Ledian Memushaj nella redazione del Centro

L'INTERVISTA

«Io, italiano d’Albania servivo ai tavoli e ora voglio la serie A»  

Memushaj a 360°: «Vengo dal basso e facevo il cameriere  prima del grande calcio. Il Delfino lotterà per la promozione» 

PESCARA. Deve tutto a nonno Bilbil. L’amore per il calcio è sbocciato da bambino: gli parlava sempre di Riza Lushta, attaccante albanese della Juve negli anni ’40. «Io però sono cresciuto con Ronaldo “il Fenoneno” e sono diventato interista». Ledian Memushaj, centrocampista e colonna del Pescara primo in classifica, si racconta nella redazione del Centro, nel corso della diretta Facebook disponibile sul sito del giornale: lo sbarco in Italia, le prime partite tra i dilettanti, il lavoro da cameriere, fino alla gioia della serie A.
Memushaj, il Pescara è primo in classifica e punta alla A.
«La classifica bisogna guardarla alla fine del girone d’andata quando tutte le squadre avranno osservato il turno di riposo. La B è un campionato strano e molto equilibrato. Tuttavia, possiamo lottare e giocarci le nostre carte per la serie A, ma per vincere serve molta pazienza».
Ha già conquistato la serie A con la maglia biancazzurra. Pronto per il bis?
«Lo spero. Ci sono delle analogie con il campionato del 2016, specie nello spirito di gruppo. Due anni fa c’erano molti giocatori giovani, adesso il gruppo è più esperto».
Quarta stagione in biancazzurro, intervallata da un campionato in A con il Benevento.
«Una scelta che non rifarei, ma, purtroppo, non è stata colpa mia se sono andato via».

Zdenek Zeman, 71 anni

Ci sono stati un po’ di problemi con Zeman?

 

«Diciamo che non mi sentivo più un giocatore importante per il Pescara e Zeman non mi ha aiutato in tal senso. Forse non mi riteneva utile al suo calcio e alla fine sono andato a Benevento da Baroni, che mi voleva a tutti i costi. Mi sono pentito e a gennaio sarei potuto tornare qui. Sebastiani mi aveva contattato, poi non se ne fece nulla perché c’era ancora il boemo in panchina. Sono rimasto a Benevento, ma non mi sono trovato bene con l’arrivo di De Zerbi. Siamo andati allo scontro a gennaio e non ci siamo parlati per tre mesi».
Lunedì arriverà il Lecce, una sua ex squadra. Ricordi?
«Sono stato in Salento una sola stagione, nel 2012-2013, in serie C e ho perso la finale play off. Ho un bel ricordo, ma adesso voglio batterlo perché abbiamo bisogno di fare punti».
Dopo l’esperienza salentina, il Carpi, dove ha subito un brutto infortunio, e poi il Pescara.
«Un passaggio fondamentale per la carriera. A Carpi avevo fatto bene e c’era la Sampdoria pronta ad ingaggiarmi. Poi mi sono rotto il crociato, proprio durante Pescara-Carpi nel maggio 2014 e l’anno successivo ho firmato per il Delfino. A Pescara devo tanto perché ha puntato su di me in un momento difficile della carriera».

L'allenatore dei biancazzurri Bepi Pillon

Baroni, Oddo, Zeman e adesso Pillon come allenatore.
«L’avevo conosciuto a Carpi prima dell’infortunio. È una persona eccezionale perché ci mette il cuore. Ama il suo lavoro».
Lei è albanese, ma con l’Italia nel cuore.
«Forse parlo meglio l’italiano che l’albanese (ride, ndr). Vivo qui da 22 anni e mi sento anche un po’ italiano. Mio padre è arrivato a Cremona nel 1995, poi dopo due anni io, mio fratello e mia madre. Ci siamo trasferiti in Liguria, vicino La Spezia. Ho iniziato a giocare a calcio in Italia e sono partito dal basso, dall’Eccellenza, poi la serie D e pian piano sono salito di categoria. Fino a 21 anni giocavo e lavoravo. Facevo il cameriere per pagarmi le vacanze in estate».
Con i primi soldi guadagnati da calciatore professionista cosa ha comprato?
«Un viaggio a Dubai e poi in Thailandia. Non ho comprato macchine di lusso o altro. Per me sono solo soldi buttati. Io vengo da una famiglia umile che mi ha trasmesso il valore dei soldi. Tanti miei colleghi con i primi soldi comprano subito macchinoni e vestiti firmati. A me non piace. Non amo fare il passo più lungo della gamba».

Ledian Memushaj, 32 anni, in una azione di gioco

La sua famiglia dove vive?
«Ora a Carpi. Mio fratello si occupa della manutenzione dello stadio Cabassi e prima di ogni Carpi-Pescara mi manda le foto del campo».
A Pescara solo di passaggio?
«Spero di no. Ho comprato casa da un paio d’anni e sono residente qui. Io e la mia compagna ci troviamo benissimo e vorremmo rimanere a lungo».
I suoi amici nel calcio?
«Alessandro Bruno, Christian Pasquato e Ignacio Pià».
Quando smetterà di giocare cosa farà?
«Vorrei allenare».
Memushaj è anche una pedina importante della nazionale albanese.
«Sono orgoglioso di indossare la maglia dell’Albania e di aver giocato l’Europeo nel 2016. Ora ci stiamo giocando le nostre chance in Nations League e il sogno dell’Albania è quello di partecipare al Mondiale».
Prima De Biasi e adesso Panucci come ct. Come si trova?
«Mi piace perché è una persona schietta e per questo, forse, a volte può sembrare antipatico. A me piace il suo modo di fare perché difende le sue idee con fermezza ed è bravo a difendere la squadra nei momenti difficili»
È arrivato in Italia nel 1996 lasciando la sua terra in un periodo davvero difficile. A distanza di tempo, l’Albania, com’è cambiata?
«È un Paese in piena evoluzione e sta crescendo sempre più. Il premier Edi Rama sta facendo bene per lo sviluppo dell’Albania. Ci vede lungo e, per esempio, dal 1° gennaio il governo ha deciso per la chiusura dei centri scommesse e delle sale giochi per provare a fermare la piaga della ludopatia e colpire le organizzazioni criminali».
Lei lo ha votato?
«No, io voto in Italia, ma l’avrei sicuramente votato».
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