Marcattili: la mia A  di corsa col Sassuolo 

«Dalla gavetta all’incontro con De Zerbi sognando la Champions»

TORTORETO. E’ una serie A che parla abruzzese. Non solo per Giampaolo, Di Francesco e D’Aversa. Nel Sassuolo, ad esempio, con mister De Zerbi, c’è un preparatore atletico teramano, che all'anagrafe fa Marcattilio Marcattilii, ma che per ovvi motivi pratici tutti chiamano Marco. 45 anni sposato con Lucia, ha due figli - Giulia di 10 anni ed il baby Edoardo di soli 20 mesi - e da un po’ abita a Tortoreto: «Ma amo passare del tempo nella casa dei miei genitori a Sant’Atto, forse l’unico posto dove riesco a rimettermi in equilibrio», racconta il preparatore, che tra poco ripartirà per la nuova stagione: «Ricominciamo venerdì (domani, ndc) in sede per poi andare a Vipiteno per preparare Coppa e campionato», sorride Marcattilii che sa di dover mettere in conto la lontananza dai propri affetti se vuole seguire certe ambizioni professionali che non gli hanno permesso di sfruttare una cattedra scolastica, perché aveva già cominciato a lavorare nel calcio da allenatore: «Una lunga gavetta, iniziata allenando le giovanili dell’Atletico Nepezzano, spostandomi poi a Giulianova arrivando alla prima squadra, con Giorgini. L’ho seguito alla Ternana, e lui mi diede il consiglio giusto, di scegliere se allenare o fare il preparatore. Ed io che studiavo calcio 24 ore al giorno con l’obiettivo di arrivare in alto, me ne andai a prendere l’abilitazione a Coverciano, era il 2009. Nel frattempo, sono stato con Iaconi alla Reggina, alla Triestina e a Brescia. A quel punto l’incontro con De Zerbi, che voleva ingrandire lo staff: ci siamo piaciuti subito, iniziammo insieme in quel Foggia che vinse la Coppa Italia Lega Pro, perdendo in finale i play off contro il Pisa. Poi, l’avventura lampo col Palermo di Zamparini in A, e dopo un abboccamento col Las Palmas, ad ottobre 2017 finimmo a Benevento: sembrava una scelta folle perché era a zero punti, ed invece fu la scelta giusta, perché De Zerbi, che ha talento e passione per questo lavoro, capì che quella squadra era funzionale al suo gioco. Arrivarono giocatori d’esperienza, retrocedemmo con grande dignità: non scorderò mai i 18 mila ad applaudirci nell'ultima gara. Infine l’ultima scelta del mister, a Sassuolo chiudendo ad un punto dal decimo posto: siamo in un club ambizioso con una proprietà salda, uno stadio di proprietà e un centro sportivo di primo livello. Quest’anno punteremo a migliorarci, poi naturalmente i verdetti li darà il campo».
Nel mezzo c’era stata la possibilità di approdare alla Roma: «Il mister non ha guardato al contratto, ma al progetto, e siccome lui vuole arrivare in alto con le sue idee siamo rimasti, contenti di farlo, al Sassuolo», precisa Marcattilii che si ritiene un fortunato: «Vero, oggi sono in un team che ha obiettivi ambiziosi, ma la fortuna me la sono andata a cercare. Non dimentico che quando avevo bisogno di lavorare, feci le valigie per andare in Algeria». C’è un motivo secondo Marcattilii per cui gli italiani corrono meno degli altri: «È diversa la metodologia del lavoro: gli inglesi ad esempio, fanno poca tattica e molto agonismo, mentre qui usiamo più pause negli allenamenti e soprattutto mettiamo più tattica. Ma queste differenze vanno assottigliandosi», spiega il preparatore che poi racconta la sua visione: «Bisogna esser bravi ad incastrare il lavoro fisico con quello tattico e poi avere pochi infortuni per dare all'allenatore la più ampia disponibilità del parco giocatori». Sul calcio abruzzese Marcattilii vede gioie e dolori: «Pescara è una realtà che si è stabilizzata, con qualità che le permettono anche di guardare alla serie A. Teramo invece, con Iaconi dg, le giovanili affidate a Di Mascio e lo stadio di proprietà c’è tutto per fare bene. Un percorso che auguro anche a Giulianova e Chieti, piazze storiche». Ci sono anche tanti uomini di calcio in Abruzzo. «Giampaolo col Milan, Di Francesco alla Samp, l’aquilano Marco Ianni con Sarri alla Juve, e poi Maurizio di Renzo, Giorgini, Iaconi e tanti altri ancora: siamo una regione che dà tanto al calcio». Tanta la strada fatta, ma c’è ancora un obiettivo per Marcattilii: «Quando allenavo i pulcini del Nepezzano pensavo alla serie A. Adesso il sogno è la Champions».
Marco Rapone
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