Di Fabio: dura fare l’A2 se Pescara non risponde 

«Iscrizione al sicuro, ma finora nessuno ci ha dato una mano»

PESCARA. Amarezza e delusione. Ma anche la consapevolezza di avere di fronte una sfida da poter vincere. Una sfida che si chiama serie A2 di basket da affrontare per difenderla sul campo. Una volta messa a posto la questione relativa all’iscrizione il patron dell’Amatori Carlo Di Fabio esterna il suo sentimento di delusione nel momento in cui si è reso conto di essere stato lasciato solo. Lui e i soci storici dell’Amatori. Poco meno di un mese dalla promozione di Montecatini, eppure nessuno si è fatto avanti per aiutare il club biancorosso. Che, al contrario, si aspettava un sostegno dalla città sotto forma di sponsor o nuovi ingressi in società. Da qui lo sfogo interno all’Amatori di lunedì, l’iscrizione perfezionata martedì mattina e ora la consapevolezza di avere di fronte una strada in salita.
Di Fabio, l’iscrizione dell’Amatori in A2 è al sicuro?
«Certo, abbiamo fatto tutto quello che ci è stato chiesto, ottemperando a tutti gli adempimenti. Anche a quelle integrazioni necessarie in corso d’opera. Ora aspettiamo il giudizio della ComTec, come tutte le altre società».
Ha avuto tentennamenti durante il cammino verso l’iscrizione?
«I tempi sono stati particolarmente ristretti, abbiamo dovuto fare tutto in meno di 20 giorni. È stata una corsa contro il tempo in un contesto a noi nuovo. Non dico sconosciuto, ma quasi. E colgo l’occasione per rimarcare il carattere Amatori che questa volta è emerso fuori dal campo per superare questo scoglio. Bravi tutti».
Che cosa si aspetta da Pescara?
«Io sono deluso e stupito, abbiamo raccolto zero - o giù di lì - dopo una promozione in A2 di basket avvenuta a 33 anni di distanza dall’ultima. Io sono senza parole. Sono deluso, per l’appunto. Noi nel nostro piccolo abbiamo fatto il massimo; al tempo stesso cercando di avvicinare e sensibilizzare il mondo imprenditoriale, potendo offrire un titolo sportivo di assoluto rispetto. La risposta, per adesso, è stata negativa e questo mi fa riflettere, anzi mi ha fatto riflettere».
E’ vero che c’è stato un contatto con Acqua&Sapone?
«No, non mi risulta».
Come farete la squadra?
«Cercheremo di farla alla nostra maniera. Ci presentiamo a questo campionato difficile, facendo leva sulle poche forze a disposizione, nella speranza che qualcuno arrivi cammin facendo. Ma è bene sapere a che cosa si va incontro. Poi, inutile prendersela con questo o con quest’altro. Noi andremo a fare la guerra con le pistole ad acqua. Pescara - mi duole dirlo - non dà riscontri sul piano dello sport a chi ci mette soldi, impegno e passione. È questa l’amara realtà».
Il primo obiettivo è cercare il main sponsor?
«Sì, ma più in generale cerchiamo il sostegno per tenere in alto il nome di Pescara in una competizione nazionale. Di un certo spessore. Siamo chiamati a reggere l’urto con una dimensione superiore, a livello organizzativo, economico e logistico. Anche come struttura societaria sarà un bel banco di prova, superato il quale poi avremo lunga vita. Ma prima bisogna resistere all’urto».
Quando i primi colpi?
«Penso che i primi colpi saranno le conferme di quei giocatori che ci hanno portato in A2. Ci poniamo con molta umiltà sul mercato per sbagliare il meno possibile. Negli anni abbiamo dimostrato acume e bravura, questa volta l’asticella si alzerà ancora di più. Sarà una prova ancora più difficile. Ma la politica non cambierà, non faremo il passo più lungo della gamba».
Si ripartirà da Caverni, Potì e Capitanelli?
«Vediamo, ce ne possono essere anche altri. Bisogna parlare, al momento non c’è niente di firmato. Rajola sta facendo un grande lavoro di acquisizione notizie e di visione di filmati. Sarà fondamentale, perché le scelte dovranno essere ponderate e azzeccate».
In particolare quelle degli americani.
«Certamente. Scelte che dovranno essere incastrate con i movimenti sul mercato italiano».
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