CALCIO

La serie A di Capuano tra campioni e lacrime 

«Douglas Costa il top, la retrocessione del Crotone brucia tanto»

PESCARA. La consapevolezza di poterci stare. La voglia di restarci il più a lungo possibile. La storia di Marco Capuano e la serie A continua, nonostante il finale amaro e la retrocessione con la maglia del Crotone nell’ultima partita di Napoli. Capuano è diventato un uomo, non è più il ragazzino protagonista della promozione in serie A del Pescara nel 2012. E si è guadagnato il palcoscenico più prestigioso del calcio italiano con il sudore e con il lavoro, lasciando la sua Pescara. A Crotone dove è arrivato (in prestito) dal Cagliari nel gennaio scorso è stato uno dei pilastri della squadra di Zenga giocando con continuità.
Capuano, il voto alla sua stagione?
«Positivo anche se la retrocessione è una ferita che brucia. Non meritavamo di scendere in B, abbiamo disputato un grande girone di ritorno. Peccato...».
Da Cagliari a Crotone...
«Durante il mercato invernale mi è arrivata una telefonata da mister Zenga che io non conoscevo. Mi chiama e mi dice che gli dovevo dare una mano. Mi ha convinto e sono andato con grande entusiasmo. Mi ha dato fiducia e credo di averla ripagata».
Com’è Zenga?
«Bravo, un grande comunicatore. Un motivatore. Guai a mollare con lui. A qualcuno è capitato qualche cedimento e lui lo ha messo in disparte. Vuole tutti sulla corda».
Due anni in serie A, qual è il segreto di Crotone?
«L’unità dell’ambiente. Non ci sono voci fuori dal coro. La città vive di calcio e ti dà la carica durante la settimana».
E lo Scida diventa un fortino.
«Vero, abbiamo fatto tanti punti in casa. Davanti al nostro pubblico ci trasformavamo, davamo quel qualcosa in più che, alla resa dei conti, ci è mancato in trasferta».
E ora che ne sarà del Crotone?
«Penso che farà una squadra per tentare l’immediato ritorno in serie A. C’è il presidente Vrenna che ci tiene molto. E c’è il ds Ursino che ha l’occhio lungo».
I momenti più difficili nella stagione appena passata agli archivi?
«La trasferta di Verona contro il Chievo e la gara interna contro la Spal, in quelle occasioni abbiamo perso per strada punti pesanti ai fini del conseguimento della salvezza».
L’avversario più forte?
«In serie A sono tutti forti, ma Douglas Costa della Juventus è eccezionale. Se non lo raddoppi sono dolori».
Tra gli attaccanti?
«Ciro Immobile ogni volta che prende palla fa gol; Higuain sembra che cammini in mezzo al campo, ma alla minima occasione ti azzanna; e poi Icardi ha fiuto e i movimenti del grande attaccante».
Tra i difensori?
«Koulibaly è eccezionale, lo stesso Skriniar è bravo. Tra i giovani dico Caldara».
Le partite più belle?
«Ho vissuto grandi emozioni a San Siro, grazie al pareggio contro l’Inter; e con la Juventus quando abbiamo fermato i bianconeri sull’1-1».
Come ha visto il duello Juventus-Napoli?
«Dopo il gol di Koulibaly all’Allianz Stadium pensavo che il Napoli potesse farcela. Ma la verità è che la Juve quando si tratta di andare al sodo non sbaglia mai. Poi, se parliamo di gioco dico Napoli. La squadra di Sarri era capace di non farti toccare la palla per mezz’ora, ma evidentemente la Juve aveva qualcosa in più».
Il gap tra i campioni d’Italia e gli altri si ridurrà ulteriormente?
«Io credo di sì, perché il Napoli acquisirà maggiore consapevolezza nei propri mezzi con l’arrivo di Ancelotti in panchina e la stessa Roma ha margini di miglioramento».
Lei e Martella eravate nella Berretti del Pescara con Di Francesco allenatore.
«E quest’anno ci siamo ritrovati contro: Di Francesco sulla panchina della Roma e noi con il Crotone in serie A. Che emozione!».
Quanto ha influito sulla sua carriera essere andato via da Pescara?
«Io di Pescara ho vissuto il bello, con la promozione del 2012, e il brutto, con la successiva retrocessione. E’ stato un piacere per me che sono un tifoso vivere l’anno della serie B con Zeman, ma ho anche sofferto dopo quando nel girone di ritorno abbiamo vanificato quanto di buono fatto prima. Certo, andare via ha agevolato il processo di crescita e di maturazione a livello caratteriale».
Il calcio al tempo del Var come è cambiato?
«Oggi fai gol e aspetti il cenno dell’arbitro. Non basta vedere la palla entrare in porta per esultare. Credo che il Var sia una buona cosa, ma va migliorato nella sua applicazione».
Il Pescara visto da lontano?
«E’ partito discretamente, tenendo conto dei tanti cambiamenti dopo la retrocessione. Poi, credo ci siano stati dei problemi e l’esonero di Zeman ha fatto perdere al gruppo le certezze. Fortuna che è arrivato Pillon e ha raddrizzato la barca fino alla conquista della salvezza».
Che cosa si sente di dire al presidente Sebastiani?
«Di andare avanti per la sua strada. Esistono stagioni esaltanti e altre negative, in cui ti va tutto storto. Però, non bisogna mollare».
Il suo futuro?
«Le vacanze, poi vedremo...».
@roccocoletti1. ©RIPRODUZIONE RISERVATA