Da sinistra, Damiano Tommasi, Cosimo Sibilia e Gabriele Gravina

CALCIO / BATTAGLIA FEDERALE

Figc, lotta di potere e colpi bassi 

L’asse Lotito-Malagò a tutela dei grandi contro il fronte Gravina-Sibilia-Ulivieri-Nicchi-Tommasi

La resa dei conti è fissata per il 22 ottobre, il giorno in cui si svolgerà l’assemblea elettiva della Figc. E il calcio italiano dovrebbe avere il nuovo capo, dopo le dimissioni di Tavecchio a seguito della mancata qualificazione ai Mondiali di Russia 2018. A distanza di quasi un anno di liti e di una gestione commissariale controversa. Da una certezza bisogna partire, ovvero dal deludente operato di Roberto Fabbricini. Ma per il racconto di quanto accaduto e di quanto potrebbe verificarsi nelle stanze del potere della Figc bisogna essere chiari: si scrive gestione Fabbricini, ma in realtà il mentore è Giovanni Malagò, il presidente del Coni. Che a febbraio scorso, a seguito della mancata elezione dei vertici Figc, ha nominato se stesso commissario della Lega di serie A e il segretario del Coni, il 72enne Roberto Fabbricini, reggente in federazione. I primi mesi di gestione sono bastati per ricompattare quelle componenti – Lega Pro, Lnd, Aic, Aiac e Aia – che a fine gennaio avevano spalancato le porte al commissario non raggiungendo l’accordo su una figura che potesse raccogliere il testimone di Tavecchio.

