Il Teramo al traguardo con un pari sofferto Caidi evita la disfatta 

Il difensore ricaccia dalla porta un tiro a colpo sicuro dopo 62’ poi il Diavolo si chiude a riccio e resiste senza più giocare

TERAMO. Il Teramo trova la salvezza in capo a una partita di inaudita sofferenza, un concentrato di limiti tecnici e mentali, difetti tattici e difficoltà atletiche che può assurgere a simbolo dell’intera stagione. Forse è lo 0-0 più sofferto della storia biancorossa, di sicuro è il più importante. Significa conservare la terza serie nazionale per il quinto anno consecutivo e restare seconda forza del calcio abruzzese. Significa, almeno si spera, far tesoro della lezione e crescere. Di certo, dopo 53 anni, finalmente uno spareggio sorride al Teramo. Dunque questo 0-0 significa anche aver scacciato una maledizione.
Se il Lumezzane – modesto, ma ieri più coraggioso, più fresco e messo meglio in campo – avesse tirato fuori un golletto dai suoi incessanti attacchi, avrebbe meritato la salvezza. Non lo ha fatto e, considerate le occasioni sprecate dal Teramo all’andata, si può dire che il verdetto sia giusto. Se si vanno a guardare gli episodi di gara-2, è vero che il Diavolo non ha mai tirato nella porta avversaria ma ha rischiato seriamente di andare sotto solo un paio di volte. Una in particolare, al 17’ della ripresa, quando Caidi ha ricacciato dalla porta, a Narciso battuto, un tiro di Speziale. È stato un momento drammatico, un attimo infinito che ha fatto vivere agli oltre duemila del Bonolis uno psicodramma collettivo. Di quella paura hanno risentito anche giocatori e tecnico, consci che andare sotto avrebbe significato la fine: il Teramo da quel momento ha smarrito anche il sottilissimo filo di gioco che lo portava a ribaltare il fronte a sprazzi e si è chiuso in una difesa passiva da calcio d’altri tempi. Per fortuna il Lumezzane non ha avuto forza né idee per sfondare quel bunker ed è finita con l’urlo liberatorio del Bonolis.
Certo, nell’analisi della partita non si può ignorare che dopo pochi minuti il Teramo abbia perso per l’ennesimo infortunio Spighi, il giocatore di passo più svelto che aveva. Ugolotti non se l’è sentita di rischiare Fratangelo o Petrella e al suo posto ha messo Imparato, un difensore. Scelta comprensibile ma anche criticabile, perché la squadra si è piantata all’indietro lasciando l’iniziativa al Lumezzane. Gli ospiti hanno adottato un sistema ardito e inusuale, un 3-1-4-2 che in fase offensiva diventava un 3-1-2-4: gli esterni Bacio Terracino e Bonomo restavano altissimi, anche le mezzali attaccavano molto mentre il centromediano Quinto restava bloccato a coprire i tre difensori. I lombardi hanno così tenuto basso il Teramo, evidenziando i suoi limiti di dinamismo. Narciso ha bloccato a terra un diagonale di Speziale al 10’, poi è uscito a vuoto su un angolo al 32’ e per fortuna nel mischione nessun giocatore ospite ne ha approfittato. Il Teramo ha avuto un lampo al 33’: cross dal fondo di Di Paolantonio, palla appena toccata sul secondo palo da Barbuti che poco dopo (39’) ha tentato una girata impossibile mandando fuori.
Lo stesso Barbuti è uscito zoppicando dopo 10 minuti della ripresa, al suo posto Fratangelo che ha avuto subito uno spunto veloce vanificato dall’esitazione al tiro di Sansovini. Il Lumezzane ha messo dentro l’esterno offensivo Russini spedendolo a destra e Bacio Terracino è andato all’ala sinistra. Qui ha subito saltato Sales, che lo ha strattonato in area. L’arbitro, per fortuna, ha fatto correre.
L’occasionissima per Speziale vanificata da San Caidi (e nata da uno sfondamento a destra di Russini) ha segnato l’inizio di un finale di livello amatoriale. Ugolotti è passato al 5-3-2 arretrando Imparato e accentrando Sales ma dopo 10 minuti di caos è tornato al 4-4-2; poi ha sostituito un Sansovini sempre meno utile puntando sulla generosità di Tempesti. È stato il definitivo segnale che non si poteva più giocare al calcio, ma solo fare mucchio e sparar via palloni. Per fortuna almeno questo il Teramo – tra un attacco di crampi e l’altro – ha saputo farlo e, se si esclude un colpo di testa debole e impreciso di Leonetti al 37’, il Lumezzane non è mai andato vicino al gol. Il batticuore ha fatto posto alla gioia, al Bonolis dopo tremori e improperi di ogni sorta è stata festa. Mai, forse, il popolo biancorosso ha desiderato tanto che una stagione finisse.
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