Andrea Iaconi, direttore generale del Teramo

CALCIO SERIE C

Iaconi: Moggi il mio maestro. Teramo, un grande progetto 

Il dg: «Il patron Iachini parla con i fatti, possiamo diventare come il Sassuolo»

TERAMO . Classe 1953 e 40 anni spesi dietro la scrivania. «Però non chiamatemi il grande vecchio», Andrea Iaconi è tornato in pista. Stavolta a Teramo, dopo qualche anno da pensionato. «Ho ancora entusiasmo», dice il dg biancorosso, che torna in C dopo undici anni (l’ultima volta ad Arezzo, nel 2008) e si racconta al Centro a 360°.
Iaconi, dopo tre stagioni di inattività è tornato nel calcio. Felice?
«Sinceramente stavo meglio prima perché avevo più tempo per la famiglia (ride, ndr). Scherzo, sono molto contento».
Nel periodo di “riposo forzato” che ha fatto?
«Mi sono dedicato alla famiglia, ho fatto tutto ciò che nei 40 anni precedenti non avevo mai potuto fare. Vita normale, quasi da pensionato. Vedevo 200 partite in tv e poi andavo a trovare i miei amici allenatori Allegri, Sarri e Giampaolo».
La sua nuova avventura teramana è stimolante?
«Lavoro tanto e mi stanco molto di più rispetto a prima. Qui a Teramo bisogna ricostruire tutto da zero ed è un lavoro impegnativo. Questo è il mio 40° anno da direttore sportivo. Nonostante l’età e gli impegni, la mia benzina era e resta la smisurata passione che ho per il calcio».
Lei fa parte della vecchia guardia dei direttori sportivi. Il vostro mestiere negli ultimi anni come è cambiato?
«C’è molta arroganza e poca preparazione. Io sono nato e cresciuto insieme ai vari Sartori, Corvino, Lo Monaco e Perinetti. Altra scuola, altro spessore e altro tipo di calcio».
Chi le ha insegnato questo mestiere?
«Luciano Moggi, sicuramente. Lui è stato un maestro e lo ringrazierò per sempre».
Nella sua lunga carriera, quali sono state le più grandi soddisfazioni?
«Aver scoperto Marco Verratti a Pescara e Sandro Tonali a Brescia. A livello di plusvalenze e affari di mercato, sicuramente la cessione di Federico Giampaolo al Genoa per 6 miliardi e 10 milioni di lire».
A quali giocatori si sente più legato?
«Allegri, Giampaolo, Carnevale e Calaiò».
I club che hanno tratto più profitti grazie al suo lavoro?
«Brescia e Pescara. In entrambi i casi siamo riusciti a creare uno staff di lavoro importante e, grazie anche al settore giovanile, abbiamo realizzato delle ottime plusvalenze».
Il Teramo potrebbe diventare come il Brescia e il Pescara?
«Qui la realtà è totalmente diversa. Stiamo costruendo tutto da zero, grazie ad un presidente solido e ambizioso come Franco Iachini. Qui si vuole costruire una società di alto livello, a prescindere dalla categoria».
Al mondo del calcio quanto può fare bene un presidente come Iachini?
«Tantissimo. Iachini è uno che parla con i fatti, il suo arrivo nel calcio è una svolta epocale per il Teramo e per il mondo dello sport regionale. È una grandissima risorsa».
Sta nascendo una specie di Sassuolo, che dalla C è arrivato ai massimi livelli della serie A?
«Il sogno è questo, ma ci vorrà tempo. Le premesse ci sono tutte e sarebbe bello creare un club tipo Brescia, Atalanta o Sassuolo. Dopo Pescara, che al momento reputo inarrivabile come blasone, il Teramo deve diventare il club più importante della regione».
Sarete subito protagonisti o per il Diavolo sarà una stagione “esplorativa”?
«Non lo so, perché la squadra è totalmente diversa rispetto al passato. Mettere insieme 20 giocatori nuovi non è mai semplice. Confido nel nostro allenatore. Tedino è il valore aggiunto».
Dei nuovi arrivati, su chi scommette?
«I due difensori Soprano e Cristini, per esempio, ma anche Santoro, Birligea e Viero sono elementi che potrebbero fare il grande salto».
Quali sono le favorite per la promozione in B?
«Bari, Catania, Ternana, Reggina e Catanzaro. Poi un paio di sorprese, come ogni anno».
Il Teramo è tra queste due?
«Speriamo di essere la sorpresa, ma è inutile fare voli pindarici. Preferisco puntare sul progetto che il presidente vuole attuare, ovvero sullo stadio di proprietà, sul centro sportivo e, soprattutto, sul settore giovanile. Con Cetteo Di Mascio al timone del vivaio possiamo creare una bella struttura».
Il presidente con il quale si è trovato meglio?
«Sicuramente il duo composto da Pietro Scibilia e Antonio Olivieri. Sono molto legato ad Antonio, come lo ero anche con il commendatore. Con loro, a Pescara, sono cresciuto come uomo e manager».
Lei, giuliese doc, che lavora nel Teramo. Il campanilismo è fortissimo tra le due città, lei come vive questa situazione?
«Non bene. A Giulianova mi considerano un traditore e tante persone mi salutano a mezza bocca da quando lavoro nel Teramo. So a quello che vado incontro…».
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