Papa, piccolo fenomeno del surf 

Il 17enne pescarese convocato dall’Italia per i Mondiali che inizieranno sabato in Giappone

PESCARA. Le ragazze? Nessuna per ora che gli abbia davvero fatto girare la testa e mettere in secondo piano il suo unico vero obiettivo: arrivare a far parte dei Top 32, il gotha del surf mondiale. Edoardo Papa, giovanissimo e agguerrito campione di surf, si appresta a partire per il Giappone insieme alla Nazionale italiana per tenere alto il tricolore ai Mondiali Isa World Surfing Games (42 nazioni per 202 partecipanti) che si svolgeranno a Tahara, a sud di Tokyo, da sabato al 22 settembre.
Unico 17enne ad essere convocato tra sei atleti italiani tutti sopra i 22 anni, Edoardo, che è nato e vive a Pescara, non è nuovo dei Mondiali avendo già partecipato nel 2017 nella categoria Juniores a Biarriz, in Francia, ma ogni anno fa un passo in avanti verso il suo obiettivo: il 2018 lo vede in gara in entrambe le categorie. Infatti subito dopo il Giappone il campione abruzzese volerà verso la California dove, tra il 27 ottobre e il 4 novembre, ad Huntington Beach, si disputeranno i Mondiali Juniores di questo emozionante sport che si appresta ad entrare nelle Olimpiadi del 2020. «Sono soddisfatto dei risultati ottenuti nelle gare di questa estate agli Europei», spiega Papa, «dove sono riuscito ad arrivare terzo nel WSL Sopelana Pro Junior 2018 in Spagna. Davvero bello essere l'unico italiano tra centinaia di surfer a raggiungere questo obiettivo. Mi sono allenato molto anche in Francia e oggi la convocazione ai Mondiali mi fa sentire orgoglioso».
Con occhi verdi, capelli biondi e scompigliati sempre al vento e un'abbronzatura perenne Edoardo sfodera tutta la sua grinta cavalcando le onde, facendosi notare per la fluidità e potenza della sua surfata. Un talento innato lo guida fin da piccolissimo, quando giocava senza paura tra le basse onde della spiaggia di Pescara, davanti agli occhi di suo padre Andrea, ex campione di pallanuoto oggi istruttore federale di vela, suo principale allenatore e accanito fan che lo segue nelle trasferte più lunghe e impegnative.
Alla domanda sulle ragazze il bell'Edoardo si mostra schivo e timido: «Per ora non ci penso», risponde deciso ma con lo sguardo basso alla domanda provocatoria, «ho prima altri obiettivi. Quando non mi alleno cerco di recuperare lo studio interrotto ad esempio. Non è facile conciliare questo tipo di sport con la scuola ma ormai mi sono abituato. Mi mancano ancora due anni di liceo. Frequentavo lo Scientifico ma ho dovuto cambiare per riuscire a tenere i ritmi: ora sono iscritto a Scienze umane con indirizzo sportivo e il mio studio è di tipo universitario, ossia quando sono fuori mi faccio inviare le lezioni dai professori e mi informo sul programma. Al rientro a Pescara mi danno qualche giorno di tempo e poi giù con verifiche e interrogazioni una dietro l'altra. Per ora mi serve un aiuto pomeridiano solo per la matematica, per il resto me la cavo da solo».
Edoardo, a furia di andare in giro per il mondo, oltre l'italiano conosce il francese, lo spagnolo e l'inglese. Ma il rapporto col resto della famiglia? «Mia madre», confessa, «quando rimango molto fuori dopo un po' mi manca e so che anche lei soffre ma si rende conto che è per il mio bene, che ne vale la pena. Mio fratello invece ama la musica, ha cinque anni più di me e studia al Dams a Bologna ma è già laureato in pianoforte. Con lui ho un bel rapporto ma le nostre strade sono diverse. Grandi amici no, non li ho. Conosco però tanti giovani che surfano come me e questo comunque me li fa sentire vicini». Neanche a dirlo la sua compagna fedele è la tavola da surf. Non una, almeno “sei” ne deve portare dietro in ogni gara, ognuna da usare a seconda delle onde e del vento, ognuna con peso, lunghezza, larghezza e curvature diverse, tutte fatte a mano da uno “shaper” specializzato che in Italia non esiste. Arrivano dalla Francia o dalla Spagna.. ©RIPRODUZIONE RISERVATA.