Iannone e la Suzuki, un anno tutto in salita 

L’inizio di stagione da incubo, poi la rinascita e un finale tra i big. Il centauro abruzzese è pronto per il rilancio nel 2018

PESCARA. La gara poteva andare meglio, considerando la terza piazza in griglia, ma tutto sommato il risultato dell'ultimo Gp fotografa in modo efficace la stagione del vastese Andrea Iannone e della Suzuki. Avvio pieno di aspettative, sulla scia di un ottimo finale di 2016 e test invernali incoraggianti, poi un repentino arretramento in posizioni anonime se non di retroguardia, per chiudere non troppo distante alle spalle dei migliori. Riguardando il film del mondiale, a Iannone forse vengono i brividi: fuori in Qatar e Argentina, sorprendente settima piazza in Texas, per poi tornare nell'anonimato da Le Mans al Mugello, a Barcellona come a Assen, per non dire di Brno, Austria, teatro lo scorso anno di una strepitosa vittoria, Silverstone e Misano, Gp finiti nella sabbia dopo qualifiche scoraggianti.
Alla pausa estiva Iannone era già rassegnato a una stagione da comparsa. «Onestamente non so cosa stia succedendo», dice il centauro di Vasto più che amareggiato a Misano, «siamo sempre lontani da dove vorremmo essere. Mai stati cosi lenti. Parlerò con gli ingegneri, il problema è che non abbiamo un solo grosso problema ma tante piccole criticità da risolvere».
Solo sei mesi prima nel paddok la Suzuki 29 era considerata possibile sorpresa dell'anno, in grado di competere anche per il podio in diversi circuiti, Se non di più. «Questo cambio è molto stimolante per la mia carriera, sarà una grande sfida ma ho grandi motivazioni», diceva a inizio avventura con i giapponesi.
Dopo pochi mesi, sorrisi e ottimismo si spengono, emergono perplessità, dubbi, anche alcune polemiche. Feroce quella di Kevin Schwantz, ex campione del mondo con la Suzuki. «Vorrebbe che la Suzuki fosse come la Ducati, dice che non ha punti di forza ma è l'evoluzione di quella che ha lanciato Maverik tra i top. Iannone pensi a girare», ha detto Schwantz a metà stagione, «non meritiamo di finire ultimi già al venerdì, alla fine i tecnici si scusano per i pessimi risultati ma dovrebbe scusarsi lui».
Frasi durissime, ingenerose. Non prive di riferimenti ad abitudini di vita privata (i rapporti con Belen e certi ambienti dello show businnes).
Ma Iannone preferisce non rispondere, non sui giornali. Dopo la pausa si rituffa nel box con tutta la determinazione di cui è capace. Test su test, dettaglio su dettaglio, la moto migliora a vista d'occhio. Il finale è in crescendo rossiniano. Quarto a Motegi sotto il diluvio, sesto a Phillip Island, pista da prestazioni estreme, battuta a vuoto a Sepang, e buon finale (sesto) domenica a Valencia.
Il totale dice 70 punti mondiali (13°), certo molti meno dei 112 (9°) dello scorso anno in Ducati ma più del previsto pensando alla situazione di soli due mesi fa. Una potente iniezione di fiducia per il 2018. Che si legge già chiara nei commenti del dopogara di Valencia. «È stata una corsa molto positiva, siamo riusciti a gestirla per terminare con 14 secondi di distacco, non male».
Sotto sotto forse un pò rosica Iannone, perché quel Rins quarto (seppur grazie alle cadute delle Ducati) in qualche modo sottolinea alcune sbavature nella gestione delle gomme o messa a punto della moto. Ma la prestazione complessivamente soddisfa il vastese. Soprattutto in chiave futuro. «Nelle ultime gare abbiamo fatto miglioramenti significativi», ha infatti sottolineato Iannone, «È stato un peccato essere davanti all'inizio e poi perdere qualche posizione perché non potevo spingere al massimo sui freni. In questa categoria, quando non hai la possibilità di ottenere il massimo in frenata, perdi 3-4 decimi al giro. Ora sono veramente entusiasta» conclude il “Maniaco”, che ha iniziato i test a Valencia per il prossimo anno.
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