Inter e Genoa bocciati Allegri e Gasperini i top 

La Roma seconda, il Napoli fa un passo indietro. Pescara, che flop!

JUVENTUS 9,5. Scudetto doveva essere e scudetto è stato, il sesto consecutivo, quello della leggenda. Ma non è stata una passeggiata, perché alle spalle Roma e Napoli hanno dato filo da torcere, migliorandosi fino a stabilire il proprio record di punti. Ha vinto la squadra più forte capace di fronteggiare anche i vari infortuni (Dybala, Dani Alves, Bonucci, tra gli altri) perché in possesso di una rosa profonda gestita da un fior di allenatore che risponde al nome di Massimiliano Allegri.
ROMA 8,5. Non ha vinto, ma si è migliorata: dal terzo al secondo posto. Con annesso record di punti. Ha deluso in Europa League, ma non in campionato dove è stata sempre protagonista costringendo la Juve a rimandare la festa tricolore fino alla penultima giornata. Un pizzico di rammarico c’è: probabilmente non ha mai creduto fino in fondo al primo posto, ha sprecato energie mentali dietro alle polemiche sul futuro di Spalletti e all’impiego di Totti. Energie che potevano essere utili a migliorarsi ulteriormente.
NAPOLI 8,5. Dal secondo al terzo posto con un Higuain in meno. I numeri dicono questo, il campo qualcosa di diverso. Ovvero che la squadra all’inizio ha perso qualche punto di troppo per strada e che comunque ha giocato un calcio spettacolare grazie alle intuizioni di Sarri, segnando più di tutti. Il gusto del bello, però, non basta. Non basta (per ora) nemmeno il record di punti a riportare lo scudetto all’ombra del Vesuvio.
LAZIO 8,5. Quello che sembrava un ripiego – Inzaghi in panchina al posto di Bielsa, il primo obiettivo della scorsa estate per la panchina – si è rivelato un valore aggiunto sulla strada del ritorno in Europa League. Il merito del tecnico è stato quello di tirare fuori il meglio dai giocatori: Immobile è tornato a grandi livelli e Keita si è affermato definitivamente. Due ciliegine sulla torta di un collettivo operaio.
ATALANTA 9. Il ritorno in Europa è un’impresa di Gasperini. E dire che è stato sull’orlo dell’esonero, poi una notte di settembre a Pescara la vittoria sul Crotone ha dato il via a una cavalcata da applausi, costruita attraverso la valorizzazione dei giovani promossi da un vivaio che è tra i più fertili in Italia. Risultati sul campo eccezionali, pari a quelli iscritti a bilancio attraverso le cessioni dei talenti. Emblematica quella di Gagliardini, passato all’Inter a gennaio per oltre 25 milioni con il risultato che i nerazzurri di Milano sono rimasti fuori dall’Europa League e quelli di Bergamo la giocheranno nella prossima stagione.
MILAN 6,5. All’inizio ha sognato. Ha illuso di poter lottare per i primi posti. E, invece, ha chiuso al sesto posto, migliorando il settimo della passata stagione e staccando il biglietto per i play off di Europa League. Alla lunga ha pagato dazio agli infortuni che hanno messo a nudo le carenze di una rosa risicata per lottare ad alti livelli. Un dazio l’ha versato anche alla svolta epocale, ovvero alla cessione del club di Berlusconi ai cinesi.
INTER 5. Peggio della passata stagione. Quello nerazzurro è il secondo monte ingaggi della serie A e l’Inter conferma che non sempre i massicci investimenti economici fruttano risultati. Dalla prematura uscita dall’Europa League fino alle figuracce in campionato che sono costate la panchina a de Boer e Pioli. D’altronde se si cambia allenatore alla vigilia di Ferragosto è impossibile rimettere in carreggiata una macchina di per sé in equilibrio precario.
FIORENTINA 6. Era lecito attendersi qualcosa in più. Ma alla lunga il deteriorarsi dei rapporti tra Paulo Sousa e la società ha influito sul rendimento dei viola, dignitosi ma mai protagonisti. Kalinic non ha mantenuto il livello di prestazioni della passata stagione e Bernardeschi non ha compiuto il salto di qualità; in compenso è nata una stella, quella del figlio d’arte Federico Chiesa.
