzzo è terra di futsal, lo sa?
«Si, certo. L’AcquaeSapone è campione d’Italia. Quando giocavo nella Bnl con me c’era Peppe Marcuccitti, che è delle vostre parti».
Pronto per una nuova panchina?
«A dicembre mi sono dimesso dalla Salernitana e vedremo cosa succederà l’anno prossimo. Io sono prontissimo».
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