IL PALLONE IN LUTTO

Dribbling, ironia e genio:  il calcio piange Bruno Pace / FOTOGALLERY E VIDEO

Addio all’ex ala del grande Bologna e allenatore del Catanzaro in A. Aveva 74 anni. I funerali oggi alle 14,30 nella cattedrale di San Cetteo a Pescara

Ieri sera, intorno alle ore 20, è morto Bruno Pace, 74 anni, ex alla destra del Bologna degli anni Sessanta e allenatore in serie A con il Catanzaro. Era ricoverato da tempo all’ospedale di Pescara. Lascia la moglie Cristina, i figli Federico e Vittorio, le nuore Paola e Giulia e cinque nipoti. I funerali si svolgono oggi, venerdì 9,  alle ore 14,30 nella chiesa di San Cetteo a Pescara.


Se ne va un pezzo di storia del calcio. La morte di Bruno Pace lascia amarezza nel cuore degli sportivi, non solo abruzzesi. Al di là delle sue grandi doti da calciatore prima e da allenatore poi, Bruno era una persona straordinaria, simpatica, intelligente. La sua ironia unica gli ha permesso di conquistare i tifosi di tutte le squadre in cui ha militato o che ha guidato. Da giocatore, ala destra rapida e tecnicamente eccelsa di Bologna, Prato, Padova, Palermo, Verona, Angolana e Lanciano. Da allenatore, Modena, Catanzaro, Pisa, Bologna, Ancona, Catania, Sambenedettese, Francavilla, Avellino, Chieti e Foggia. Ovunque ha lasciato un ricordo piacevole. Aveva 74 anni ed era ricoverato all’ospedale civile di Pescara dal giorno di Natale. Un problema al cuore poi alcune complicazioni che hanno aggravato il quadro clinico fino al triste epilogo.


Bruno calciatore. La sua carriera nasce quasi per caso. Come tanti ragazzini dell’epoca, anche Bruno da piccolo si diverte a giocare con gli amici nei campetti sterrati di Pescara. «Un giorno», ha raccontato lui stesso al Centro tempo fa, «mi chiamarono alcuni amici, tra cui Edmondo Prosperi e Giuseppe Romoli, per chiedermi se volevo andare a giocare una partita con la “De Martino” del Pescara, la Primavera dell’epoca». Bruno accetta l’invito e si presenta in sella ad una Vespa con un sigaro in bocca davanti all’allenatore Ostavo Mincarelli che lo guarda esterrefatto.

Era così Bruno. Spontaneo, diretto, dirompente. Il Pescara del patron Di Properzio lo ingaggia e da lì inizia l’ascesa. Resta poco nella sua città, visto che il club biancazzurro lo vende al Bologna che lo aggrega alle giovanili, ma qualche volta lo fa allenare anche nella prima squadra che nel 1964 vince lo scudetto. Poi i prestiti al Prato e al Padova prima del ritorno al Bologna nel 1966. Da quell’anno iniziano le sue prodezze con la maglia rossoblù e anche le sue irripetibili marachelle. Bruno rompe gli schemi, trascina i compagni, è un leader.

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Ricordando Bruno Pace: la rete che segnò al Blackpool con la maglia del Bologna
Il filmato che gira sui social grazie all'archivio di Geremia Mancini parla di una partita di Coppa di Lega Italo-Inglese risalente al giugno 1971. Si tratta della partita Bologna-Blackpool, poi vinta dagli inglesi per 2 reti a 1. La rete del Bologna è stata siglata dal numero 11, ovvero l'attaccante pescarese Bruno Pace, scomparso oggi all'età di 74 anni.

Gli episodi simpatici che lo vedono protagonista sono innumerevoli e divertentissimi. Ad esempio, quelli con il suo allenatore Oronzo Pugliese che ogni sera chiama i giocatori per sincerarsi che abbiano rispettato l’orario di rientro (le 22) nelle rispettive abitazioni. Ma il tecnico del Bologna, spesso non si fida e va a verificare di persona. «Per non farci insospettire arrivava a bordo di un’auto di piccola cilindrata di un barbiere», ha raccontato Bruno, «si avvicinava e suonava al campanello. Ma quel barbiere era un mio amico, gli regalavo i biglietti e lui, quando Pugliese voleva fare i controlli, mi avvertiva». Bruno amava scherzare e non prendersi troppo sul serio.


Bruno allenatore. Per qualcuno non ha allenato una big del calcio italiano perché era un po’ pigro. Tutt’altro. Bruno aveva tanti altri interessi e con lui si poteva parlare di tutto (storia, arte, letteratura). Era una persona colta che semplicemente non ha voluto dedicare tutto il suo tempo libero a studiare schemi e movimenti del calcio. Nonostante ciò, quando inizia ad allenare fa subito centro. Dopo aver frequentato il Supercorso a Coverciano insieme a Sacchi e Zeman, va a Modena e vince il campionato di C2. Ma il miracolo lo compie a Catanzaro, dove conquista due volte il settimo posto in A (1982 e 1983, miglior piazzamenti nnela storia del club). In attacco c’era Edy Bivi. «Il miglior giocatore che ho allenato», ha rivelato Pace tempo fa. «Sapeva calciare indistintamente con il destro e con il sinistro, smarcarsi e colpire di testa con un tempismo straordinario». Poi l’esperienza difficile a Pisa con Romeo Anconetani, il vulcanico presidente dei toscani («Era un po’ cattivello»), prima delle avventure al timone di Bologna, Ancona, Catania e Sambenedettese. Nel 1990 il ritorno in Abruzzo nel Francavilla del patron Luciani. Poi Avellino con Sibilia e, dal 1998 al 2000, Chieti dove lo chiama il presidente Antonio Buccilli e dove fa esordire in C2 Fabio Grosso che nel 2001 passa al Perugia. Pace chiude la carriera nel 2001-2002 allenando il Foggia.
Da allora ha sempre seguito il calcio svolgendo con competenza e ironia il ruolo di opinionista. Bruno sapeva conquistare le platee televisive con la sua dialettica e inimitabile ironia. Con lui qualsiasi trasmissione poteva “accendersi” e tenere incollati gli spettatori. Da buon pescarese amava il mare e la pesca. Era anche un abile giocatore di biliardo e, soprattutto, un compagno divertente. Ed è l’aspetto più bello che lascia. I risultati passano, i valori delle persone no. Bruno ne aveva tanti e per questo mancherà da morire.
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