TORINO 6,5. Meglio della passata stagione, ma i sogni di gloria – chiamasi Europa League – sono rimasti nel cassetto.
SAMPDORIA 7. Tanto di cappello al lavoro di Marco Giampaolo. A fronte delle partenze di peso della scorsa estate ecco migliorati il bottino di punti e la posizione in classifica. Il tutto esprimendo un calcio gradevole e valorizzando i giovani. Schick ormai è una realtà, il fiore all’occhiello del lavoro del tecnico giuliese.
SASSUOLO 6,5. Il peggioramento del sesto posto della passata stagione non deve trarre in inganno. Hanno pesato gli impegni in Europa League, dove comunque ha fatto bella figura, e i tanti infortuni. Troppi per pensare di ripetersi a certi livelli. Resta il marchio di fabbrica di Eusebio Di Francesco che ha confermato tutto il suo spessore.
UDINESE 6. Da Iachini a Delneri per mettere in cassaforte quel campionato tranquillo che era nei piani della famiglia Pozzo. I fasti di qualche anno fa sono solo un ricordo, ma la continuità in serie A era e resta un bene prezioso.
CAGLIARI 6,5. Il gioco ha spesso lasciato a desiderare, così come la tenuta difensiva. Ma la scelta di puntare su un bomber collaudato come Borriello ha pagato, perché i rossoblù non hanno mai seriamente rischiato di lottare per non retrocedere.
CHIEVO 6,5. Squadra esperta e fisicamente solida. Sempre lontana dalla zona a rischio, sempre padrone del proprio destino e capace di far crescere talenti, come il vastese Roberto Inglese, costruiti in casa. La conferma che Campedelli e soci sanno come si deve lavorare per conservare la serie A.
BOLOGNA 6. Bene, ma non benissimo. Rendimento in linea con gli obiettivi: salvezza doveva essere e salvezza è stata. Senza squilli di tromba o grossi picchi.
GENOA 5. Ha rischiato certo, perché la presunzione a volte gioca brutti scherzi, ma alla fine ha scampato il pericolo retrocessione, alla penultima giornata. Pensava di essere in una botte di ferro Preziosi a gennaio quando ha venduto Pavoletti (al Napoli) e Rincon (alla Juve). E’ passato all’incasso, però alla lunga se l’è fatta sotto prima di tagliare il traguardo della salvezza.
CROTONE 7. La favola a lieto fine, la dimostrazione che la serie A si può conservare anche senza avere tanti soldi. Il premio alla programmazione e a chi ha resistito alla tentazione di cambiare l’allenatore durante la stagione. Sei vittorie nelle ultime nove partite e sorpasso all’Empoli proprio sotto il traguardo, al fotofinish.
EMPOLI 5. Salvezza sfumata all’ultima giornata. Sembrava fatta dopo i successi di Firenze e di Milano (sponda rossonero), ma è mancato il colpo di reni per mettersi al sicuro. Sono mancati i gol a una formazione che ha sempre segnato con il contagocce e che, forse, ha creduto troppo presto di essere al sicuro. Dopo due salvezze, si torna in serie B.
PALERMO 4. Retrocessione firmata Zamparini tra i soliti cambi di allenatori e un organico oggettivamente inferiore a quello della passata stagione. Se solo il patron l’avesse fatto lavorare in pace senza picconate…
PESCARA 4. Mai competitivo, fuori concorso. Tutti hanno dato la sensazione di poter dire la loro in questo campionato, tranne i biancazzurri. Si è visto subito che il gap era incolmabile, sin dal precampionato. Le prime partite hanno illuso, ma sin da ottobre i limiti erano chiari. Limiti strutturali, tecnici, di fisicità, di budget e organizzativi. Nulla a cui aggrapparsi per sperare di cancellare l’onta della retrocessione del 2013. E, infatti, i risultati sono stati peggiori. L’unica componente da salvare è relativa al pubblico: la media spettatori all’Adriatico-Cornacchia, 13.737, dice che almeno i tifosi la salvezza l’hanno conquistata, mettendosi alle spalle almeno sei rivali nella classifica delle presenze allo stadio.
@roccocoletti1
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