Morace ad Atri: «Il calcio femminile sta colmando il gap fisico e atletico»

ATRI. Interessante appuntamento ieri sera ad Atri, dove in occasione del terzo week end della 33ª edizione dell’Atri Cup, organizzata dall’associazione Abruzzo Ontario, l’ospite d’onore è stata...

ATRI. Interessante appuntamento ieri sera ad Atri, dove in occasione del terzo week end della 33ª edizione dell’Atri Cup, organizzata dall’associazione Abruzzo Ontario, l’ospite d’onore è stata Carolina Morace, la più grande calciatrice italiana di tutti i tempi, miglior giocatrice mondiale nel 1995, nella Hall of Fame del calcio italiano dal 2014, ambasciatrice Fifa del calcio femminile e allenatrice. Carolina Morace, nella splendida cornice del chiostro di Palazzo Ducale, con la moderazione del presidente del Fla (Festival di Libri e Altre cose) Vincenzo D’Aquino, ha presentato il suo libro biografico “La prima punta”. «Tutto è nato», ha detto, «perché avevo tempo a disposizione per farlo in quanto ero tornata in Italia dall’estero, parecchie persone mi avevano chiesto di mettere nero su bianco la mia esperienza e la mia vita calcistica; è nato quindi così per gioco, ho cercato di ripercorrere un po’ le tappe e la storia di quel periodo, grazie anche a Stefano Catone che ha fatto le ricerche storiche». Il discorso non poteva poi che volgere verso la Nazionale femminile impegnata nei mondiali e domani sera in campo contro il Brasile già certa della qualificazione agli ottavi. «Questa è una Nazionale fatta da atlete che hanno iniziato ad allenarsi da professioniste, quando giocavo io ci si allenava solo 2-3 volte a settimana così come ancora accadeva anche alla Nazionale che ho allenato io nei primi anni 2000. Poi, con l’avvento delle squadre professionistiche qualcosa è cambiato e i frutti si sono visti con miglioramenti sotto il punto di vista fisico-atletico; secondo me questa squadra sta andando benissimo e oltre ogni aspettativa. Penso che questo debba essere per tutti noi un punto di inizio e non di arrivo. Col passare del tempo il movimento sta crescendo, si stanno accorciando le distanze dal calcio femminile internazionale. Non faccio un parallelo col calcio maschile perché genera a livello economico molto più di quello femminile e quindi sono due mondi diversi; è importante la crescita, perché dobbiamo far sì che anche le donne sportive possano organizzarsi una vita post sportiva dignitosa, anche questo è passare dal dilettantismo al professionismo. Credo che sia io che quelle della mia generazione e di quella precedente siamo state pioniere e abbiamo avuto un ruolo importante in questo cambiamento che è ancora in corso; avendo avuto la fortuna di allenare sia squadre maschili che femminili, ho notato che l’unica differenza è che gli uomini hanno una mentalità più orientata verso il professionismo in quanto vi sono indirizzati fin da bambini, mentre le ragazze partono più tardi, quindi il prossimo step per far crescere il calcio femminile italiano dovrà essere proprio superare questa differenza, affinché le ragazze maturino prima e con maggior consapevolezza nei loro mezzi».
Roberto Marchione
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