A fine maggio, come da statuto, sono partite le richieste per la convocazione di nuove elezioni federali che Fabbricini ha tenuto “bloccate” fino alla settimana scorsa, adducendo motivazioni varie. Adesso anche sulla spinta del governo gialloverde la resistenza si va sfaldando. Una nuova maggioranza c’è già, dal momento che Gravina, Sibilia, Ulivieri, Tommasi e Nicchi messi insieme “controllano” il 73% dei delegati assembleari. A questo fronte se ne contrappone un altro figlio dell’asse Malagò-Lotito, al quale è “imputabile” il pastrocchio della serie B a 19 squadre.
MANCINI CT DI MALAGÒ. Appena il Coni ha preso in mano la federazione c’era una certezza: Mancini ct. E, infatti, per qualche mese si parla di sondaggi, fino a dare la Nazionale ad interim a Di Biagio. Poi, a maggio, quando Mancini si svincola dallo Zenit, ecco la nomina. La certezza nasce dal rapporto di ferro che unisce Mancini e Malagò. Che, va detto, è il mentore di quanto accaduto negli ultimi mesi nel mondo del calcio italiano.
IL SOSPETTO. Il suo mandato al Coni scadrà nel 2020 e con i governi Renzi e Gentiloni andava d’amore e d’accordo. Un po’ meno con quello in carica. L’asse Gravina-Sibilia-Tommasi-Nicchi è convinto che il piano di Malagò sia quello di far eleggere Fabbricini fino al 2020 e poi – una volta lasciato il Coni per limite di mandati – farsi votare in Figc. Un sospetto tutt’ora vivo che ha ricompattato il fronte. Malagò in Lega ha vissuto e gestito il pastrocchio dell’assegnazione dei diritti tv prima alla spagnola MediaPro e poi a Sky e Dazn; nel bel mezzo della telenovela ecco l’elezione di Micciché a capo della Lega, sostenuta da Malagò.
GLI ERRORI DEL COMMISSARIO. Ma il capo del Coni i problemi più complessi li ha avuti in federazione dove ha piazzato un burocrate, Fabbricini per l’appunto, che – affiancato dal subcommissario Costacurta – ha infilato una serie di errori. A un certo momento non si parlava che di seconde squadre, sembravano la medicina per guarire il calcio italiano. Anche Gravina (Lega Pro) era favorevole, ma per arrivarci aveva ideato un progetto e un percorso. No, la premiata ditta Costacurta&Fabbricini è voluta partire subito – nonostante fosse stato chiesto di attendere un anno - con il risultato che solo la Juventus ha fatto la squadra B e giocherà in C. Le altre si sono defilate, un po’ perché hanno avuto poco tempo a disposizione e un po’ perché non hanno creduto fino in fondo nel progetto. L’altra “perla” riguarda il calcio femminile. La Fifa da qualche anno ha chiesto alle federazioni di incentivare il calcio rosa. E il movimento qualche passo avanti l’ha compiuto, compresa la qualificazione ai Mondiali. I campionati femminili sono gestiti dalla Lega nazionale dilettanti. Fabbricini, d’autorità, li ha avocati alla Figc. Quindi, finché c’era da tirare avanti potevano stare con i dilettanti, ora che si vuole dare più importanza al calcio femminile passano in carico alla Figc. Ovviamente, Sibilia e la Lnd sono andati su tutte le furie e hanno fatto ricorso alla giustizia sportiva. Prima una bocciatura, poi una sospensione dell’efficacia e ora il fascicolo è al collegio di garanzia del Coni con i campionati bloccati in attesa di sapere chi dovrà gestirli.
Un altro pasticcio di Fabbricini è la serie B a 19 squadre. Si è creata la tempesta perfetta e la manina è sempre quella del commissario. Che, badate bene, il 3 agosto aveva scritto a Balata, presidente della Lega B, per respingere la richiesta di fare la B con tre squadre in meno, quelle escluse, vale a dire Avellino, Bari e Cesena. Fatto sta che prima di Ferragosto esce fuori il calendario della serie cadetta a 19 squadre con tanto di autorizzazione del commissario che qualche giorno prima aveva escluso il suo placet. Che cosa sia accaduto in quell’arco di tempo lo sanno in pochi. Il sospetto è che nel frattempo si sia rinsaldato il fronte composto da Lotito e Malagò che, secondo l’asse Gravina-Ulivieri-Sibilia-Tommasi-Nicchi, hanno tramato sul piano politico. Su quello pratico i ripescaggi non sono stati fatti perché c’è un braccio di ferro in corso per stabilire i criteri. Che durante la stagione sono stati cambiati in corsa da Fabbricini. Il quale, in una delibera, ha stabilito che i club sanzionati negli ultimi anni per illeciti amministrativi non potevano essere ripescati. Un principio condivisibile, ma che, secondo alcuni giuristi, non può presupporre una applicazione retroattiva. Da qui ricorsi e contro-ricorsi fino al collegio di garanzia del Coni, presieduto dall’ex ministro Frattini, che ha rimandato tutto a venerdì, quando si deciderà se effettuare i ripescaggi e con quali criteri perché la gestione Fabbricini ha seminato tanto di quel caos che la Lega B si è sentita in dovere di sostenere questa tesi: dal momento che la stagione deve partire, iniziamo con quelli che siamo - ovvero 19 squadre – visto che la Figc non è in grado di integrare l’organico.
LA RESA DEI CONTI. Venerdì sta per arrivare e ci sono almeno cinque squadre che ambiscono al ripescaggio in B. Sono disponibili tre posti e l’ordine in graduatoria (ufficiosa, ma non ufficiale: la Figc se n’è ben guardata dal pubblicarla!) cambierebbe a seconda del criterio. Un guazzabuglio che nemmeno una mente raffinata poteva ideare, perché alla B a 19 o a 22 squadre sono collegate tante cose, ad esempio il format della serie C, l’organico della serie D, i ricorsi pendenti per quelle squadre non ripescate in C e così via.
Il tutto in un’estate in cui la procura federale ha infilato un errore procedurale gravissimo sul caso delle presunte plusvalenze fittizie del Chievo. Per lo stesso fatto il Cesena ha patteggiato 15 punti di penalizzazione che non sconterà perché non si è più iscritto alla B. Ma quella sanzione ne chiama un’altra a carico del Chievo che non è ancora arrivata. I veronesi, quindi, giocano in A solo perché la Procura federale ha sbagliato un passaggio. C’è tanto di quel materiale da rimpiangere “opti poba” di Tavecchio. Ci sono tanti di quei problemi che la mancata qualificazione all’ultimo mondiale è solo la punta di un iceberg.
@roccocoletti1. ©RIPRODUZIONE RISERVATA