La Roma scarica De Rossi: «Ma io volevo continuare» 

Il capitano giallorosso annuncia l’addio dopo 18 stagioni: «Dalla società nessuna chiamata in 10 mesi per rinnovare il contratto. Giocherò ancora, non so dove»

ROMA. La commozione trattenuta a stento davanti ai compagni di una vita, un futuro nuovo lontano dai colori a cui non avrebbe mai rinunciato. Con l’amarezza di essersi sentito, da calciatore, messo alla porta. La nuova vita di Daniele De Rossi è già cominciata: continuerà a giocare e lo farà lontano dalla Roma. Il 26 maggio all’Olimpico col Parma chiuderà con la maglia giallorossa dopo 18 stagioni. Il divorzio non è stato consensuale, anzi. «Il distacco con la società c’è perché io volevo giocare e loro non vogliono. Un minimo di differenze di vedute ci sta, è inevitabile. Non posso essere felice, ma non porto rancore» confessa il mediano di Ostia, seduto nella sala conferenze di Trigoria davanti alla squadra al completo (tutti con una maglia celebrativa con sulle spalle il nome del loro compagno, senza numero e il simbolo dell'infinito) e con al fianco l’ad Guido Fienga, il dirigente che gli ha comunicato la decisione di non rinnovargli il contratto in scadenza. «Non è una scelta fatta per motivi economici» spiega Fienga, con De Rossi che conferma: «Non abbiamo mai parlato di soldi».
Il problema semmai è che non hanno proprio parlato. «Mi è stato comunicato ieri, ma ho quasi 36 anni e non sono scemo. Ho vissuto nel mondo del calcio, l’avevo capito: se nessuno ti chiama per 10 mesi per ipotizzare un eventuale contratto la direzione è quella», sottolinea. «Il mio rammarico è che ci siamo parlati poco quest’anno, mi è dispiaciuto, ma le distanze a volte creano incomprensioni di questo genere e spero che la società migliori in questo».
«Spero che Daniele voglia starmi accanto come vice per consentirci di ripartire. È pronto e maturo per poterci aiutare a sviluppare questa azienda. Per lui questa proposta è sempre valida», rivela Fienga. La replica di De Rossi: «Lui dice che sono già un bravo dirigente, ma se fossi stato un dirigente io ad un giocatore come me gli avrei rinnovato il contratto... Sono convinto che avrei potuto dare qualcosa a livello tecnico, secondo me sarei potuto essere importante per questa squadra, ma sono sereno nell’accettare una decisione che nel nostro lavoro ci può stare. Ti cacciano via e lo accetti, lo metti in preventivo ma non puoi farci nulla. Sapevo che non sarei stato felice neanche se avessi deciso io perché questa è casa mia. C’era la sensazione che magari si sarebbe potuto andare avanti per un anno o due da calciatore, ma sono cose che vanno accettate e rispettate perché io da Roma non posso uscire diversamente da così. Mi immaginavo magari zoppo e con i cerotti che chiedevo di smettere e loro che mi chiedevano di continuare, non è andata proprio così, ma devo accettarlo sennò mi faccio male da solo. Vado avanti. Futuro da dirigente? Non mi attira particolarmente», conclude De Rossi.
Griezmann lascia l’Atletico. Ora è ufficiale: è divorzio tra Antoine Griezmann e l’Atletico Madrid a fine stagione. «Sono stati cinque anni incredibili, grazie di tutto, vi porterò nel cuore», il saluto dell’attaccante francese, che potrebbe finire al Barcellona, intenzionato a pagare la clausola di 125 milioni di euro.