BASKET A2 / INTERVISTA AL COACH

«Grinta, critiche e cuore ecco il miracolo Roseto» 

L’allenatore degli Sharks: bravi a non mollare. Il futuro? Vedremo... 

ROSETO. Le grandi opere non si realizzano con la forza, ma con la perseveranza. Pochi soldi, molte idee e un cuore grande così. Il Roseto ha messo le mani sulla salvezza in A2 all’ultimo respiro, battendo Napoli in gara 2 nel secondo turno play out. L’anno scorso i play off, quest’anno una salvezza che vale come una promozione. Impresa che porta la firma in calce di Emanuele Di Paolantonio, 36enne allenatore teramano degli Sharks, che si è raccontato al Centro.
Di Paolantonio, quest’anno è stata davvero dura.
«Perdere le prime otto gare di fila è stato pesante, non era facile venirne fuori. Ci siamo compattati e abbiamo raggiunto il nostro obiettivo».
Una salvezza all’ultimo respiro che vale quasi come una promozione?
«Siamo stati bravi a livello mentale. La squadra non ha mai mollato ed è sempre stata molto combattiva».
L’arrivo di Carlino è stato fondamentale per la vostra rincorsa?
«Ci ha dato un grande aiuto ed è stato utilissimo nel responsabilizzare la squadra. Stavo seguendo Raffa, che poi ha scelto altre soluzioni (firmando per Orzinuovi, ndr) e sono andato dritto su Matt, un giocatore che seguivo da tempo. Dispiace aver rinunciato a Combs, ma è troppo giovane e non adatto alla tipologia del campionato che abbiamo disputato».
La gara della svolta qual è stata?
«Quella contro Jesi. Una vittoria che ci ha sbloccato a livello psicologico. E non dimentico la gara vinta in casa contro Orzinuovi. Queste due gare sono state molto importanti per il prosieguo del nostro campionato».
Ha avuto paura dell’esonero?
«Fa parte del mestiere e so bene che prima o poi capiterà. Sicuramente dopo otto ko di fila ho avuto paura. Non è andata così e sono molto grato alla dirigenza per la fiducia che mi è stata concessa»
Allenatore e manager, un duplice ruolo che le sta dando delle soddisfazioni?
«Preferisco allenare, anche se negli ultimi due anni ho ricoperto un ruolo manageriale nell’allestimento della squadra. Fare il mercato non è il mio mestiere e dal prossimo anno voglio solo allenare perché non fa per me intavolare e chiudere delle trattative».
Il prossimo anno sarà ancora l’allenatore degli Sharks?
«Io ho il contratto anche per l’anno prossimo e al momento posso dire che rimango a Roseto, poi, però, più avanti non so cosa succederà».
Quindi, il suo futuro è incerto?
«Adesso la vera battaglia del Roseto è mantenere la serie A2. Io rimango al mio posto, poi, ad iscrizione al campionato completata, vedremo cosa succederà. Dico solo che il prossimo campionato prevede 5 retrocessioni e bisognerà tenere conto che con il budget di quest’anno sarà dura spuntarla. In questo campionato abbiamo avuto il budget più basso delle 32 squadre. Diciamo che abbiamo fatto un miracolo».
E del “miracolo Roseto” ne parlano anche in Romagna: Di Paolantonio è stato accostato alla panchina di Imola.
«Non sono cosa dire a tal riguardo, ma posso garantire che in questo momento sto pensando solo al riposo e alle vacanze. Del mio futuro se ne occupa il mio agente (Puccio Lapenna, ndr
Subito dopo la vittoria in gara 2 a Napoli si è lasciato andare sui social “Ora avanti, c'è spazio sul carro dei vincitori”. A chi era riferita quella frase?
«A chi non ha creduto in noi. Alcune critiche gratuite a livello personale non mi sono piaciute».
Cosa serve a questa piazza per tornare ai fasti della serie A di un tempo?
«Serve un progetto solido pluriennale. Quest’anno gli sponsor sono stati vicini alla società, ma serve uno sforzo maggiore e fornire forze fresche alla dirigenza che ha fatto sforzi importanti»
Un teramano che ha conquistato i rosetani. Non era un’impresa semplice, vista la rivalità tra le due tifoserie, ma lei ci è riuscito.
«Sono di Teramo e ho lavorato tanti anni per il club della mia città. Essere amato dai rosetani mi riempie d’orgoglio. Il pubblico mi ha accolto benissimo consentendomi di portare avanti il compito con serenità. Non posso dimenticare i 600 tifosi presenti l’anno scorso a Jesi che facevano dei cori su di me o la cinquantina di ultrà che all’alba di venerdì ci ha aspettato fuori dal palazzetto dopo la vittoria contro Napoli»
I suoi mastri quali sono?
«Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi allenatori. Ho preso un po’ da tutti e poi ho sviluppato una mia idea. Sicuramente Recalcati e Capobianco sono stati importanti, ma anche Magro ad Omegna. Non posso dimenticare Ramagli con il quale ho instaurato un grande rapporto anche fuori del campo»
Il giocatore più forte che ha allenato?
«Jaycee Carroll ai tempi di Teramo, un giocatore straordinario. L’altro è Valerio Amoroso, uno che fa la differenza come un giocatore statunitense».
Lo scudetto a chi andrà?
«Faccio il tifo per Milano e per il mio amico Massimo Cancellieri (vice di Pianiggiani, ndr)».
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