Oddo: «Ora serve gente di carattere,  ai biancazzurri manca l’autostima»

PESCARA. Nella sua lunga esperienza in panchina gli è capitato anche di prendere una squadra in corsa e provare a risolvere situazioni complicate. Ad esempio, nel 1988-89 in serie A, Franco Oddo, ex...

PESCARA. Nella sua lunga esperienza in panchina gli è capitato anche di prendere una squadra in corsa e provare a risolvere situazioni complicate. Ad esempio, nel 1988-89 in serie A, Franco Oddo, ex tecnico di Pescara e Avellino, sfiorò il miracolo alla guida della Salernitana. Prese il posto di un altro volto noto ai pescaresi, Delio Rossi, ma la sua bellissima rimonta (15 punti in 8 gare) si fermò all’ultima giornata con un pareggio a Piacenza e i campani tornarono in B.
Da poco più di una settimana il Pescara ha cambiato allenatore esonerando Zdenek Zeman e promuovendo in prima squadra il tecnico della Primavera Massimo Epifani. Finora la reazione non c’è stata e i biancazzurri hanno perso due gare di fila ritrovandosi in posizione di classifica molto delicata. Dall’alto della sua esperienza, Franco Oddo indica la chiave per invertire la tendenza. «La situazione non è affatto piacevole», afferma il papà di Massimo, allenatore dell’Udinese, «l’aspetto ambientale è un fardello in più. La delusione dei tifosi e il brutto clima che si respira allo stadio rendono il compito tutt’altro che agevole. I giocatori del Pescara avevano già poca autostima quando c’era Zdenek Zeman. E ora il quadro è peggiorato».
Spetterà a Epifani toccare i nervi giusti per risollevare un gruppo che appare scoraggiato e disorientato. «La mia idea è che quando si prende in mano una squadra a campionato in corso non bisogna stravolgere tutto. Moduli particolari o alchimie tattiche non sono indispensabili. Al contrario, in casi simili, un allenatore deve affidarsi a quei calciatori che hanno personalità e carattere. Il tecnico deve essere bravo a individuarli e a responsabilizzarli». Il cammino dei biancazzurri è stato al di sotto delle aspettative. Anche nella gestione Zeman, la squadra ha sempre fatto una fatica tremenda a trovare i giusti equilibri e la continuità di risultati. «È vero, il Pescara non ha mai mostrato un calcio convincente. Molte partite sono stati vinte con un solo gol di scarto, grazie a un episodio, ma il gioco è stato spesso deludente». Zeman ha insistito sul 4-3-3, il suo marchio di fabbrica, senza però dare la sua impronta al Delfino. «Il calcio, come tutte le cose, si evolve. Per me sbaglia chi dice che nel pallone non si inventa nulla. Il gioco e la preparazione di oggi sono totalmente diversi rispetto a venti anni fa. Ora si fanno allenamenti personalizzati, si utilizzano i droni e via discorrendo. Gli allenatori hanno l’obbligo di aggiornarsi costantemente. Anch’io come Zeman facevo fare i gradoni, ma oggi non si usano più. Diciamo che il boemo è rimasto un po’ indietro». La salvezza resta comunque alla portata dei biancazzurri. «Sì, però serve subito un risultato positivo. La prossima è contro l’Avellino, che mi sembra sia messo anche peggio del Pescara».(g.t.)
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