GENERAZIONE ’70,  SORRISI E TORMENTI

Giovani e rampanti. Forse. La generazione degli allenatori quarantenni che si è presa la B continua la sua stagione sull’ottovolante, perché sono i risultati quelli che continuano a fare la...

Giovani e rampanti. Forse. La generazione degli allenatori quarantenni che si è presa la B continua la sua stagione sull’ottovolante, perché sono i risultati quelli che continuano a fare la differenza e non la carta d’identità. O anche gli umori troppo ballerini di chi dirige l’orchestra. Eugenio Corini (classe ’70) veleggia verso i 50 e, soprattutto, verso la serie A con una squadra che adesso, davvero, sembra una macchina perfetta. Il tempo di ingoiare la sconfitta casalinga del 2 marzo con il Cittadella (unica partita stagionale senza fare gol) ed è ripartita con il carattere dei più forti: 5 vittorie e un pareggio. Voilà.
Lo segue parecchio da vicino Fabio Liverani (’76), a cui potrebbe riuscire una di quelle imprese che in B non sono la norma ma che la storia ci ha già consegnato più volte: il doppio salto dalla C alla A. Liverani e Corini si stringeranno la mano lunedì, nel posticipo che potrebbe dare al Brescia la certezza aritmetica della promozione o ai pugliesi l’investitura ufficiale per lo stesso traguardo. Loro sì, giovani e rampanti.
Come Cristian Bucchi (’77), pur con gli alti e bassi che hanno frenato la rincorsa di un Benevento al quale avremmo accreditato una manciata di punti in più e un coinvolgimento più corposo nella lotta per la promozione diretta. Certo, avesse sempre giocato come lunedì a Verona…
Ecco, lì, al “Bentegodi”, la tripletta di Coda ha (re)inguaiato Fabio Grosso (’77) che, mai veramente amato dalla gente dell’Hellas, resta attaccato alla panchina con un filo sempre più sottile. Per ora resiste, il suo presidente lo manda in ritiro per preparare la partita di Pescara.
E chissà che allo stadio Adriatico, ma solo in tribuna, non spunti Roberto Stellone (pure lui ’77) che a Pescara si è comprato una casa dove dovrà cominciare in anticipo le sue vacanze. Il suo esonero di ieri è l’ennesima zamparinata (questa volta decisa dietro le quinte), il secondo cambio della stagione rosanero, un altro capitolo della schizofrenica ricerca di un equilibrio che, inevitabilmente, il Palermo invece non trova mai.
Terzo posto, 57 punti e soltanto una sconfitta nelle ultime otto partite ma questa è esattamente la prova che, sotto il monte Pellegrino, neanche i risultati possono assicurarti la benevolenza del patron. Lì, esiste solo la sua “legge”: o vinci sempre o salti per aria. Semplice, illogico, normale.
*giornalista Sky Sport