PALLA AL CENTRO

Italia e riforma del Coni, troppe mezze verità

I temi caldi degli ultimi giorni - in attesa del ritorno in campo della serie A - sono stati la Nazionale e la riforma del Coni. Il pari contro il Portogallo ha riportato tutti con i piedi per terra dopo il successo in Polonia. Bella, ma non efficace l’Italia di Mancini, sabato sera, che in Nations League ha collezionato un successo, una sconfitta e due pareggi. Una buona ripartenza dopo il disastro della mancata qualificazione ai Mondiali. Ma c’è ancora strada da fare per risalire la china. La sensazione è che Mancini abbia gettato un seme e che la Nazionale debba ancora germogliare. Manca il gol, non un dettaglio come dice lo stesso ct. Il gusto del bello fine a se stesso esalta l’effimero nel calcio. Non basta, se non a riempirsi la bocca. Tanto più che l’Italia del calcio ha ben altra tradizione: concretezza più che estetica. E allora Mancini con il bilancino dovrà misurare le caratteristiche di ognuno per trovare la chimica necessaria per rilanciare il calcio italiano. Da marzo inizieranno le qualificazioni per gli Europei e il 2 dicembre conosceremo il girone. Accedere alla fase finale deve essere un imperativo, non sono ammessi altri flop.
Si è parlato tanto della riforma del Coni che il governo vuole imporre. Da una parte il capo dello sport italiano, Giovanni Malagò, che rivendica autonomia e indipendenza; dall’altra, l’Esecutivo gialloverde che intende cambiare registro. Finora, è stato il Coni a elargire alle federazioni i soldi girati dal governo; Lega e M5S vogliono creare un nuovo ente, Sport e Benessere, con management nominato dal governo, che distribuisca i contributi alle federazioni, sottraendo di conseguenza il potere al Coni. Dietro le dichiarazioni di facciata, esiste una chiara volontà di ridimensionare la figura di Malagò negli ultimi anni ritenuto vicino (troppo?) ai governi di centrosinistra. Una volontà che nasce anche all’interno del movimento sportivo. Malagò, infatti, ha fatto il bello e il cattivo tempo, creandosi qualche nemico di troppo. Ha gestito male il calcio nel 2018, attraverso il commissario. Probabilmente, c’è chi gli sta presentando il conto. E, pur di espropriarlo, vuole creare un altro carrozzone. È pur sempre una questione di soldi, ovvero di potere. E quella in corso è solo una guerra di potere. Purtroppo.
@roccocoletti1.

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